Dal Sud l’impegno a colmare il distacco tra cultura e politica

Le conclusioni di Spini al VII convegno dell’Aici a Napoli

Tre giornate molto significative, che consentono al presidente dell’Aici Valdo Spini di affermare che il settimo appuntamento dell’Associazione che riunisce un generoso numero degli Istituti culturali italiani è stato un successo, sia dal punto di vista dei contenuti apportati al dibattito da tanti prestigiosi partecipanti, sia per i punti di arrivo segnati per riprendere un lavoro sempre più esteso, capillare e che riesce a trasmettere al governo centrale ispirazioni, sollecitazioni e visioni del futuro. Del resto, la struttura ideale delle tre giornate trascorse nella splendida cornice della sede della Fondazione Banco di Napoli e della Biblioteca Nazionale era già stata dipanata dal presidente Spini nell’intervento introduttivo della tre giorni. La conferenza ha ricevuto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

L’Aici, che vede ormai 150 soci distribuiti su tutto il territorio nazionale si è data una regola, ovvero che le sue conferenze nazionali si svolgano alternativamente in città del nord, del sud e del centro: la prima a Torino nel 2014, la seconda a Conversano nel 2015, la terza a Lucca nel 2016, e poi di nuovo al Nord, a Trieste nel 2017, a Ravello nel 2018, a Firenze nel 2019 e nei due anni di lockdown, in forma ridotta e parzialmente in remoto, nel 2020 a Milano e nel 2021 a Parma. Era dunque naturale, come spiegato da Spini, ripartire dal Sud, “da una città come Napoli, per il ruolo che svolge e che ha svolto nella cultura e nella società italiana”.

Il nucleo duro dell’appuntamento di quest’anno risiede già nel titolo “Le sfide degli anni ‘20”. Titolo che come ha spiegato Spini nel suo intervento introduttivo, è stato scelto “proprio per proiettare le nostre riflessioni nel futuro partendo da un’analisi critica del presente”.

Il contributo economico e sociale della cultura alla vita del paese costituisce ormai un fatto dimostrato e acclarato e fra tutti i documenti in proposito, il presidente cita “il rapporto di Federculture per il 2022 “Impresa Cultura”, denso di dati molto convincenti sul contributo del settore cultura all’economia nazionale”.

Ma la cultura non si misura solo con un metro economico, continua Spini. “Infatti, se facciamo nostra la definizione che dava Edgar Morin, cioè che “la cultura è l’insieme di abitudini, costumi, pratiche ,..saperi, regole…valori, miti che si perpetua di generazione in generazione” , cogliamo appieno i valori di identità e di coesione che, nella dialettica delle idee, la cultura rappresenta.

Allora dobbiamo dire che non è più tanto il concetto di cultura che cambia quanto gli strumenti e i modi di comunicazione della cultura stessa. Ciò avviene, per esempio, con la rivoluzione digitale di fronte a cui il nostro atteggiamento non è quello di utilizzare queste innovazioni per buttare via la “vecchia” cultura ma per riproporla in modo collegato all’attualità. Nuove e vecchie vie si incrociano e definiscono l’evoluzione delle idee, delle abitudini, dei saperi, definiscono valori. Quei valori umanistici, ambientali, di libertà, di giustizia e di solidarietà di cui la stessa politica oggi ha profondamente bisogno e che può trovare in un rapporto più stretto con la cultura”.

Le sfide sono tante e complesse, anche in questi anni’20 in cui il mondo è ancora “percorso dalle disuguaglianze e che stenta a trovare la strada del conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Onu per il 2030; un mondo esposto alle conseguenze del deterioramento dell’ambiente, in un ‘Europa in cui è tornata una guerra di aggressione di tipo novecentesco – quella della Russia contro l’Ucraina – ma in presenza di armi nucleari; in un mondo in cui le democrazie sono sfidate da regimi autocratici e in cui da tante parti sono conculcati i diritti civili. Pensiamo con grande solidarietà alle donne dell’Iran e dell’Afghanistan. Non dobbiamo dimenticarci dell’Africa che dopo avere conosciuto la piaga della siccità conseguente ai cambiamenti climatici, soffre oggi gli effetti della guerra in Europa in termini di approvvigionamento di beni alimentari di prima necessità”.

