Firenze – La nota congiunturale dell’Irpet (18/2023) circa la dinamica dei flussi turistici (da gennaio a maggio) in regione, avvalora alcune aspettative positive che erano state ipotizzate nel Rapporto annuale. Si registra infatti una crescita delle presenze rispetto allo stesso periodo del 2022, pari a +23,1%, trainata dalla componente internazionale (+45,2%) perlpiù extraeuropea, in crescita dell’88,4%. Non si è dunque ancora colmata la differenza complessiva rispetto ai primi 5 mesi del 2019, tuttavia essa tende a ridursi, giungendo a fine maggio intorno al -9%.
D’altro canto, i dati emersi giustifcano anche il persistere dei dubbi, già avanzati nel Rapporto annuale, che danno per molto difficile raggiungere i dati prepandemici del 2019. Nel corso dei mesi infatti la crescita tendenziale delle presenze turistiche tende a rallentare, in particolare per quanto riguarda il mercato nazionale. I curatori della nota, Enrico Conti e Massimo Donati, sottolineano che tra gennaio e maggio del 2023, le presenze italiane aumentano di solo 2,2 punti percentuali e restano lontane dai livelli osservati nello stesso periodo prima della crisi pandemica (-13%). C’è poi la diminuzione registrata a maggio scorso delle presenza italiane, che rispetto allo stesso mese del 2022 un calo del -15,8%, calo attribuibile tuttavia, almeno in parte, alle dinamiche meteo del periodo.
Andando ad esaminare la crescita, il dato più rilevante è la crescita della componente straniera e non europea, protagonista e traino per i dati positivi dei primi 5 mesi del 2023: la compnente staniera infatti cresce del 45,2%, come annitato poo sopra, e le nazionalità non europee rappresentanto l’88,4%.
Tuttavia, ciò non influenza la differenza che permane sui flussi da alcuni mercati extraeuropei, in particolare dalla Cina, dove il calo è -77% rispetto al 2019, ma anche le presenze dal Giappone sono fortemente deficitarie rispetto al 2019, attestanosi su -75,6% dei turisti nipponici. L’India invece ha già recuperato per lamisura di tre quarti ripsetto al divario col 2019, attestandosi a -26% di presenze. “Appare dunque chiaro – si legge nella nota congiunturale dell’Irpet – come alle ragioni sanitarie e logistiche che rendono difficile ripristinare pienamente i canali commerciali, si aggiungano e si mescolino ragioni culturali e geopolitiche, a condizionare una ripresa che su alcuni mercati rilevanti potrebbe essere più lenta del previsto, nonostante le aspettative positive per l’autunno in particolare per il mercato cinese. Il ritardo ancora più forte della ripresa dei flussi dalla Russia (-79% rispetto ai livelli del 2019) e viceversa il quasi ultimato recupero delle presenze dall’Australia (-4,1%) e dal principale mercato sudamericano (-10,6% il Brasile) avvalorano l’influenza delle variabili geopolitiche e culturali nel determinare i ritmi e i tempi della ripresa”.
Una chiave intepreptativa dei dati rafforzata anche dall’emergere del boom delle presenze statunitensi, che nei primi 5 mesi del
2023 superano di più del 16% quelle registrate nel 2019, ma anche di quelle canadesi (+9,9%) e di quelle provenienti dal Messico (+57,9%).
Un altro dato particolarmente importante per il turismo toscano è la considerazione che il processo di internazionalizzazione del turismo regionale è sostenuto dalla spinta della componente europea, occidentale in particolare. Salta agli occhi il dato dell’aumento delle presenze dalla Germania pari a +22,5% e dai Paesi Bassi, +20,6%, nei primi 5 mesi del 2023 rispetto al 2022. Un dato ancora più rilevante se si considera, come si legge nella nota congiunturale, che ormai le presenze tedesche e olandesi hanno superato di un quarto quelle precedenti la pandemia (+27,9% e +24% rispettivamente). Un fenomeno che produce “conseguenze sensibili in termini di distribuzione dei flussi e spesa sul territorio”.
Le presenze dalla Gran Bretagna e dalla penisola scandinava, pur collocandosi dietro a Germania e Paesi Bassi, sono in recupero, mentre, pur mostrando un buon andamento congiunturale (+37,5% sui primi cinque mesi del 2022), la componente est-europea stenta a recuperare i livelli antecedenti la pandemia (-21,5% sul 2019). Ma ovviamente in questo caso sono devisive le conseguenze geopolitiche ed economiche della guerra scaturita dall’aggressione della Federazione russa all’Ucraina.
