di Andrea Sani
La cosiddetta “esperienza di pre-morte” (chiamata in inglese Near-Death Experience,o più semplicemente NDE) è un fenomeno attestato nel corso di millenni praticamente in ogni civiltà. A partire dagli anni Settanta del secolo scorso, i casi di NDE sono però aumentati in modo considerevole, grazie allo sviluppo delle tecniche di rianimazione. Le testimonianze al riguardo hanno suscitato un dibattito fra medici, neurologi, psichiatri e filosofi della mente circa la loro controversa interpretazione.
Uno dei primi autori contemporanei a suscitare l’interesse dell’opinione pubblica per le NDE è lo statunitense Raymond Moody, con il suo libro del 1975 La vita oltre la vita. Al lavoro di Moody fanno seguito alcuni studi sul fenomeno condotti con una particolare attenzione all’obiettività scientifica, fra i quali si segnala un articolo pubblicato su una delle più autorevoli riviste mediche del mondo, “The Lancet”. Si tratta di un saggio dell’équipe olandese coordinata dal cardiologo Pim van Lommel, dal titolo Near-Death Experience in Survivors of Cardiac Arrest: a Prospective Study in the Netherlands (in “The Lancet”, 2001, vol. 358, pp. 2039-2045). L’articolo rappresenta uno studio approfondito su 344 pazienti rianimati – dopo arresto cardiaco – nelle unità coronariche di dieci ospedali olandesi. Di questi 344 pazienti, 62 (il 18% del totale) hanno avuto una NDE, e tutti erano clinicamente morti.
Quali sono le caratteristiche dei resoconti dei tanti testimoni che riferiscono esperienze di pre-morte, riportate nell’articolo di “The Lancet” e in altri analoghi lavori a carattere scientifico? In ciascun resoconto della NDE vi è la chiara consapevolezza di essere morti e il lucido convincimento che non si tratta di un sogno né di un’allucinazione. Molti riferiscono di aver visto il loro corpo dall’alto, disteso nel luogo di un incidente o in ospedale (quest’esperienza è detta OBE = Out of Body Experience). Un altro elemento comune a un certo numero di testimonianze relative alla NDE è poi il cosiddetto “tunnel oscuro” con un’uscita luminosa che parecchi dicono di aver attraversato dopo l’esperienza autoscopica. Alla fine del tunnel, alcuni descrivono una luce straordinaria e riferiscono di essersi trovati di fronte a una presenza luminosa e amorevole, identificata con Dio. Spesso il ritorno nel proprio corpo rappresenta un’esperienza dolorosa, perché si tratta di abbandonare una condizione particolarmente felice.
Le ipotesi avanzate dalla scienza per spiegare le NDE sono molteplici: alterazione del lobo temporale; allucinazioni di varia origine, per esempio da anossia (mancanza di ossigeno nel cervello), o da ipercarbia (alterazione da eccesso di diossido di carbonio), da iperventilazione, da ketamina (anestetico), o da endorfine (sostanze eccitanti emesse dal cervello dotate di proprietà simili a quelle della morfina), ecc.
Il limite di queste spiegazioni consiste nel fatto che i casi di NDE riferiti nell’articolo apparso su “The Lancet” e in altre fonti attendibili sul piano scientifico riguardano persone le cui funzioni cerebrali – sottoposte a monitoraggio – sono cessate, con elettroencefalogramma (EEG) piatto. In arresto cardiaco l’EEG diventa piatto, nella maggior parte dei casi, nel giro di 10 secondi dall’inizio della sincope. Dopo che si sono perse le funzioni cerebrali, subentra un periodo di circa 5 minuti durante il quale è possibile recuperare tali funzioni, se la circolazione sanguigna viene riattivata entro quel lasso di tempo; invece, se l’arresto cardiaco si prolunga, il danno diventa progressivamente irreversibile.
Durante una NDE alcuni pazienti, mentre il loro cervello aveva interrotto la sua attività elettrica, hanno visto dall’alto degli eventi relativi, per esempio, alla propria condizione in sala operatoria, descritti nei minimi dettagli e verificabili come realmente accaduti in base ai resoconti di chirurghi e infermieri. I sostenitori dello spiritualismo ne concludono che le ipotesi che attribuiscono a cause naturali le esperienze di pre-morte si dimostrano incapaci di fornire un’accettabile spiegazione del fenomeno.
I materialisti fanno però notare che, pure in presenza di un ECG piatto, possono essere ancora in funzione degli strati profondi del cervello, che consentirebbero comunque delle esperienze mentali su basi fisiche. Il fatto è che, però, ci sono dei casi inesplicabili anche se accettiamo quest’ultima ipotesi. Infatti, certi particolari riferiti dai pazienti non avrebbero potuto essere osservati dalla collocazione spaziale e nelle particolari circostanze in cui i pazienti stessi si trovavano. La discussione è dunque tuttora aperta.
Su questo argomento affascinante il 9 novembre del 2024, presso la Sala Maggiore del Palazzo Comunalea Pistoia, si svolgerà il Convegno Nazionale Tra morte e vita (NDE). Esperienze del limite: scienza, fede e cultura, organizzato dall’Associazione “9cento” e dalla “Fondazione Francis Bacon. Centro di storia e filosofia delle scienze e della cultura”, presieduta dal Professor Alessandro Pagnini.
Il convegno tratterà delle esperienze di premorte e di quelle extra-corporee in un’ottica multidisciplinare. La prima sessione, con inizio alle 9.15, esplorerà ambiti che vanno dalla religione alla metapsichica e all’antropologia (con riferimento ai resoconti di rapimenti estatici in un contesto himalayano e alla spiritualità dei popoli Nativi Americani). La seconda, con inizio alle 13.30, affronterà temi legati alla psicologia, alla filosofia, alla medicina e alle neuroscienze.
Vi parteciperanno teologi, filosofi, antropologi, psicologi, scrittori, specialisti in Rianimazione e Neurologia e fisici. Chiuderà i lavori Angela Ales Bello, Professore Emerito di Storia della Filosofia Contemporanea presso l’Università Lateranense di Roma e Presidente del Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche. Il Convegno, che sarà rivolto a un pubblico non soltanto specialistico, definirà l’attuale status questionis delle ricerche sulle NDE, nel confronto dialettico fra le varie opinioni e accogliendo contributi provenienti da diversi settori di ricerca.
In foto Angela Ales Bello