Il problematico addio tedesco all’energia nucleare

Dopo 60 anni a metà aprile sono state chiuse le ultime tre centrali

La fine dell’energia atomica è un dato storico per la Germania, è una vera cesura per un paese dove i storici avversari e fan del “Nucleare? No, grazie”, i Verdi, oggi sono al governo. Dopo 60 anni a metà aprile sono state chiuse le ultime tre centrali. L’era atomica doveva finire già alla fine del 2022, ma per via della crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina il governo di Berlino aveva prolungato di qualche mese.

La decisione era stata presa molto prima. Da sempre la paura del nucleare in Germania era presente, soprattutto dopo la catastrofe di Chernobyl nel 1986. Nel 2002 il governo rosso-verde dell’allora cancelliere Gerhard Schröder volle abolire l’energia nucleare. Fu poi la cancelliera Angela Merkel a spingere allo stop definitivo subito dopo l’incidente di Fukushima, nel marzo di 2011.

Sull’onda della paura dei tedeschi di una catastrofe nucleare il Bundestag ci metteva solo tre mesi per decidere la fine definitiva dell’energia nucleare in Germania. Il voto era bipartisan e cancellava proprio una proroga per le centrali nucleari decisa poco prima. Dal 2003 il Paese ha già chiuso 16 reattori.

Tanti anni quindi. Ora si trattava semplicemente dell’ultimo atto, di una decisione da programma, un programma da sempre sostenuta da una larga maggioranza nel paese. Ciò nonostante le polemiche negli ultimi giorni erano furibonde. Emozioni si mischiano con ideologia.

L’effetto immediato: nei sondaggi la maggior parte dei tedeschi era contro la chiusura. Secondo l’istituto Forsa solo il 28% erano d’accordo sulla chiusura delle ultime tre centrali. Un 25% addirittura chiedeva di rimettere in funzionamento le centrali chiusi anni fa. Solo gli elettori dei Verdi volevano al 65% uno stop definitivo.

Ad approfittare dell’umore dei tedeschi erano subito i politici. ll governatore bavarese Markus Söder, in piena campagna elettorale, dichiarava subito di voler procedere da solo con la centrale Isar2, una delle tre chiuse, con gestione bavarese. Una proposta smascherata subito come populista, perché secondo la legge federale sull’uso dell’energia nucleare le regioni non possono decidere da sole.

Il leader dell’opposizione, Friedrich Merz della CDU, dichiarava che la fine del nucleare era il risultato di un “pregiudizio quasi fanatico”. Il mito fondatore dei Verdi trionfa su ogni ragione”, scriveva su Twitter parlando del ministro dell’economia, Robert Habeck dei Verdi.

A difendere la decisione invece i Verdi: i rischi dell’energia nucleare sarebbero tuttora incontrollabili, così Steffi Lemke, ministra per l’Ambiente. E per la sicurezza dell‘ approvvigionamento del Paese il significato dell’energia nucleare sarebbe minimale. Infatti i tre impianti spenti hanno fornito alla Germania solo il 6 per cento dell’energia prodotta nel paese.

Ma i Verdi hanno un problema. La guerra in Ucraina e la crisi energetica hanno cambiate le carte in tavola. Il ministro Habeck ha dovuto riaprire alcune centrali a carbone per non rischiare un inverno al freddo. “E’ una doppia morale tipica dei Verdi che preferiscono produrre sporca energia elettrica a carbone invece di usare energia nucleare pulita”, dice Martin Huber della CSU.

La coalizione a Berlino vuole cambiare il sistema, ma ci vorrà del tempo. Entro il 2030 la Germania punta all’obiettivo di coprire l’80% del suo fabbisogno di elettricità con energie rinnovabili, chiudendo le centrali elettriche a carbone entro il 2038 al più tardi. Ma con la situazione geopolitica al momento la Germania deve oltre a usare ancora le centrali a carbone importare dall’estero – carbone gas e anche energia nucleare. Gli altri paesi in Europa come la Francia hanno delle difficoltà a capire le decisioni tedesche.

C’è chi parla di prati verdi nei posti dove oggi si trovano i reattori. Ma l’eredità dell’era atomica sarà lunga. Ci vogliono fino a 15 anni per lo smantellamento delle centrali, in tutto si stima una somma di 48,8 miliardi di euro per la disattivazione e la demolizione.  

E rimane pesante il problema delle scorie. Le barre devono raffreddare per anni prima di essere trasportati in luoghi sicuri. Al momento in Germania esistono 16 depositi intermediari per le scorie nucleari. Ma nessun deposito definitivo. Nessun cittadino vuole un tale deposito vicino casa. Passeranno tanti anni finchè sarà trovato un posto.  D’altra parte anche la Svezia, la Finlandia e la Svizzera stanno cercando un deposito definitivo per le loro scorie atomiche. Un‘eredità preoccupante.

In foto la centrale Isar 2 (wikipedia)

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