Firenze – In mezzo tra la A di Aglione e la Z di Zafferano c’è un intero territorio: quello della Val di Chiana e della Val d’Orcia, ornato da maestose rocche e stupendi borghi, da antiche pievi e folte selve, da romantiche strade e affascinanti piazze, da isolati casolari ed eleganti cipressi.
E’ il nuovo libro di Enrico Fiori ( insegnante, scrittore e Presidente delle Acli di Siena) Guida strana tra l’Orcia e la Chiana (edito da Sarnus Firenze )che ha per sottotitolo “Le terre del Brunello, del Nobile e del Pecorino” e che fa idealmente seguito al suo Il Chianti dalla A alla Z (2019).
Sfogliando queste pagine, simili a quelle di un dizionario ma assai più divertenti, scopriremo da dove passa la Via Francigena, in quali posti cercare il tartufo, come si cucinano i “pici”. E ancora storie di fortezze e cavalieri, costumi tradizionali e antiche rivalità, pietanze prelibate, un olio eccezionale e dei vini… da far girare la testa!
Cosa caratterizza e rende famosa la Val d’Orcia?
“La Val d’Orcia è una terra dove l’attività dell’uomo si sposa alla perfezione con le forme della natura dando così vita ad un paesaggio incantato: qui si possono ammirare tortuose strade bianche scortate da slanciati cipressi, campi di grano e di girasole che punteggiano la campagna, magnifici borghi carichi di storia, antichissime pievi e arcane abbazie in cui l’oscurità degli interni duella con la luce che filtra dalle lunghe vetrate e tanto altro ancora, dai tesori d’arte alle raffinatezze gastronomiche.
Non a caso dal 2004 il territorio dei Comuni di Castiglione d’Orcia, Montalcino, Pienza, Radicofani, San Quirico d’Orcia fa parte del Patrimonio dell’Umanità e sempre non a caso diversi poeti e scrittori si sono innamorati di questi luoghi. Uno per tutti: Mario Luzi”.
E la Val di Chiana?
“Siamo di fronte a luoghi unici e questo vale anche per la Val di Chiana; nel mio racconto mi sono concentrato su Montepulciano, Sinalunga, Torrita di Siena, Trequanda, i borghi che conosco di più e che esprimono al meglio il carattere toscano.
Questo spicchio di terra toscana vede un caleidoscopio di eccellenze: dalla maestosa razza chianina che offre tanta carne per la bistecca alla fiorentina, ai vini che spiccano per nobiltà ed eleganza; dalle bollenti acque termali, fonte di benessere, al grintoso olio, buono e profumato”.
Paesaggi mozzafiato ma anche un’atmosfera di serenità che invoglia allo slow tourism?
“Di paesaggi da capogiro ce ne sono tanti e qui c’è solo l’imbarazzo della scelta, ma questo angolo di Toscana potrebbe essere ribattezzato Toscana felix o Tuscanishyre proprio per l’atmosfera che si respira nel contemplare senza fretta la visione delle morbide colline, nell’assaporare con tranquillità un piatto tipico, nel degustare in santa pace un calice di vino … e che sia rosso mi raccomando!
In queste zone che sono quelle del Brunello di Montalcino, del Nobile di Montepulciano, dell’Orcia, del Pecorino di Pienza, tanto per citare alcune “specialità della casa”, tutto invoglia a muoversi lentamente, non per pigrizia ma per godersi in modo disteso le bellezze e le bontà della zona.
Qui si va piano, si fanno le cose con calma e ci si sposta anche lentamente: basti pensare al pellegrinaggio attraverso la via Francigena dove si cammina senza l’ansia di arrivare primi.
Proprio nella campagna intorno a San Quirico d’Orcia si trova la piccola cappella di Vitaleta, il cui nome deriverebbe proprio da “vita lieta“, quella che si vive da queste parti e a poca distanza si incontra anche il boschetto dei cipressini, ammirato e fotografato, tanto da essere usato in varie campagne pubblicitarie come un’icona destinata a suggerire l’idea di una vita serena e tranquilla”.
