Un museo nel museo: gli Uffizi aprono la sezione degli autoritratti

Nell’ala di ponente della Galleria 255 opere, da Taddeo Gaddi a Bill Viola

Profuma molto di contemporaneo la nuova sezione degli autoritratti inaugurata al primo piano dell’ala di ponente della Galleria degli Uffizi. Non tanto per il fatto che alla storica collezione creata nel 1600 dal cardinale Leopoldo de’ Medici e proseguita nel corso di più di 350 anni dai vari direttori delle Gallerie, si sono aggiunti alcuni dei massimi artisti viventi (Bill Viola, Anthony Gormley, Michelangelo Pistoletto, Fabrizio Plessi e Ai Wewei e, ultimissimo arrivo, Yan Pei Ming a cui Palazzo Strozzi ha dedicato una mostra). La contemporaneità sta soprattutto nel concetto che ha animato l’azione e la capacità realizzativa dell’attuale direttore Eike Schmidt, così corrispondente all’attuale spirito del mondo.

Fino al 2016 una minima parte di quelle che venivano considerate come immagini degne della seconda edizione delle Vite di Giorgio Vasari, il primo trattato moderno di storia dell’arte, era v isibile lungo il Corridoio vasariano, percorso delle meraviglie da Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti. Poi è arrivata la sentenza dei Vigili del fuoco: troppo legno e troppa tela infiammabile in un locale stretto ed esposto a sbalzi di temperatura e a guasti imprevedibili. Così, guardata con occhi nuovi, la collezione ha mostrato la sua vera natura: si tratta della più importante collezione di autoritratti del mondo, una specie di museo nel museo che racconta storie di arte, umanità, antropologia, costume (anche moda, interni, atteggiamenti psicologici).

E che museo nel museo diventi, si sono detti Schmidt e i suoi quando sono andati a frugare nei depositi mettendo insieme quasi 2mila opere fra le quali ne hanno scelte 255, mettendosi alla caccia di ulteriori acquisizioni e donazioni come si conviene a una delle prime gallerie del mondo. Il direttore ci aveva pensato poco dopo il suo arrivo visto che aveva acquistato all’asta l’autoritratto del pittore romano Michelangelo Cerquozzi al quale già il cardinale Leopoldo era interessato, ma si era dovuto trattenere perché gli avevano chiesto un sacco di soldi. “L’abbiamo acquistato per una cifra conveniente il che dimostra che vale la pena aspettare a comprare per spendere meno, anche 350 anni”, ha scherzato Schmidt con i giornalisti. Ad aiutarlo ci hanno pensato anche gli americani Friends of Uffizi Galleries donando l’autoritratto di John Francis Rigaud con moglie e figli in fasce e la famiglia Pritzker che ha offerto un finanziamento di un milione e mezzo di euro.

Una task force di esperti ha passato letteralmente ai raggi x i singoli quadri, scoprendo come era prevedibile tele taroccate e veri e propri falsi. Attenzione però: Leopoldo non era una sprovveduto e aveva già evitato diverse fregature, quando si era sparsa la voce che c’era un ricco prelato disposto a spendere grosse  somme di danaro per una merce assai rara.

Alla fine è stata allestita la prima selezione. Prima, perché è prevista una equa rotazione delle opere, soprattutto di quelle su carta per ragioni di conservazione, ma anche delle altre. Di sicuro resteranno fisse quelle che si era scelto Cosimo III, quando decise di esporle all’interno dei palazzi fra la fine del Seicento e del Settecento.

Si tratta perciò di un grande ritorno. Nelle dodici sale del nuovo percorso offerto ai visitatori, che si aggiunge agli altri in gran parte ristrutturati dalla creatività innovativa di Schmidt, si possono ammirare 600 anni di uomini e donne (la prima in ordine cronologico è la scultrice Anne Seymour Damer, 1778): si comincia dalla quattrocentesca  famiglia Gaddi per arrivare fino a ai più recenti. Passando, per citare alcuni dei più famosi:  da Andrea del Sarto, Federico Barocci, Luca Giordano, Rubens, Rembrandt, i napoletani De Mura e Solimena, ma anche Francesco Hayez, Eugène Delacroix, Arnold Böcklin, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Elisabeth Chaplin, Adolfo Wildt, Marino Marini. Ad accogliere i visitatori la statua del Collezionista mediceo da annoverare fra i grandi benefattori della Città di Firenze scolpita da Giovan Battista Foggini.

Con tutto ciò non abbiamo ancora spiegato perché l’operazione abbia  non solo a che vedere con la storia dell’arte e l’offerta di alta cultura ai turisti di tutto il mondo, con l’ingresso nelle gallerie di artisti di oggi e anche con i maestri del fumetto in una sezione temporaneamente a loro dedicata (54 autoritratti) grazie al progetto del Ministero della Cultura “Fumetti nei musei” e alla collaborazione avviata nel 2021 tra Gallerie e Lucca Comics & Games.

In un’epoca di attenzione al sé individuale visto da tutti i punti di vista, fisico e psicologico, e di esasperata autodocumentazione fotografica digitale dell’essere qui, ora e come, i volti degli artisti del passato sono una dichiarazione di orgogliosa umanità creativa e fattiva. Momenti di riflessione intima su se stessi. La firma di una vita di lavoro fatto soprattutto per creare bellezza per gli altri, chiunque essi siano. Un messaggio da tenere presente mentre si guardano negli occhi.

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