Bce e Mes: alla prova la capacità di governo del Centrodestra

Sono strumenti che funzionano se la politica ne accetta l’indipendenza
David SASSOLI – EP President meets with Christine LAGARDE, candidate for the position of ECB President

La situazione dell’Italia è nota a tutti. Abbiamo, come Stato, un alto indebitamento e sperimentiamo come economia in questa ultima fase un’alto tasso di inflazione. Che è leggermente al di sotto del livello europeo, 6,4 contro 7,1, ma pur sempre significativo specie se paragonato ai valori vicini allo zero con cui ci eravamo abituati nel recente passato.

Debito e inflazione per alcuni versi possono anche essere una situazione favorevole ma è evidente che le reazioni delle Istituzioni monetarie tendono a controbilanciare questo favore a supporto e difesa del mondo dei risparmiatori e come misura spiacevole ma necessaria per tenere sotto controllo il tasso di inflazione.

Tutto normale e tutto prevedibile. Ma veniamo alle reazioni del nostro mondo Istituzionale e del nostro Governo nazionale. Il “coro” contro la manovra della BCE impersonificata nella “gaffista” Lagarde è stato quasi unanime. Durissima la Meloni e quasi offensivo Salvini.In effetti non hanno minimamente accennato a una politica alternativa ma hanno farfugliato un po’ così, ad uso bar, una serie di critiche ai burocrati e finanzieri d’Europa. Insomma un ritorno al “prima”, quando non coprivano posizioni istituzionali e potevano scagliarsi contro tutto e tutti con la veemenza e l’incoerenza di chi non ha responsabilità. Una conferma per Salvini. Un passo indietro per Meloni.

Ma come aumentare i tassi di interesse per una inflazione da costi e tutti sanno, dall’esame di Economia Uno, che l’innalzamento dei tassi funziona, se funziona, solo nell’inflazione da domanda? E tutti a ripetere questa proposizione di teoria economica. In effetti così non è. L’inflazione è stata innescata dai costi energetici e alimentari per motivi diversi. Si è pensato in tutto il mondo che questa fosse la narrazione giusta e che in tempi brevi tutto sarebbe ritornato a posto. Ma così non è stato. Nel fenomeno inflazione da costi si è inserito il push da domanda innescato dagli accumuli monetari provocati dalle lunghe politiche di “quantitative easing” prima “anti crisi 2008” e quindi “anti crisi pandemica”. Inoltre ha cominciato ad inserirsi una subdola spinta profitti-prezzi causata dall’euforia generale in alcuni settori in crescita (primi fra tutti quelli legati al turismo e alla rendita immobiliare nelle città).

E quindi oggi ci troviamo ad affrontare una inflazione che non è più solo e principalmente esterna e da costi ma che ha forti connotati interni, da domanda e da spirale redditi-prezzi.In questa situazione il rialzo dei tassi di interesse, che è sempre una politica spiacevole e non gradita a tutti noi cultori della crescita economica, è sembrato rappresentare l’unico strumento in mano alle istituzioni per dare un colpo all’inflazione e per dare un segnale agli operatori economici che l’Europa non è la Turchia. E che quindi non accetta di subire in maniera passiva la crescita dei prezzi come una diavoleria mandata da chissà chi contro la sovranità del paese.

Sarebbe interessante capire la proposta alternativa del Governo su questo tema e in questa fase. Accettare l’inflazione e rischiare la crescita fuori controllo? Distaccarsi in maniera netta e forte dalle politiche monetarie degli Stati uniti? Per andare dove? Insomma è facile mettersi alla testa delle povere famiglie con un mutuo a tasso variabile da pagare ma per Governare ci vuole qualcosa in più. E questo qualcosa in più e in meglio  per ora resta molto nell’ombra.

Ma l’Italia che spara sulla Bce non bastava. Il popolo che ha votato il centrodestra vuole e richiede di più. Va bene seguire Draghi in molte politiche, ma qualcosa la vorrai lasciare agli antieuropeisti e ai sovranisti della prima ora. E qui viene in soccorso al centrodestra “duro” la vicenda del  MES. Il Meccanismo Europeo di Stabilità è il nemico numero uno dei sovranisti. Oggi si è molto modificato da quando fu usato per la prima volta per la crisi della Grecia. E non prevede più quella serie di passaggi vessatori con cui entrò in funzione nella drammatica vicenda greca. Ma ciononostante il MES viene interpretato dalla cultura antieuropeista come uno strumento di sottomissione dei paesi deboli da parte dei poteri forti dell’Europa. E’ una visione completamente artefatta che non corrisponde minimamente alla realtà fattuale. Per di più il MES non è uno strumento della UE ma è il frutto di un accordo fra alcuni paesi, fra cui l’Italia, per sostenere situazioni di momentanea difficoltà attraverso la messa a disposizione di fondi a basso costo e con condizionalità accettabili e da contrattare fra paesi sovrani.

Per di più con gli ultimi cambiamenti il MES è diventato anche un supporto al Fondo di risoluzione unico delle Banche europee come ulteriore strumento di aiuto delle Banche in caso di emergenza finanziaria. E quindi è diventato una Istituzione utile, flessibile e relativamente gestibile in termini di contrattazione fra paesi alla pari.  

Anche in questo caso la critica e l’avversione del Governo Italiano appare più come un bisogno di collocazione ideologica della destra sovranista piuttosto che di analisi fra costi e benefici di una istituzione. E’ certo che, allorquando si tratterà di passare ai voti, l’Italia farà la sua parte.

BCE e MES sono ovviamente strumenti della politica. Ma funzionano se la Politica ne accetta l’indipendenza e l’autonomia. Sono sempre criticabili nelle singole decisioni. E sono sottoposti certamente alla supremazia  dei Governi democraticamente eletti nella loro definizione istituzionale, nel loro funzionamento e nella scelta dei gruppi dirigenti chiamati a guidarli. Ma ciò che non deve essere fatto, pena l’indebolimento dell’Europa e del singolo stato nazionale, è la critica ideologica e lo svilimento istituzionale. Quello non conviene a nessuno. La debolezza istituzionale dell’Europa colpisce in primo luogo i paesi più deboli.

Sono certo che nel processo di avvicinamento e di apprendimento di Meloni, nostro Primo Ministro, alla figura e all’azione di Draghi è in qualche modo scritta la risposta alle esigenze del paese. E la risposta alle vicende della Bce e del Mes, che sono al centro della strategia economica e finanziaria dell’Europa, sono parte importante del percorso di questo Governo a guida Meloni nel prossimo futuro.

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