C’è chi dice che senza Stefano Landi il basket a Reggio non sarebbe mai decollato. C’è chi dice anche che senza Max Menetti il basket a Reggio sarebbe sprofondato in abissi dai quali non si sarebbe mai risollevato. E dire che sembra ancora dietro l’angolo la terribile e travagliata stagione 2010/11 della Pallacanestro Reggiana, quella iniziata con una scommessa – il debuttante Piero Coen – e chiusa con l’arrivo a tempo di record di Fabrizio Frates nel tentativo di salvare Reggio Emilia dal baratro della serie B. Salvezza che, come tutti sapranno, fu ottenuta all’ultima giornata grazie ad una sorprendente rimonta pilotata dall’uomo che attualmente siede sulla panchina biancorossa: 4 vittorie nelle ultime 5 gare diedero infatti inizio alla straordinaria avventura di coach Menetti alla guida di quella Trenkwalder che oggi – a suon di vittorie e grandi prestazioni – continua a stupire l’intero panorama del basket italiano.
La storia reggiana del coach di Palmanova è stata una girandola di sali e scendi: dopo le esperienze prima nel settore giovanile e poi come vice, si ritrova capo allenatore nella stagione 2006/07 (serie A) quando il pessimo avvio di stagione porta all’esonero di coach Pasquali, il primo della gestione Landi ad essere sollevato dal proprio incarico. Dopo la parentesi Montegranaro, il ritorno a Reggio lo porta ad avere in mano le sorti di un’altra stagione stregata con il mentore Frates costretto a lasciare subito il campo al proprio allievo dopo una delicata operazione ai reni. Da quel momento in poi, però, Menetti inizia a togliersi una soddisfazione dietro l’altra e dopo una salvezza ottenuta in extremis trascina Reggio ad una fantastica promozione in serie A dominando la stagione dall’inizio alla fine e riconsegnando la città al palcoscenico che merita. La storia attuale, poi, è sotto gli occhi di tutti e se le tre sconfitte iniziali avevano fatto storcere il naso ai più circa la sua tenuta gestionale in un campionato di categoria superiore, la perentoria reazione della squadra ha messo a tacere tutte quelle chiacchiere da oratorio che presagivano l’ennesima stagione di sofferenza e ridato al tecnico friulano l’appellativo di trascinatore indiscusso anche in questa stagione.
Ora Menetti ha per mano una squadra tosta e di carattere, semmai non dotata di grande talento – ad eccezione di Taylor – ma che fa del collettivo la sua arma migliore e che costruisce le proprie vittorie partendo dalla fase difensiva. Reggio Emilia è attualmente la seconda miglior difesa del campionato – con 65.9 punti di media concessi a partita – ed in un campionato della massima serie il dato non può essere solo frutto di spiccate doti individuali di qualche singolo ma cela dietro di sé il minuzioso lavoro svolto da un coach competente ed affidabile che, in meno di due anni, ha portato la Pallacanestro Reggiana dall’ultimo posto della Legadue all’attuale quinto in serie A che vale l’accesso ai play-off scudetto. Calibri quali Milano e Bologna, d’altronde, già ne sanno qualcosa. Fino a che punto può arrivare questa Trenkwalder, ad oggi, non possiamo dirlo ma certamente i biancorossi hanno riportato in città l’entusiasmo e la passione delle quali il calcio ha poco a poco svuotato. Che sia merito di Landi, di Menetti o di qualsiasi altro questo poco importa. Reggio, adesso, può finalmente sognare in grande.