Povero Messi. La prima partita ai mondiali di calcio a Quatar è andata male per la sua Argentina. La squadra favorita ha perso 1:2 contro l’Arabia Saudita nonostante un rigore di Lionel Messi al decimo minuto. Ma la partita allo stadio Lusoil è passata alla storia non tanto per la débacle argentina, ma per un’innovazione nel mondo del calcio.
Si tratta dei gol argentini non dati. Tre ne sono stati annullati dall’arbitro per fuori gioco. Guardando le statistiche del primo tempo della partita, l’Argentina addirittura è finita per sette volte in fuorigioco. Ma non è stato l’arbitro da solo a decidere. Per la prima volta in una partita ai Mondiali è stato usato una nuova tecnologia, il “fuorigioco semi-automatico”.
Funziona così: i giocatori e anche il pallone portano sensori e in più nello stadio intorno al campo sono installati 12 cosidetti “tracking-cameras”, videocamere che riprendono ogni mossa della partita e i segnali dei sensori. In questo modo nasce un’animazione in 3D. Nel tempo record di 5 secondi il segnale arriva dal Var (video assistance referee), l’assistente video dell’arbitro che in Italia è in funzione ormai da cinque anni.
L’innovazione è il tempo guadagnato. Finora, solo con l’aiuto del Var, ci volevano 70 secondi per una decisione sul fuorigioco. Ora, con l’aiuto del “fuorigioco semi-automatico”, questo tempo si reduce a 25 secondi. I tifosi e i telespettatori poi potranno vedere anche loro le immagini.
Gli specialisti sono tutti contenti della novità. “È necessario ridurre molto i tempi per tracciare le linee del Var, il software traccia ventinove punti del corpo dei giocatori cinquanta volte al secondo. Al termine del processo viene creata una immagine tridimensionale“, ha spiegato Pierluigi Collina, ex arbitro e oggi presidente della Commissione arbitri della Fifa un mese fa al Festival dello sport di Trento.
Arrivato in Quatar, Collina all’inizio del torneo ha parlato anche delle critiche al sistema digitale: “Vogliamo sottolineare che la decisione finale sarà sempre nelle mani dell’ufficiale di gara in campo”, ha spiegato in una conferenza stampa.
Ma non solo il “fuorigioco semi-automatico” è la novità di questi mondiali. Anche un’altra innovazione tecnologica si usa per la prima volta: la “Fifa Player App”. Ogni giocatore riceve subito dopo la partita sul suo cellulare delle statistiche precise e personalizzate sul suo gioco, basate sulla valutazione dei dati mandati dai sensori. Quante volte si è smarcato? Come era la qualità dei passaggi, è riuscito a fare pressing sull’avversario? Invece di dare interviste in futuro i giocatori prima dovranno leggere l’app.
La ricerca sul calcio del futuro comunque è già molto più in avanti. Intelligenza artificiale e nuove tecnologie cambieranno molto nei prossimi dieci anni. Un esempio: In Germania si sta sperimentando con “gemelli digitali” di giocatori. Sempre usando i sensori nelle magliette dei giocatori e nel pallone dopo ogni partita viene creato una copia digitale del giocatore.
Finora questo gemello digitale viene usato nella medicina sportiva. I medici delle squadre possono vedere quali sono i punti nevralgici dei giocatori e possono così prevenire lesioni. Un altro aspetto è commerciale. I gemelli aiuteranno agli allenatori a trovare giovani talenti oppure a valutare se un giocatore con le sue qualifiche fisiologiche e anche mentali potrebbe andare bene con la squadra. E infine l’allenatore può decidere grazie ai dati digitali quale giocatore scegliere per quale avversario.
Un po’ si sperimenta ovunque con l’uso di dati digitali nel calcio. Ma in Germania una squadra è all’avanguardia, anche se attualmente sta solo all’undicesimo posto della Serie A. Il TSG 1899 Hoffenheim, nel Baden-Württemberg, ha creato un’accademia per trovare giovani talenti e sperimenta con una specie di meta-universo di nome Helix per capire se il calciatore è bravo nel concentrarsi e ricordare oppure può reagire velocemente. Per valutarlo, si usano simulazioni, non i giocatori stessi, grazie a Helix. “Le ricerche scientifiche confermano la nostra diagnosi: i migliori talenti sono quelli veloci ed intelligenti”, ha detto Jan Mayer del TSG Hoffenheim intervistato dal quotidiano economico tedesco Handelsblatt. Mayer è il responsabile presso la squadra per innovazione e sviluppo.
Essere innovativo per lui è facile grazie al mecenate della squadra di Hoffenheim: Dietmar Hopp, uno dei cinque fondatori dell’impresa SAP, la multinazionale europea per la produzione di software gestionale. Hopp, 82 anni, uno dei tedeschi più ricchi, è proprietario al 96 per cento della squadra. Più di 350 milioni di euro avrebbe investito nel corso degli anni, scrivono i media tedeschi. Soldi per l’innovazione e digitalizzazione. Il meta-universo Helix ovviamente è stato sviluppato dalla SAP.
Il fattore umano nel calcio però rimane sempre. Non solo il TSG Hoffenheim perde spesso nella Serie A, ma non c’è nessun loro giocatore nella squadra tedesca per i Mondiali.