Queste località esprimono dunque appieno il fascino discreto della Toscana?
“Direi proprio di sì: qui non siamo di fronte al monumentale fasto di Firenze o alla stupefacente preziosità di Siena, tanto per fare qualche esempio, ma si rimane ammaliati dalla grazia e dall’armonia che si sprigionano da vetusti paesi e da dolci declivi, da imperiose rocche e da geometrici giardini.
Anche le leggende alimentano un alone di mistero: l’Abbazia di Sant’Antimo, vicino a Montalcino, reca la mano storica di Carlo Magno che l’avrebbe fondata, e, nel contempo, porta l’impronta fantastica del piccolo popolo delle fate che l’avrebbe innalzata in una sola notte.
La suggestione scaturisce anche dalle tante feste popolari dei paesi, dalle vicende di molti personaggi famosi che hanno visitato questi posti o che li hanno vissuti, dalle creazioni scaturite dalle sapienti mani di numerosi artigiani”.
Questo fascino lo ritroviamo ad esempio percorrendo la Francigena?
“Il cammino ha sempre esercitato un richiamo particolare sull’uomo che si lancia in questa avventura per svariati motivi: per esplorare, per conoscere, per curiosare.
Sulla Francigena si camminava (e si cammina ancora adesso) essenzialmente per pregare, perché si era convinti che percorrendo quel tratto di strada che dalla terra dei Franchi conduceva fino a Roma, si sarebbe più facilmente guadagnato il Paradiso.
Così per secoli su questo sentiero (o meglio, su questo fascio di sentieri) hanno marciato santi e peccatori, artisti e mercanti: il flusso dei pellegrini toccò l’apice tra il Duecento e il Trecento, ma in realtà non si é mai interrotto e ancora oggi percorrendo questa strada si trovano tantissime persone attirate da un percorso che, anche qui non per caso, é stato dichiarato Itinerario Culturale d’Europa”.
Una domanda di rito: come è nato questo libro che fa seguito a quello sul Chianti?
“Sono nato a Caprese Michelangelo, nella Valtiberina toscana, ai confini con l’Umbria, e ormai da molti anni vivo a Castelnuovo Berardenga, nel Chianti senese ed entrambe questi territori sono bellissimi.
Ma devo anche riconoscere che la Val d’Orcia e la Val di Chiana sono contrade davvero straordinarie e meritano di essere raccontate seguendo (forse sarebbe meglio dire: inseguendo) usi, costumi, tradizioni, folklore.
Una sera, quando il mio amico Gianni di Milano, di fronte alla magnifica visione del Tempio di San Biagio a Montepulciano, mi disse: “Che meraviglia! Questo è il Paradiso!“, è stato allora che ho capito che dovevo assolutamente parlare di questi luoghi.
Ed é così che é nato questo libro”.
Perché per descrivere i vari aspetti di questo territorio ha scelto l’ordine alfabetico?
“Un po’ di tempo fa ho letto fa Provenza dalla A alla Z di Peter Mayle, uno scrittore inglese che, appassionato di questa regione francese, ha pensato di descriverla non seguendo un itinerario geografico, ma un percorso letterario, mettendo insieme, lettera per lettera, argomenti tra i più disparati.L’idea mi è piaciuta e ho pensato di riproporla nel mio libro Il Chianti dalla A alla Z, dove ho provato a narrare le meraviglie chiantigiane seguendo l’ordine alfabetico: insomma, è un’idea che trovo interessante.Ed è il motivo perché l’ho chiamata “guida strana”: volevo raccontare un territorio in modo diverso, da un’angolazione differente rispetto a quella di tante altre guide più tradizionali, tutte molto belle e molto valide, con percorsi spaziali dettagliati e con indici particolareggiati.
Io, invece, cercando di costruire una sorta di dizionario non ho messo nemmeno un indice, lasciando al lettore la libertà di leggere, saltando dalla A di Abbadia a Sicille alla Z di zafferano, passando per la G di Ghino di Tacco o tornando indietro fino alla B di Bravio delle Botti e poi di nuovo spostandosi alla P di pici. Buona lettura!”.