E’ la più vecchia abitudine del mondo e, al contempo, la più nuova. Invece di buttare gli oggetti, li ripari e li riusi. Lo stesso oggetto e non quanto dell’oggetto, una volta buttato, si può recuperare e riutilizzare in altra forma. Non si butta e si ricicla ma è diverso: si riusa l’oggetto stesso. E’ il vero passo avanti nella transizione ecologica, quello fondamentale, pur senza niente sottrarre a tutti gli altri comandamenti della politica dell’economia circolare, è convinta ZeroWaste, l’associazione internazionale che punta ai rifiuti zero.
Come dichiara il presidente nazionale di Zero Waste Italia, il toscano maestro elementare Rossano Ercolini che, insieme all’intera associazione, lavora per diffondere notizie sulle realtà già esistenti che usano questa pratica, non solo all’estero dove sono più diffuse ma non poche anche disseminate sull’intero territorio italiano, e di incentivarne di nuove. “Il riuso – spiega il presidente – è il passaggio che la Ue non ritiene un’utopia, ma il più importante passo nel cammino verso l’economia circolare. Spiega: “Non bastano le pur virtuose politiche di riciclaggio che tuttavia vanno implementate e diffuse sempre di più. Benissimo, continuiamo a riciclare e reimpiegare in altri manufatti per esempio carta e metalli estratti, invece che da una foresta o da una miniera, da un oggetto buttato, ma qui siamo a un passaggio ulteriore. Nel riuso non si tratta tanto di recuperare materie prime dagli oggetti usati e buttati, facendole diventare così materie prime seconde, evitando il consumo fino all’esaurimento delle materie prime e combattendo l’inquinamento prodotto dalla loro estrazione. Qui non si tratta solo di recupero dei materiali ed evitare lo spreco di materie prime ma di eliminare non solo l’inquinamento derivato dal loro approvvigionamento ma anche quello industriale, dando ai prodotti tal quali un nuovo ciclo di vita”.
Tanto che Zero Waste Italia, a Capannori, la cittadina in provincia di Lucca che Ercolini ricorda essere “ la capitale dei rifiuti zero in Italia” e dove lui stesso è direttore del Centro di ricerca rifiuti zero, ha organizzato, in collaborazione con il Comune a fine dello scorso settembre, il “Re – Festival”: una due giorni di festa, pratica e conoscenza dedicati alla promozione del recupero e riuso cui hanno partecipato i principali Centri di questa pratica sparpagliati sul territorio nazionale e che operano con piccole ma anche medie realtà lavorando alacremente ma spesso ancora poco conosciute dal grande pubblico.
L’iniziativa, spiegano ancora a Zero Waste Italia, rientra nel più vasto progetto dell’Europa, dove in molti paesi il riuso è assai più praticato di qui, che comunque si propone, a livello istituzionale comunitario, di promuoverlo ulteriormente e di farne un’usuale pratica di larga diffusione”. Il progetto si chiama “Communities Go Circular”, le comunità praticano al circolarità, e Zero Waste Italia ha vinto il diritto a partecipare insieme a altre associazioni della Slovenia e della Croazia. Coordinatrici del progetto in Italia, Laura Lo Presti e Francesca Ferri. Convinto dell’importanza dell’obiettivo anche l’assessore all’ambiente di Capannori, Giordano Del Chiaro: “Il riuso è uno dei temi centrali che la nostra amministrazione sta portando avanti nel campo delle politiche ambientali, tanto che, nell’ambito di Reusemed, il progetto finanziato dall’Unione Europea con il Programma ENI CBC Med di cui Capannori fa parte, abbiamo dato vita al Sistema municipale del riuso con l’obiettivo di incoraggiare il riutilizzo e la riparazione di oggetti e di mettere in rete e valorizzare le varie realtà del riuso già presenti sul territorio, favorendone la nascita di altre”.
Dalla Toscana, alla fine dell’iniziativa di Capannori, è partita anche, per iniziativa di Zero Waste a livello nazionale, la cosiddetta “Pedalata verso Roma”. Un gruppo di attivisti di tutta Italia, appartenenti all’associazione Zero Waste Italia hanno pedalato in sella alle loro biciclette elettriche alla volta Roma per consegnare alla Commissione ambiente della Camera oltre 30 mila firme (30.152) raccolte sotto la petizione “Basta rottamare!” che propone l’intervento del governo con incentivi e una normativa chiara sull’attività di riparazione e riuso. “Nella pratica del riuso ci sono anche aspetti ecologici normativi e politici istituzionali”, rivendica Ercolini che spiega: “Noi chiediamo al governo di guardare al modello svedese dove dal gennaio 2017 esiste una normativa nazionale. Se tu certifichi che hai riparato scarpe, abiti, elettrodomestici, mobili, ottieni uno sgravio che va dal 15 al 20 per cento. La normativa svedese prevede anche incentivi per aprire centri commerciali che vendano solo beni usati. Lì il riuso ha un’ assoluta dignità economica e non solo valore civile o ecologico. Ma anche in Francia la recente legge anti spreco, che è rivolta sopratutto alla plastica e tra l’altro vieta imballaggi che non contengano meno di un chilo e mezzo come anche le arance o le banane in fette, prevede anche 154 milioni per incentivare il riuso dal 2023 al 2028.”.
Oltretutto la pratica darebbe lavoro. Il presidente di Zero Waste Italia cita a questo proposito “l’indagine fatta dal ministero dell’ ambiente nel 2015 insieme all’agenzia Occhio del riciclone che aveva censito 90 mila possibili posti di lavoro nel campo della riparazione e del riuso, già senza leggi del governo. Dunque il lavoro delle riparazioni e del riuso ha un potenziale indotto maggiore di quello dell’automobile”. Qualcosa, non poco, si è già mosso, ora l’obiettivo è crescere, come esorta l’Europa. Per questo, però, secondo ZeroWaste ben vengano pure la buona volontà come l’iniziativa e l’operosità individuali o delle singole comunità, ma bisogna anche strutturare la pratica attraverso l’intervento pubblico: con norme, incentivi, regole come per tutte le altre attività imprenditoriali e commerciali. Sottolinea Ercolini: “La cultura del riuso esiste da sempre nella cultura anglosassone, molto meno da noi dove soprattutto dal dopoguerra abbiamo buttato via molto. Ma adesso sta ripartendo, specie tra i giovani a cui piace e sono propensi a passare dal modello dell’economia lineare a quello circolare, fondamentale per non continuare a consumare, dissipare e inquinare.Adesso si torna a riusare ciò che possiamo” , conclude Ercolini dichiarando che “è più bello riparare che riciclare. Basta Black Friday della rottamazione con incentivo a ricomprare un oggetto nuovo e buttare il vecchio. Oltretutto molti dei dispositivi attuali hanno bisogno di materie prime rare o complicate come i metalli critici che l’Europa e altri paesi non hanno e la corsa al loro approvvigionamento comporta, come abbiamo verificato, il rischio di scontri violenti”.
Per conoscere la vasta mappa della riparazione e il riuso in tutta Italia: https://www.erreallaterza.it.
Immagine di https://circularity.com/riuso-prodotti/