L’apertura ufficiale dell’Archivio Storico Orlando SMI è certamente una importante notizia per chiunque sia interessato alla storia d’Italia sia dal punto di vista politico sia da quello industriale. È altrettanto certo però che è solo il primo passo di un cammino che si preannuncia lungo e faticoso, ma indubbiamente affascinante.
L’iniziativa deriva dall’intesa tra il gruppo KME e l’Associazione Archivio Storico Orlando-SMI, la Onlus creata da numerosi discendenti della famiglia Orlando, con l’ausilio di alcuni ex dirigenti del gruppo SMI, per cercare di salvaguardare e promuovere l’immenso patrimonio di documenti e testimonianze di un secolo e mezzo di storia, non solo industriale, italiana.
La presentazione è avvenuta lo scorso 8 luglio con una manifestazione pubblica presso lo stabilimento KME di Fornaci di Barga, dove è fisicamente ospitato l’archivio in un capannone dedicato in quella che una volta era l’area di produzione dei superconduttori.

Dicevamo in apertura che siamo all’inizio di un percorso particolarmente impegnativo, ma l’impegno volontario della famiglia Orlando che ha voluto fortemente che l’iniziativa si avviasse è fisicamente testimoniato dai cimeli che accolgono il visitatore all’ingresso del capannone: si va dalla divisa garibaldina di Giuseppe Orlando nel corso della sua partecipazione all’Impresa dei Mille, alla pallottola che uccise Rosolino Pilo il 21 maggio 1860 nei pressi di Palermo (Rosolino Pilo è importante nella narrazione della famiglia Orlando in quanto il suo è l’unico nome che da allora viene introdotto talvolta fra i nominativi dei figli maschi che erano e restano Luigi, Giuseppe, Paolo e Salvatore). Ci sono poi una sciabola di Garibaldi, un necessaire da campagna militare e varie altre “memorabilia”. Non poteva mancare poi uno dei “poncho” del Generale.
Questa però è solamente una piccola introduzione “pop” al contenuto vero dell’Archivio, che contiene migliaia di documenti della storia ormai ultrasecolare della SMI – Società Metallurgica Italiana e delle sue articolazioni industriali.

Una vicenda imprenditoriale intrecciata strettamente come poche altre alla storia politica e industriale dell’Italia post-unitaria. Sarà infatti interessantissimo conoscere, se e quando i ricercatori avranno esaminato i documenti, le svolte di politica industriale che portarono i governi del primo decennio del XX secolo, la cosiddetta “età giolittiana”, a sancire la privatizzazione della fabbricazione di munizionamento in Italia,e che furono alla base dello sviluppo della SMI.
E che dire dello sviluppo, negli anni ‘30 soprattutto, di quello che oggi verrebbe chiamato “welfare aziendale”, con caratteristiche certamente di stampo paternalistico tipiche della cultura dell’epoca, ma con aspetti estremamente avanzati di tutela dei dipendenti e delle loro famiglie.
Sarebbe altresì interessante esplorare tutta la fase di riconversione al civile successivamente alla fine del secondo conflitto mondiale. Il confronto-scontro con la concorrenza dell’industria di stato dall’inizio degli anni ‘60 in poi; i tentativi, più o meno riusciti, di esplorare campi industriali innovativi come l’energia solare e i supercoduttori. Sono tutte vicende che sappiamo essere contenute nei verbali dei cda dell’epoca e che aspettano solo di essere valutati e interpretati dagli storici.
Non solo Garibaldi, Cavour, Mazzini dunque, ma anche e soprattutto oltre un secolo (dal 1876 al 1990) di iniziative, scelte industriali, sociali, culturali che hanno contribuito a costruire, nel bene e nel male, lo scheletro dello sviluppo dell’Italia.
Foto: in alto una sala dell’archivio, al centro l’ingresso della fabbrica a Fornaci; in basso la visita di Guglielmo Marconi (credits: Associazione Archivio Orlando Smi)