Salis di nuovo in aula in catene, si valuta un esposto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

13 mesi di detenzione preventiva, domiciliari negati, detenuta “pericolosa”
Iaria Salis in aula

Il caso di Ilaria Salis ,l’insegnante 39enne da 13 mesi in carcere a Budapest con l’accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra, che si è vista negare i domiciliari nella seconda udienza del processo a suo carico, continua a fare rumore  mediatico, anche per le reazioni internazionali e gli appelli del governo italiano.

La giovane donna, nonostante l’interessamento della premier Meloni, che, replicando alle accuse di non azione rivoltale dalla segretaria del Pd Elly Schlein, ebbe a dichiarare: “Lavoriamo affinché ai nostri connazionali venga garantito un trattamento di dignità e di rispetto, di giusto processo. Né io né Orbán possiamo intervenire nel giudizio che compete la magistratura e accade anche in altri Paesi occidentali che i detenuti vengano portati così in tribunale, non è un nostro costume, ma in diversi Stati sovrani succede”, è stata nuovamente condotta in aula  con mani e piedi incatenati, accompagnata da una guardia che la teneva con una catena legata all’addome. Troppo pesanti i capi d’accusa per la giustizia ungherese  per concederle i domiciliari, anche con il braccialetto elettronico, e per cambiare il suo status di detenuta pericolosa.

Ad assistere all’udienza erano presenti alcuni esponenti del Parlamento italiano, il responsabile esteri di Italia viva Ivan Scalfarotto, il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, la senatrice di Avs Ilaria Cucchi, l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, Sandra Zampa, segretaria del Pd al Senato e componente effettivo del Consiglio d’Europa e  la deputata M5S Stefania Ascari. Quest’ultima , da Bruxelles, ha commentato: “La decisione dei giudici ungheresi di negare i domiciliari a Ilaria Salis è gravissima e immotivata perché presa nonostante le garanzie di sicurezza fornite dai difensori e dalla famiglia di Ilaria”.

“I giudici hanno detto che persiste il pericolo di fuga, ma questa è un’assurdità, una pura fantasia sulla base della quale si condanna la nostra concittadina a rimanere un altro anno in carcere dopo 13 mesi di detenzione preventiva in condizioni disumane senta una sentenza definitiva – continua Ascari – Siamo di fronte a una gravissima violazione dello stato di diritto garantito dai regolamenti europei. A questo punto è necessario che il governo italiano intervenga diplomaticamente per porre fine a questa situazione kafkiana, dolorosa per Ilaria e umiliante per il nostro Paese”. 

Molto probabilmente verrà presentato un esposto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, motivato dal fatto che ciò che è accaduto alla Salis “è avvenuto in aula di giustizia di uno Stato aderente all’Ue che in virtù di questa sua adesione dovrebbe condividerne i principi fondanti, sebbene non sia nuovo a censure per violazioni dei diritti umani”. Accorate e amare le parole, a fine udienza, del padre di Ilaria, al Quirinale :”I ministri non hanno fatto niente”. Per Ilaria Salis previsto il ritorno in aula il 24 maggio prossimo.

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