Il pragmatismo ragionato di Jacques Delors, un grande dell’Europa

Padre dell’euro, dello spazio Schengen e del programma Erasmus

Jacques Delors, scomparso il 27 dicembre scorso all’età di 98 anni, sarà ricordato come uno dei « grandi » dell’Europa, come il padre dell’euro, dell’apertura delle frontiere all’interno dello spazio Schengen e per il programma di scambio di studi Erasmus.  Un grande passo avanti compiuti nei dieci anni della sua presidenza dela Commissione Europea (1985/95)  verso quella integrazione politica che riteneva essenziale perché il vecchio continente potesse far fronte alle sfide mondiali. Da cristiano sociale, Delors mirava in particolare a farne un nuovo stato sociale in grado di far barriera al neoliberalismo dilagante e auspicava per l’Europa una federazione di Stati-nazione rispettosa  delle diversità nazionali.

Da ex sindacalista, Delors, come ha ricordato « Le Monde », credeva in una società più umana  da costruire attraverso  « un pragmatismo ragionato «  , cioé una « politica contrattuale da raggiungere  il compromesso tra gruppi sociali illuminati ». In Francia questo politico che non ha mai tradito i suoi valori verrà anche ricordato per aver rinunciato nel 1994 a candidarsi per i socialisti alle presidenziali del 1995, una scelta che era stata percepita come una sorta di tradimento da parte della sinistra. (B.G.)

Pubblichiamo alcuni passaggi della prefazione che Jacques Delors scrisse nel 1994 per il volume “L’Unité d’un Homme – Entretiens avec Dominique Wolton” pubblicato dalle Edtitions Odile Jacob

“……Il compito del politico è quello di mettere in movimento la società per rendere i cittadini attori coscienti della loro storia. Rispondono all’appello che è stato loro lanciato, appello alla comprensione delle realtà cui sono confrontati, appello al loro senso di  responsabilità affinché partecipino alla vita della Nazione e alle avventure collettive che propone loro.
Sono queste, a mio avviso, le condizioni di successo per la Francia, per un paese che deve sormontare le paure che l’assalgono pur nella consapevolezza dei rischi del mondo che ci circonda.


Mi rendo conto, meglio di ogni altro, del fastidio  che provoca il discorso etichettato come « ragionevole », dominato da un leitmotiv : « Francesi, dovete adattarvi ai cambiamenti di ogni tipo, scientifici, geopolitici ». …Ma l’obiezione è giusta. « Adattarsi, ma a che scopo ? ».Solo l’affermazione dei valori che vogliamo preservare può fornire  una risposta convincente e coinvolgente. I miei non hanno subito alcun cambiamento fondamentale da quando mi sono impegnato nel sociale e nell’economico, e poi nella politica.

Questi valori rimangono ai miei occhi sempre ugualmente pertinenti quando si tratta di animare l’azione dei responsabili o mettere in movimento la società. E potrebbe essere considerati come troppo idealisti soltanto se la loro traduzione in termini politici dovesse essere realizzata ignorando il carico della Storia, le resistenze della natura umana e il carattere ineluttabile dei conflitti di interesse o del potere.

In questo caso non è così.  Per me, convincere non significa cercare di eliminare ad ogni costo, le inerzie o le incomprensioni . Cercare il consenso non significa occultare divergenze  di interessi o di concezioni.  Una nazione , però,  può prosperare e splendere solo, se i suoi cittadini , in alcuni frangenti e su alcuni problemi di carattere vitale, sono consapevoli che ciò che li unisce é più forte di ciò che li divide e che la posta in gioco è l’avvenire della Francia.

E per rassicurare una volta per tutte chi si intestardisce a limitare la vitalità del dibattito politico all’affermazione delle differenze, aggiungerei  che, al di là dello zoccolo comune che preconizzo, rimangono numerosi campi in cui le opposizioni possono affermarsi, maggioranze emergere in modo da arrivare a prendere democraticamente una decisione. E’ questa la superiorità del pluralismo politico su ogni altro sistema.

Certo, nella nostra storia, abbiamo conosciuto periodi in cui  la parte consensuale era ridotta quasi a zero a causa delle opposizioni di interesse o delle classi sociali accaparravano tutta la vita pubblica e tutto il campo sociale.

Con buona pace di tutti  (senza offesa per nessuno), oggi la situazione non è più quella.  La nostra democrazia, fattasi più sicura,  può marcare  un progresso decisivo  nella distinzione tra interessi vitali  del paese e gli interessi divergenti dei gruppi sociali. A vantaggio della sua lucidità, forza e qualità del dibattito.  E assicurando un miglior contributo alla ricerca di risposte soddisfacenti agli angoscianti interrogativi che pesano sulla nostra coesione sociale, dimensione essenziale per la salute morale e pubblica della nostra società.

Così, avviandoci sul cammino della fiducia ritrovata in noi stessi,  saremo meglio armati  ad affrontare i pericoli che  ci minacciano e che, dopo la fine della guerra fredda, hanno preso altri volti.  E nel mondo com’è attualmente, segnato da una crescente interindipendenza e dall’espansione dei grandi gruppi, è  la costruzione di un’Europa politicamente unita ad offrirci il modo più adatto per restare noi stessi , ambiziosi e al tempo stesso realisti, per la Francia. Ma anche per i valori di libertà , di solidarità e di responsabilità che,  strettamente associati,  costituisconi la base del progetto  che porto in me  da cinquanta anni…..” (traduzione di Benedetta Gentile).

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