Siria, i profughi trovano rifugio fra le rovine archeologiche

Parigi – Il tempio dedicato a Zeus era stato costruito nel II secolo d.C. a Baqhira per accogliere i pellegrini che viaggiavano in quell’area della Siria settentrionale. Dopo quasi due millenni le sue rovine continuano a dare riparo, oggi non più a pellegrini ma a profughi siriani che la guerra ha privato di un tetto.

Dovendo scegliere tra gli affollatissimi campi che si addossano a perdita di vista al confine con la Turchia,  molti profughi, scrive oggi Le Figaro, hanno deciso di trovare rifugio nella vicina area archeologica, ricca di vestigia romane e bizantine ben conservate. «Ho scelto le rovine del tempio per la sua calma, lontananza dai luoghi affollati e pieni di malattie », ha spiegato Abdelaziz Hassan, un padre di tre figli che ha istallato la sua tenda nelle rovine del tempio e steso una corda tra due colonne per poter stendere i panni.

Un pannello solare fornisce l’elettricità. Una vita forse più calma ma non scevra di pericoli, con serpenti e scorpioni velenosi che quotidianamente mettono a rischio la vita della famiglia di Hassan i cui figli devono fare a piedi un chilometro e mezzo per raggiungere la scuola. «Ci siamo abituati a  questo posto e del resto dove potremmo andare ?» ha dichiarato Hassan che , come le altre persone che hanno trovato rifugio tra le rovine, hanno fatto orecchie da mercante alle sollecitazioni dei responsabili dell’area archeologica di andarsene al più prest

E’ ormai un anno che vive lì . Era fuggito con la famiglia dai bombardamenti del regime di Assad e dell’alleato russo sulla provincia di Idlab che hanno fato un milione di profughi.  Come Hassan altri siriani hanno scelto di evitare i campi profughi e di rifugiarsi tra le numerose rovine di quest’area che è figura classificata dall’Unesco tra i patrimoni mondiali dell’umanità.

Il nord ovest del paese ospita una quarantina di villaggi costruiti tra il II e il VII secolo e sono un’importante testimonianza del passaggio dal mondo romano al cristianesimo bizantino.  Cisterne, vecchie case e terme nonché alcune chiese permettono di farsi un’idea del passato anche perché le rovine dell’area di Baqhira sono ben conservate.  La presenza dei profughi scoraggerà forse le incursioni dei saccheggiatori che stanno approfittando della guerra per portare via dai siti archeologici tutto ciò che può essere rimosso e alimentare così il fiorente mercato illegale di opere d’arte trafugate non solo in Siria ma in tutto il vicino Medio Oriente.

 

 

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