Mai come quest’anno l’estate tricolore, delle nostre città di terra e di mare e in prossimità del cielo, così come dei tantissimi paesi (in sagra) e borghi (turistici e non) sparsi su e giù per lo stivale, pullula di iniziative culturali. Pinne, lettini, ombrelloni, scarponi, piccozze e occhiali da sole, riviere e seggiovie, distese azzurre e ardite risalite, con buona pace di chi sceglie l’estero e l’esotico, la capitale europea o il deserto africano: certamente ci si abbronza e ci si sdraia, da giugno a settembre, e si va per crinali e per rifugi, ma non sempre e non solo. Basta accedere a siti e social, accendere la radio o sbirciare le cronache dei giornali locali per rendersi conto di quanta carne organizzativa sia stata messa sul fuoco dello spettacolo per offrire al pubblico, o meglio, ai pubblici, un menu variegato e prelibato.
Cartelloni ricchi di concerti dal vivo per tutti i gusti musicali e le tasche, opere teatrali nelle ville, animazioni per bambini nelle piazze, letture di poesia in pineta, dj-set e balli in spiaggia, passeggiate spirituali tra boschi e monasteri, yoga all’alba sui prati in vetta e via organizzando. Non c’è che l’imbarazzo della scelta, che diventa “imbarazzo dell’asceta” per chi, come il sottoscritto, raggiunta un’età in cui è consigliabile il buen retiro o una serie di assenze strategico-salvifiche, preferisce girare in scooter (senza meta e senza “altre metà” al seguito) a caccia di solitudine, ozio e silenzio, più per smaltire le pile usate che non per ricaricare quelle in uso, ché l’energia è quella che è, e quella mentale vale oro in un’epoca che, smaniosa di riempierlo in tutti i modi e ad ogni costo, non lascia alcuna libertà di svago al tempo libero (che poi tanto libero non è, essendo costantemente in ostaggio di nuovi impegni, occasioni da recuperare, attività sportive o formative, scadenze da onorare, risposte da dare, figli da allevare e anziani da accudire).
Sennonché, anche a noi pigri e snob, refrattari al rumore e renitenti alle feste, capita di scoprire qua e là appuntamenti diversi, tipo slow food and nice book, interessanti perché si sposano ai nostri interessi ma ai quali paradossalmente aderiamo in modo disinteressato in quanto spontaneamente in linea con ciò di cui abbiamo curiosità se non addirittura bisogno.
Ebbene: tutto ‘sto popò di cappello introduttivo, di panegirico d’ambientazione, per dire che noi, un po’ per dovere un po’ per orgoglio (li ho mandati in stampa io, e qualche riga sotto capirete di cosa parlo), un po’ per piacere fisico (proverbialmente effimero, e vabbè), ma anche un po’ per amicizia che va e viene e va fermata e riaffermata al momento giusto e chennesò, magari persino per farlo pesare, un giorno, a mo’ di gesto di compensazione dinanzi al Giudizio Universale, e insomma per dire che il 24 luglio, se dio vorrà, ci sarò, e se pensate che non ne valga la trasferta, beh, vi sfido a raggiungermi a Castelnovo ne’ Monti (RE) per rendervi conto di persona che l’evento in programma merita davvero, e poi è gratuito, e poi lì l’aria è più buona, e poi c’è lo scrivente che sono, che non sarò granché ma una cosa è certa: so come passare al meglio il tempo estivo, e questo basti a garantire la vostra soddisfazione, disponibile io, sul posto e in tempo reale, ad offrire da bere a chi avrà il coraggio di provare a smentirla bontà della serata e quindi questa mia scommessa pascaliana.
Dunque, prendete nota. La sera di lunedì 24 luglio, a Castelnuovo ne’ Monti, capoluogo della montagna reggiana famoso per ospitare sul suo territorio quel monumento della natura che è la Pietra di Bismantova (citata dal Sommo Poeta nel Purgatorio della Divina Commedia), si terrà un appuntamento con la scienza, la storia, l’innovazione e l’economia. Un incontro speciale nell’ambito del Non Festival di Sacro e Natura “L’uomo che cammina”. Precisamente all’interno della rassegna PiazzaParola, ovvero un ciclo d’incontri dedicato ai libri e con ospiti i loro autori, ci sarà la presentazione – ore 21, piazza delle Armi, e se malauguratamente dovesse piovere ci si sposta al teatro Bismantova – di due saggi internazionali pubblicati in Italia da Edizioni thedotcompany (realtà editoriale della stessa famiglia di Thedotcultura).
Si tratta dei volumi “COMPUTER. Storia dell’informatica da Babbage ai giorni nostri” di Campbell-Kelly, Aspray, Ensmenger e Yost (448 pp., 2022) e del nuovo, fresco di stampa, “THE POWER LAW. Il Venture Capital e la creazione del nuovo futuro” di Sebastian Mallaby (524 pp., 2023).
Entrambi sono tradotti dall’inglese da Armando Sternieri, che è anche il curatore di Global Business, la collana che li ospita, nonché l’editore. E il 24 luglio sarà proprio lui a presentarli, in dialogo con il Presidente di Credemtel Nazzareno Gregori. Modererà la discussione il vicesindaco insegnante scrittore Emanuele Azio Ferrari (parentesi: nella stessa collana di libri anglosassoni, bestseller internazionali di cui Ed. thedotcompany ha ottenuto la licenza per pubblicarli in Italia e dunque per proporli al pubblico italiano, c’è anche “Samsung Rising. Storia di un impero familiare protagonista della rivoluzione tecnologica”, 396 pp., 2022, tradotto da Benedetta Gentile e Piero Meucci).
