La battaglia per il diritto al capello bianco nel mondo del lavoro potrebbe essere il prossimo fronte per conquistare quella parità tra i sessi, o generi che dir si voglia, che dopo anni di intense lotte é ancora per molti versi lontana.
Le chiome canute sono venute prepotentemente alla ribalta nel mondo occidentale con il licenziamento della presentatrice canadese Lisa La Flamme cui al suo 58/mo compleanno la sua Tv non ha rinnovato il contratto a causa, si è detto, dei suoi capelli grigi, colore che sul fronte maschile non pone abitualmente problemi. E’ stata come una goccia che ha fatto travasare il vaso. Da sempre si sa che alla donna di carriera e non si preferisce abbinare l’immagine di una persona dall’aria giovane, senza traccia di quegli anni che per l’uomo si traducono invece come una preziosa testimonianza dell’esperienza acquisita.
Per personale esperienza – ho cominciato a incanutire quando ero ancora ventenne – so che la capigliatura bianca viene immediatamente associata alla vecchiaia e alle sue conseguenze. Che tu abbia le rughe o meno. Per pigrizia i miei capelli bianchi me li sono tenuti e ne sono felicissima: è stato come sventolare una bandiera non solo contro l’equazione chioma femminile canuta=vecchiaia ma anche contro un mondo dagli implacabili diktat che impongono di rimanere giovani a tutti i costi.
Ora, secondo un’inchiesta del Wall Street Journal, sono sempre più numerose le donne che grazie alla lotta per l’emancipazione hanno deciso di non mascherare più con tinture l’ingrigirsi delle loro chiome. Anche il Covid, ricorda il giornale, ha avuto un ruolo in questa svolta: chiuse in casa per mesi, senza parrucchieri a portata di mano, hanno deciso che stavano meglio così, più vicine a come si sentivano e soprattutto più autentiche.
Un passo che resta comunque coraggioso al di là del’Atlantico, dove far carriera o conservarla richiede un impegno costante. Una delle intervistate, un’alta dirigente di un’azienda informatica di 54 anni, spiega ad esempio che non intende rinunciare ai suoi colpi di sole da 120 dollari per non ricordare « che è la più vecchia dell’équipe » aumentando così le speranze che sia vicina alla pensione. Altre hanno rinunciato nel timore che, durante il telelavoro, sullo schermo si notassero i capelli bianchi, con grave rischi per promozioni o incarichi ambiti. Commenti uditi nei corridoi ne hanno scoraggiate molte altre : « con quei capelli avrà sufficiente energia per quell’incarico » mentre fioccavano prese in giro su « candidate dai capelli bianchi ».
Una 43/nne del Texas la pandemia ha dato il coraggio di non nascondere più la sua identità: si è tagliata i capelli corti e ha smesso di tingerli tra lo stupore dei colleghi che si chiedevano se fosse malata e depressa. « L’ho fatto a posta » ha invece risposto la giovane donna, soddisfatta del suo nuovo aspetto.
Secondo Joan W. Williams, direttrice di un centro dell’Università di California che si occupa del diritto al lavoro, non mascherare più le canizie « è rischioso ma al tempo stesso anche geniale. Secondo, Louise Pendry, dell’Università di Exeter, i timori che il capello bianco le svalorizzi sono fondati. La ricercatrice britannica si è proprio specializzata nelle discriminazioni sul luogo di lavoro legate all’età. A suo avviso già dalla più tenera età infatti i bambini farebbero loro lo stereotipo secondo cui chi é vecchio é anche incompetente. E già generalmente le donne, qualsiasi età abbiano, vengono ancora percepite come incompetenti. Secondo un suo studio poi se le donne non vedono alcun inconveniente ad assumere donne coi capelli grigi, gli uomini invece sarebbero più ricalcitranti.
Alla fin fine poi quello che importa è che ogni donna sua libera di fare dei suoi capelli quello che gli pare, senza tener conto dei diktat della società. Quello che conta é che piaccia a me, dovrebbe essere la divisa.
Foto: Christine Lagarde presidente della Bce