Cos’è la cultura dunque? “La cultura è visione critica del mondo, ricerca continua, individuazione e comunicazione di valori universali. È solo forti di questi valori e di questi principi che si possono affrontare gli enormi problemi del nostro periodo storico.

Di fronte alla complessità delle sfide del nostro tempo, c’è anche chi chiama in campo giustamente la cultura, denunciando la mancanza di un adeguato dibattito e magari di protagonisti in grado di animarlo. Lo stesso Cardinal Ravasi in un ‘intervista recente (QN 4 gennaio) rievocava i grandi del passato, Pasolini, Bobbio, padre Balducci, padre Turoldo lamentando la mancanza di personalità capaci di stimolare oggi questo dibattito. Ciascuno di noi probabilmente vorrebbe aggiungere o togliere questo o quel nome all’ elenco del Cardinal Ravasi che resta comunque molto significativo per lo spirito che lo anima..

Allora, come interpretare le linee di fondo delle problematiche in cui oggi ci troviamo e come affrontarle sul piano dei valori e dei principi, è un dovere morale e civile che la cultura italiana deve sentire come proprio”.

Continua Spini: “Mi viene in mente un episodio di tutt’altro genere. Nel 2008 la Regina Elisabetta II durante una sua visita alla London School of Economics a sorpresa formulò un interrogativo. Ma perché voi distinti economisti non siete stati in grado di prevedere la crisi finanziaria del 2007? Si riferiva in particolare al cosiddetto credit crunch, la stretta creditizia, che allora tormentava l’economia. Oggi, di fronte a tanti avvenimenti imprevisti, a cominciare dalla guerra in Europa, ci si può porre in un certo senso un interrogativo del genere, che va però presentato più alla politica che alla cultura. Perché non si è stati in grado di prevedere per tempo gli avvenimenti che in tutta la loro gravità si sono presentati di fronte a noi in questo secondo ventennio del XXI secolo?”.

La risposta è disarmante, perché evidente, anche se mai veramente, almeno finora, compresa: “In questi anni si è avuto un progressivo, pericoloso distacco tra politica e cultura. L’idea di un pragmatismo fine a sé stesso, di un tecnicismo non verificato in termini ideali e valoriali anche nei suoi aspetti geopolitici, si è rivelato di corto respiro e insoddisfacente, così come quello di pensare di rinchiudersi in confini meramente nazionalistici. Ma dall’altro lato anche la politica sprovvista di un orizzonte sufficientemente lungo da poter comprendere i grandi fenomeni di fondo che determinano quelli del giorno per giorno ha dimostrato tutti i suoi limiti”, è la risposta del presidente dell’Aici, che continua: “Oggi la necessità di ricostruire uno stretto rapporto tra cultura e politica è evidente. In questa assise culturale dobbiamo dirlo e sottolinearlo con l’intento di riaprire un dibattito veramente fecondo. Del resto “Politica e cultura” era il titolo di una non dimenticata opera di Norberto Bobbio, non a caso uno dei nomi fatti dallo stesso Cardinal Ravasi”.

Cultura è volontà di conoscenza di tutto quanto ci circonda, di quanto ci piace ma anche di quanto non ci piace, ma è anche ricerca del bello e del bene, in uno spirito di libertà e di democrazia. Dobbiamo quindi accogliere queste sfide che ci chiedono di non limitarci a coltivare lo spirito del passato, ma di cercare le vie del futuro con le nostre armi, quelle del pensiero critico, dello studio, della riflessione. Per aiutarci vicendevolmente in questo compito trent’anni fa è stata costituita l’Aici”.

Conclude Spini: “”In un momento talvolta di spaccature frontali e di radicali contrapposizioni, l’Aici rappresenta uno spazio insieme di pluralismo e di coesione. Sono le basi dell”allargamento a più di 150 soci e dell’intensificazione della nostra attività che possiamo salutare a trent’anni dalla costituzione dell’Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiane.”

Festa nella festa, l’Aici festeggia quest’anno i suoi trent’anni di vita e nell’occasione è stata preparata una pubblicazione che ne rievoca la storia, a cura di Andrea Mulas.

Foto: Valdo Spini

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