Tuttavia la cosa forse più importante da dire, non ce ne vogliano i bestselleristi americani, è che la serata del 24 luglio è stata pensata e sarà allestita come l’anteprima assoluta di “GIANO. Pensare attraverso il cinema”, il festival della cosiddetta settima arte (primissima edizione) che aprirà i battenti in ottobre (tre serate, dal 18 al 20) e che, organizzato dal Comune di Castelnuovo ne’ Monti e da noi di thedotcompany presso il cinema-teatro Bismantova e poi itinerante nelle scuole del territorio, durerà fino a maggio 2024 (ne abbiamo già scritto, e comunque per saperne di più basta visitare il sito www.giano-festival.it).
A questo punto non ci resta che anticipare due cosine anche sui due libri protagonisti dell’incontro, dai quali va da sé siamo certi si svilupperà un dibattito intorno all’innovazione, all’intelligenza artificiale, al futuro che ci attende.
“The Power Law” (l’autore è un giornalista che collabora e/o ha collaborato con il Financial Times, il Washington Post, l’Economist etc) è un’affascinante miscela di narrazione e analisi che svela la storia dell’incubazione tecnologica nella Silicon Valley e infine in tutto il mondo. “Apprendiamo così, per la prima volta, la verità nuda e cruda su alcuni dei trionfi più iconici (e su alcuni famigerati disastri) nella storia dell’innovazione digitale, dalla commedia degli errori alla nascita di Apple, alla valanga di denaro di rischio che ha favorito l’arroganza di WeWork e Uber”, si legge nei paratesti di copertina. E ancora: “L’incessante ricerca di grandi slam da parte dei Venture Capitalist alimenta un’ossessione per l’ideale del genio imprenditore solitario, e le aziende viste come potenziali ‘unicorni’ ricevono quantità inebrianti di potere, con risultati a volte disastrosi. A un livello più sistemico, la necessità di fare scommesse enormi su talenti non provati rafforza i pregiudizi, con le donne e le minoranze ancora rappresentate a livelli deplorevolmente bassi. Ciò non ha solo implicazioni di giustizia sociale: come riferisce Mallaby, il settore VC locale della Cina, avendo imparato dai pionieri della Valley, sta esplodendo e ora ha più luminari donne VC di quante ne abbia mai avute l’America. Tuttavia, il VC della Silicon Valley rimane il principale incubatore di innovazione aziendale ovunque: non è tanto da dove vengono le idee, ma dove vanno a finire le aziende che creano il futuro”.
Insomma, “le innovazioni raramente provengono da ‘esperti’. Elon Musk non era una ‘persona da auto elettrica’ prima di fondare Tesla. Quando si tratta di innovazioni improbabili, il futuro non può essere previsto: può solo essere scoperto. È nella natura del gioco del capitale di rischio che la maggior parte dei tentativi di scoperta falliscano, ma i pochissimi che ce la fanno vi riescono su una scala tale da compensare ampiamente tutto il resto. Quel rapporto estremo tra successo e fallimento è la “legge di potenza” che guida il business VC, tutta la Silicon Valley, il settore tecnologico più ampio e, per estensione, il mondo.
Va detto, poi, che “The Power Law”, definito come “la storia sorprendentemente schietta e intima delle società di capitali di rischio che dominano la Silicon Valley e di come le loro strategie e i loro destini hanno modellato il percorso dell’innovazione e dell’economia globale”, è stato Best Book of 2022 per “The Economist” e tra i Business Book of the Year del “Financial Times”.
L’altro volume che si approfondirà, invece, “Computer” (guarda), è un documentato e appassionato libro che ripercorre la storia del computer mostrando come le aziende e il governo siano stati i primi a esplorarne il potenziale illimitato di elaborazione delle informazioni. “La combinazione di imprenditorialità old fashioned e di un know-how scientifico in evoluzione ispirò profondamente alcuni ingegneri informatici, fino a portarli a creare quella tecnologia pionieristica conosciuta come marchio IBM. Le esigenze del tempo di guerra guidarono la realizzazione del gigante ENIAC, il primo computer completamente elettronico al mondo, finché, successivamente, con l’avvento dei primi PC, venne introdotta una modalità di elaborazione capace di liberare l’uomo dall’epopea dei computer mainframe grandi quanto una stanza”.
L’opera, quindi, allarga la sua ricognizione al settore IT e dà altresì conto delle più importanti discussioni intorno all’ascesa di Google e Facebook, nonché su come alcune potenti “applicazioni” stiano cambiando il modo in cui lavoriamo, impariamo e socializziamo. “Questo libro così completo e accessibile a tutti – citiamo dalla copertina – è un faro puntato sul ritmo del progresso tecnologico e sulle modalità con cui i computer si integrano nel mondo moderno. Un saggio che dunque è perfetto per essere adottato in corsi di storia dell’informatica, storia della tecnologia, storia dell’informazione sociale e, ovviamente, per tutta una serie di approfondimenti nei campi dell’informatica, delle comunicazioni, della sociologia e del management”.
In foto Castelnuovo ne’ Monti