L’Europa dell’energia e la dipendenza dall’importazione

19 Paesi UE acquistano all’estero per oltre il 50% del fabbisogno

Dipendenza energetica. Brutto concetto, quello che, con l’aiuto di Open Polis e Eurostat, viene corroborato dai dati. In altre parole, il Vecchio Continente sotto il profilo energetico, può essere messo sotto scacco. Da nemici, ma anche dai propri alleati. In ogni caso, si tratta senz’altro di un’ipoteca molto grave all’indipendenza economico-politica di un territorio. Quanto misura la dipendenza, lo dimostrano i numeri.

Intanto, stando ai dati Eurostat, l’Unione Europea nel 2022 vedeva l’ammontare totale di energia lorda a 58.461 petajoule (  (il joule è l’unità di misura internazionale dell’energia, il peta è un suffisso P che moltiplica l’unità joule per 1015). Ciò che emerge da questo dato, come sottolinea Open Polis, è un calo rispetto all’anno precedente del 4,5%. In particolare, è diminuito il fabbisogno di gas naturale (-13,3%), per gli ovvi motivi geopolitici legati alla guerra russo-ucraina. Da sottolineare, come si vede sulla scheda di Open Polis, che il gas naturale resta la seconda fonte rispetto al mix energetico europeo. Al primo posto, petrolio e derivati.

Ma il conto vero che dà la dimensione della dipendenza energetica europea, è quello fra import ed export rispetto ai prodotti energetici. Alla voce export, infatti, corrisponde, sempre nel 2022, la cifra di quasi 18mila petajoule. Alla voce import, circa 54mila petajoule.  In altre parole, il continente registra un calo della produzione primaria di energia, al quale segue un incremento delle importazioni di prodotti energetici. Un aspetto che si riflette anche sull’indice di dipendenza energetica. A sottolineare le conseguenze, il dato della copertura energetica europea, che è al 62,5% soddisfatto dall’import. Sono ormai dieci anni in cui più della metà del fabbisogno energetico è soddisfatto dalle importazioni. Da segnalare anche un’altra cosa, ovvero che, se fino al 2019 la copertura energetica europea dipendeva per il 60% dalle importazioni, era calata fra il 2020 e il 2021 al 55,5%, per riprendere poi quota nel 2022.

Nel dettaglio, rimane molto alta la domanda europea di petrolio e suoi derivati ( 21.523 petajoule nel 2022) coperta per il 97, 7 % dalle importazioni. Anche le importazioni di gas naturale rimangono alte, coprendo il 97,6% della domanda (pari a  12.324 petajoule). L’import è meno pesante per quanto riguarda le fonti fossili solide (carbone per esempio), che però scontano un calo generale della domanda.

Infine, i Paesi della UE che mostrano importazioni nette di beni energetici per oltre il 50% del fabbisogno espresso sono 19. Ai primi posti, tre piccoli stati, Malta, Cipro e Lussemburgo, che coprono rispettivamente il fabbisogno interno energetico con l’importazione, per il 99, il 92, e il 91,3%. A seguire, i Paesi Bassi con l’80,3%, la Grecia, col 79,6% e l’Italia con il 79,2%. A esprimere in vece l’incidenza minore, la Romania, col 32,4%, la Svezia, col 26,8%, e l’Estonia, col 6,2%.

Se questo è il quadro, e la Cop29 assiste oggi al rush finale per trovare un accordo su quanto i paesi ricchi devono corrispondere ai Paesi poveri per aiutarli a ridurre le emissioni e adattarsi ai disastri climatici, l’aria che si respira in Europa non sembra andare esattamente nella direzione di acquisire indipendenza energetica magari puntando sulle energie sostenibili e rinnovabili. Infatti, è notizia recente che tre importanti aziende petrolifere hanno reso noto la loro volontà di ridimensionare gli investimenti in fonti energetiche rinnovabili. Una riduzione drastica, che, alla luce di quanto emerso circa la dipendenza energetica europea acquista un carattere inquietante, dal momento che, al netto della scarsissima presenza di petrolio in Europa, non va certo nella direzione di rendere il più possibile leggera la catena della dipendenza energetica. Ovviamente, senza prendere in considerazione la spada di Damocle del cambiamento climatico. Ma quella è un’altra storia.

Total
0
Condivisioni
Prec.
Dalla Regione Toscana 22 milioni alle cooperative socio-sanitarie

Dalla Regione Toscana 22 milioni alle cooperative socio-sanitarie

Un impegno in tre anni (fino al 2027) per salvaguardare il valore sociale delle

Succ.
25 Novembre: eventi, teatro, musica per dire no alla violenza sulle donne

25 Novembre: eventi, teatro, musica per dire no alla violenza sulle donne

Le iniziative della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza

You May Also Like
Total
0
Condividi