Il lato più critico dei flussi si mostra legato alla componente nazionale, che sul piano congiunturale mostra una crescita piuttosto lenta, pari a +2,2% nei primi 5 mesi del 2023 sul 2022, la cui distanza dai livelli pre-Covid appare ancora sensibile, -13% rispetto al 2019.
“Il rallentamento della ripresa – si sottolinea nella nota – lo si osserva soprattutto da quei mercati forti per la regione, quello interno dei toscani e quelli del Centro-Nord Italia, che hanno sempre garantito il loro apporto nella stagione estiva e, nell’ultimo decennio, sempre di più anche nei mesi non di picco. Da questi mercati la spinta alla ripresa sembra esaurirsi nei primi mesi del 2023, nonostante la maggiore distanza da recuperare rispetto ai livelli pre-pandemia”.
Per quanto riguarda i motivi, per le fasce meno abbienti la morsa economica e sociale determinata dalla crisi Covid e dall’inflazione, comporta di necessità la riduzione del consumo turistico oltre alla sua concentrazione nel periodo estivo. Per le fasce sociali per cui non vale la stretta della pandemia e dell’inflazione, la riapertura delle rotte turistiche estere influenza senz’altro le scelte di viaggio, come del resto confermano le stime di Bankitalia circa la crescita della spesa turistica degli italiani all’estero, che nel primo trimestre 2023 supera i livelli registrati nel primo trimestre del 2019.
Chi registra i dati più alti di crescita delle presenze turistiche sono le città d’arte che nel primo trimestre 2022 vedono una dinamica congiuturale molto vivace, +33,9% sul primo trimestre del 2022, grazie agli stranieri. Un dato che tuttavia, in particolare per Firenze, non permette comunque di recuperare i livelli del 2019 (-17,8%). Invece le aree collinari e quelle balneari, grazie in particolare al contributo dei flussi dall’Europa, hanno già
colmato il divario rispetto al periodo pre-pandemico (+0,8% e più 7,1% rispettivamente). Tuttavia la dinamica congiunturale sul 2022 si dimostra inversa fra le due destinazioni: mentre quelle collinari, grazie alla spinta degli stranieri, registrano una crescita di ben il +28,7%, quelle balneari ad ora si mostrerebbero a rischio stagnazione +2,4% sui primi 5 mesi del 2022. Secondo l’Irpet, ciò dipenderebbe dalla componente domestica, che frena la ripresa con un -6,8% e che si mostrerebbe simle, anzi ancora più accentuata, per quanto riguarda le aree montane. Un campanello d’allarme per il turismo italiano in Italia, che potrebbe sgnalare l’impatto sui redditi naizonali dell’inflazione e delle conseguenze della pandemia e della guerra in Europa.
Nel complesso, tenendo conto dei primi 5 mesi del 2023, emerge secondo l’Irpet l’importanza di tre componenti, decisive per recuperare
il gap rappresentato dal milione di pernottamenti su base annuale, che separa la domanda turistica regionale presente da quella pre-covid: i mercati asiatici, quelli dell’Est europeo, i flussi turistici provenienti dalle altre regioni italiane.
Per quanto riguarda la prima componente, i mercati asiatici valgono un terzo del totale del divario (-300mila presenze), ed è ragionevole, secondo Irpet, ipotizzare e attendersi un ulteriore aumento dei flussi. “La fine dell’emergenza da Covid-19 in estremo oriente e il pieno ripristino della logistica delle tratte aeree a lungo raggio rappresentano elementi che depongono a favore di questa ipotesi – dicono dall’Istituto – tuttavia, l’instabilità geopolitica ed economica globale potrebbe frenare il recupero”.
I mercati dell’Est europeo, che pure rappresentano senz’altro un’area di tutto rispetto per il ripristino dei livelli di domanda turistica pre-pandemici, affrontano tuttavia le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina, che gravano sul clima politico ed economico dei paesi confinanti. “Una condizione non facilmente superabile nel breve periodo”.
La terza componente, che riguarda i flussi provenienti dalle altre regioni italiane e dai toscani su mete toscane, subiscono il freno conseguente alle vicende sanitarie e belliche, in primis l’inflazione che divora le disponibilità economiche in termini reali delle famiglie italiane meno abbienti; inoltre, non bisogna dimenticare la già segnalata riapertura delle mete internazionali, che, per i ceti medio-alti comportano la possibilità di tornare a viaggiare all’estero.
Tirando le fila, dopo la capacità dimostrata dal sistema turistico toscano di affrontare le crisi intercettando la ripresa, ora si tratta di affrontare le nuove sfide che sono messe in campo dai frangenti geopolitici e dalle loro conseguenze economiche, che si riverberano in paticolare sulle richieste turistiche nazionali e domestiche.