Lui l’avrebbe solo benedetta, a più riprese in altrettante interviste. Ma non vuole che si dica sia stato il grande mediatore, che sarebbero altri. Chissà magari qualcuno di questi abili tessitori, con capacità diplomatiche paragonabili a quelle dei gesuiti del ‘500 alla corte dei Ming, ce li ritroveremo tra i grandi o medi fornitori di questa promettente filiera che parte dalla Cina e arriva a Gavassa o viceversa.
L’ex Presidente Ue ed ex Premier italiano Romano Prodi ha comunque fatto sentire la sua vicinanza, grazie ai media, all’operazione mista occhi a mandorla e stelle e strisce, che già entro il 2023 dovrebbe sfornare bolidi elettrici per ricconi non solo cinesi. Che, detta così, sembrerebbe un’operazione di vertice imprenditoriale ma che invece dovrebbe far nascere un mega Centro di ricerca sul campo e dar da mangiare almeno a mille bocche lavoratrici in più. Parlando addirittura di “rivincita di Reggio sui Ducati”.
Il polo reggiano della joint venture Silk-Faw, operazione da un miliardo e 300mila euro su un terreno di oltre 300mila mq, darà infatti filo da torcere, almeno sulla carta, a tutti i campioni di comprovata storia quali Ferrari, Ducati, Pagani, Maserati, Lamborghni e Dallara. Anche perché se tanto ci dà tanto, così come accade per le altre ditte cinesi, il Governo sinico potrebbe iniettare sul progetto del veicolo da mille e una notte, continui capitali freschi in barba alle regole della libera concorrenza e del mercato, così come sommamente temuto dall’Unione europea.
I punti interrogativi, di natura tecnica ed economica, che pendono su questa annunciata impresa sino-americana scodella avveniristici hypercar sono dunque ancora diversi com’è fisiologico che sia e saranno probabilmente sciolti strada facendo (è il caso di dirlo). Uno fra tutti l’impatto sul restante tessuto sociale della Hongqui, letteralmente Bandiera rossa (come per primo ha svelato la nostra testata), che tornerà a sventolare, anzi questa volta a sfrecciare nonostante le Feste dell’Unità siano mutate da tempo.