Mostra a Versailles: le passioni del re Luigi XV

La doppia natura del sovrano gaudente e timoroso di Dio

Parigi – Chi era Luigi XV ? una grandiosa mostra allestita nel Castello di Versailles cerca ora di familiarizzarci con il successore del  Re Sole, non tanto come monarca ma come persona facendoci ripercorrere via via la sua infanzia funestata dalle innumerevoli morti a corte, le sue passioni per la scienza, la botanica e l’architettura e il suo insaziabile amore per le donne e il suo gusto per l’arte rocaille che ne sarà per anni l’emblema.

Non a caso la mostra, che chiuderà il 19 febbraio, si intitola « Luigi XV, Passioni di un re ». E’ stata inaugurata proprio il giorno il cui il castello ha riaperto l’ appartamento di Madame du Barry, la sua ultima amante che il re, una volta rimasto  vedovo, nel 1770 aveva grandiosamente sistemato in 300mq al piano che si trovavano al quarto piano al di sopra  al suo quartier generale privato.

Una suite di una dozzina di vani che anni di restauro hanno riportato all’antico splendore. All’appartamento di Mme du Barry, che nonostante le sue origini modeste si doveva dimostrare donna di grande gusto e raffinatezza, avevano lavorato sotto la sua direzione una trentina di artigiani.  “Tutto brillava per voluttà, aveva constatato un visitatore quando l’appartamento era ormai considerato il centro della vita a corte, frequentato non solo da cortigiani ma anche da artisti e letterati”.

Il favore di Madame du Barry doveva poi  finire con la morte del re nel maggio del 1774 e il suo brusco allontanamento da parte di suo figlio e successore Luigi XVI. Dopo anni di abbandono, ora le stanze della favorita sono nuovamente visibili: dai saloni di apparato a le stanze più intime, come la biblioteca, la sala da pranzo e il bagno. Tutte, grazie al restauro, hanno ripreso l’impronta originale, con i classici stucchi dorati da una parte ma anche originali stucchi policromi che Madame du Barry prediligeva.

L’appartamento, al momento, è poco ammobiliato nonostante l’attiva ricerca del castello di Versailles di ritrovare i mobili originali. Sembrerebbe però che  i mobili della du Barry come quelli della precedente favorita, Madame de Pompadour, siano tra i più difficili (e i più cari) dell’ancien regime da ritrovare. L’appartamento comunque è l’unico in tutta Versailles ad avere conservato nei caminetti e nelle boiseries, i simboli della monarchia, i gigli e delle doppie L, che invece in tutto il resto del castello erano stati distrutti dai rivoluzionari nell’ottobre del 1793.

Dall’altro lato del visitatissimo castello, è quindi ora possibile scoprire « nell’intimo » il suo amante, il Luigi XV detto il « Beneamato ». Obiettivo della mostra, allestita in occasione del tricentenario del ritorno della corte a Versailles, è quello di cercare di illustrare « tutta la complessità dell’uomo dietro il monarca » grazie a 400  opere provenienti da tutto il mondo, molte delle quali mai viste in Francia.

L’esposizione, la prima a lui dedicata a Versailles dove era nato nel 1710,  si apre in modo spettacolare con il celebre Orologio astronomico progettato dall’orologiaio Claude-Siméon Passamant per il re. Inserito in una cassa di bronzo dorato di 2,5 metri in puro stile rocaille e sormontato da una sfera di cristallo, il meccanismo era nato per indicare le ore, i giorni, le settimane, i mesi e gli anni nonché le fasi lunari fino al 9999. Nella sfera di cristallo, un’altra sfera mobile raffigura le posizioni dei piantei in tempo reale secondo il sistema eliocentrico copernicano.
Il percorso si svolge poi prima di tutto secondo le principali tappe cronologiche della sua vita e poi per le sue passioni. Nella prima mostra che Versailles gli dedicò.

Luigi XV era salito al trono a cinque anni nel 1715, alla morte del Roi Soleil che era suo bisnonno. Era diventato il Dauphin a due anni, nel 1712, alla morte di suo padre il duca di Borgogna, e incoronato a Reims nel 1722. E’ allora che, finiti gli anni di reggenza del duc d’Orleans a Parigi, la corte e il governo fanno ritorno a Versailles. Durante il suo regno, durato oltre mezzo secolo, la Francia si consolida come modello europeo artistico e culturale mentre emerge la filosofia dei lumi.

Nella mostra che insiste sulla doppia natura del re come gaudente e timoroso di Dio, che oscilla tra la penitenza e l’ossessione della morte, retaggio di un’infanzia scandita dalle morti nella famiglia reale, e l’insaziabile interesse amoroso e l’entusiasmo per la caccia. Il suo interesse per la botanica e la sua gioia per il primo ananas nato nel suo giardino botanico, e quello per l’architettura  che si realizzerà con la costruzione a Parigi del Pantheon. Sotto il suo regno fioriscono le arti  con mobili stupefacenti come la commode della sua camera da letto a Versailles e preziose porcellane che decoravano la sua tavola.

La mostra, allestita in modo scenografico, sembra però riscostruire più un’epoca che il suo regno. I curatori infaffi hanno deciso di escludere dall’esposizione il suo ruolo di monarca privando così, mi sembra, la comprensione storica del personaggio.

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