Libri: Nicola Coccia, Masso delle Fate, la strage dimenticata

Firenze – Ripercorrere la storia di Firenze, negli anni bui del secolo scorso, dal periodo fascista fino alla Liberazione e oltre. Sorprendere dei giovani, poi diventati personaggi che hanno lasciato un segno tangibile nel mondo artistico e intellettuale, a organizzare pericolosi sabotaggi in nome della libertà, mettendo in gioco le proprie vite. “Strage al Masso delle Fate” il libro di Nicola Coccia, Edizioni ETS, è il racconto, talvolta inedito, di quel periodo storico, attraverso le vicende di chi le aveva vissute in prima persona. Come gli artisti Ottone Rosai ed Enzo Faraoni, o scrittori e poeti come Bogardo Buricchi e tanti altri giovanissimi che non hanno visto la maturità, uccisi a Villa Triste dopo torture oppure morti durante azioni armate contro i fascisti.

Nicola Coccia come è nata l’idea del libro?

La vicenda mi colpì mentre Enzo Faraoni me la raccontava, a grandi linee, per la prima volta. Rimasi ancora più stupito quando mi accorsi che a Firenze nessuno ne parlava e pochi, pochissimi la conoscevano. Era scomparsa nella nebbia dei magazzini della memoria. Ma per me non è giusto dimenticare, soprattutto per coloro che hanno perso la vita, che sono rimasti feriti o che hanno sofferto, per consegnarci un paese libero. Per questo mi sono messo al lavoro. Ho frugato negli archivi. Ho cercato i testimoni”.

Il libro fa conoscere la Firenze intellettuale e artistica degli anni che precedono la seconda guerra mondiale e anche quella successiva alla Liberazione…

Strage al Masso delle Fate è un viaggio nella Firenze degli anni Trenta e Quaranta. È un viaggio in un’epoca piena di giovani che diventeranno i protagonisti dell’arte del nostro dopoguerra. Studenti che imparavano il “mestiere” da maestri straordinari, come succedeva nelle botteghe ai tempi dei Medici. Alle grandi manifestazioni come la Biennale di Venezia o la Quadriennale partecipavano i maestri, ma anche i loro allievi”.

Alcuni artisti, le loro vite, li ha conosciuti personalmente…

Ho incontrato Enzo Faraoni nel 1997. Sono stato nel suo studio, nella sua casa. Con lui ho intessuto un rapporto che è durato quasi 25 anni. E durante questo quarto di secolo l’ho intervistato una ventina di volte. È stata la mia guida in questa vicenda. Ho conosciuto, per esempio, Venturino Venturi. Sono stato più di una volta nella sua casa studio, a Loro Ciuffenna, oggi casa museo. Ho partecipato nell’abbazia di Vallombrosa, dove ci sono molte sue opere, al pranzo per i suoi 80 anni. C’erano i monaci e alcuni suoi amici, fra cui Mario Luzi. Abbiamo mangiato nel refettorio davanti all’Ultima cena che aveva dipinto. Venturino era un credente. Disegnava una linea verticale. E diceva: “Questa è la preghiera. Va in alto, verso il cielo, anche quando hai il capo chino”. Ho conosciuto Marcello Guasti che si è sposato a 90 anni. Nello studio custodiva la riproduzione di un teschio nero, per tenere lontana la morte…”.

Nel libro racconta la strage al Masso delle Fate in modo minuzioso e preciso. Come l’ha potuta ricostruire?

Prima di tutto attraverso il racconto di Enzo Faraoni. Poi ho rintracciato gli altri partigiani superstiti e tutti hanno aggiunto un particolare, un dettaglio, un’impressione. Ma soprattutto hanno raccontato la loro storia. Perché erano lì, quella sera del 10 giugno 1944”.

Quando ha iniziato la sua ricerca per scrivere questo libro avrebbe immaginato di arrivare a scoprire un documento inedito?

No. È stato proprio il ritrovamento di questo documento all’Archivio Centrale dello Stato a spingermi a renderlo pubblico e quindi a finire il libro. Senza il coraggio di questi partigiani, quattro dei quali hanno pagato con la vita, la guerra sarebbe stata sicuramente rallentata. Tedeschi e fascisti avrebbero usato le 160 tonnellate di tritolo per distruggere ponti, strade, case. Molte persone avrebbero perso la vita. E la Nobel, la fabbrica di esplosivi di Carmignano, avrebbe continuato a produrre dinamite, cioè morte”.

il libro presentato il 15 febbraio a Prato…

Farsettiarte ha organizzato la presentazione del libro e per l’occasione una esposizione di opere di Rosai e Faraoni. Presenti  l’assessore alla cultura Simone Mangani e il critico d’arte Marco Fagioli”.

Che ruolo ha avuto Rosai in questa vicenda?

Molto importante perché nel suo studio in via San Leonardo e poi nella sua casa di via dei Benci ha ospitato, rifocillato, sostenuto partigiani e gappisti rischiando la vita ogni giorno, insieme alla moglie Francesca.”

A cosa sta lavorando?

A un’altra incredibile storia della Resistenza”.

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