C’è aria di tempesta nel Pdl reggiano. Lunedì scorso si è tenuta una riunione molto animata del coordinamento provinciale, ma a rompere il silenzio è il giovane consigliere comunale di Scandiano Alessandro Nironi, che intervistato da 7per24 usa parole insolitamente dure per descrivere la situazione difficile in cui versa il partito. E non è la prima volta che l’esponente scandianese assume posizioni di dissenso nei confronti dei propri dirigenti.
Che il Pdl fosse un partito meno monolitico di quello che appare all’esterno era ormai chiaro da tempo, ma nei giorni oscuri seguiti alla doppia sconfitta delle amministrative e del referendum le voci critiche si sono fatte sentire sempre più forti. E’ accaduto in modo evidente a livello nazionale ma anche a livello locale è successo qualcosa che non ha precedenti. L’ultima riunione del coordinamento provinciale è stata segnata da un clima piuttosto teso e non sono mancate critiche anche da insospettabili quanto zelanti uomini di partito come Fabio Filippi. Ma l’analisi forse più dura arriva dal giovane consigliere comunale di Scandiano Alessandro Nironi.
“Il Popolo della Libertà – dice Nironi – dovrebbe ambire ad essere un moderno partito conservatore europeo e la sua classe dirigente è chiamata a riflettere e sperimentarsi nella costruzione di solide fondamenta. Ma mi chiedo se la fase costitutiva che dovrebbe essere in pieno svolgimento sia mai davvero iniziata. Come ci può essere un dibattito proficuo o una fruttuosa contrapposizione dialettica se manca una struttura interna caratterizzata da un confronto trasparente e da un alto livello di democraticità?”
Secondo Nironi ci sono alcune tematiche di assoluta centralità che dovrebbero essere affrontate: un cambio di marcia forte e deciso nell’organizzazione del partito, una maggiore dialettica interna, una azione non necessariamente schiacciata su quella contingente dell’esecutivo, una seria riflessione sulla totale assenza di una bandiera identitaria del Pdl nel nord del Paese. “Temi – afferma il consigliere – che non solo oggi non vengono affrontati, ma non vengono nemmeno presi in considerazione, anzi sembrano essere fonte di fastidio”.
“Prima il problema erano i “finiani”, poi i Pm e oggi? E domani? – domanda Nironi – Questa inutile caccia all’ostacolo, al traditore o, peggio ancora, al ridicolo “quello che non si è impegnato” di turno penso non aiuti il nostro partito nella sua credibilità e crescita nonché soprattutto ad attuare quelle grandi riforme epocali che sino ad ora non siamo stati in grado di realizzare compiutamente. E poi remare contro corrente significa provare ad arricchire il dibattito interno ad un partito avanzando proposte – non solo quelle da copertina ma anche quelle concrete e spesso oscure che tanti consiglieri portano quotidianamente all’attenzione delle loro comunità – e suggerendo spunti di discussione? Viviamo politicamente in un clima di perenne attesa del “Godot – traditore“.
Il timore di essere tacciati di tradimento o di essere “ostili al Nord” per avere osato criticare la linea o avere posto interrogativi sull’alleato leghista, dice Nironi, si accompagna alla sensazione di vivere in un comitato elettorale permanente più che in un partito. Seguono altre domande incalzanti: “Significa essere ostili al programma di Governo e al mandato ricevuto dagli elettori chiedersi quali riforme attuare e come? Significa essere di sinistra interrogarsi su un partito che non può sempre essere Berlusconi dipendente?”
“Resto convinto – prosegue il consigliere – che gran parte dei problemi attuali si debbano ai modi con cui nacque il Pdl. Ma il Pdl è oramai una realtà; piaccia o meno. I grandi valori e i temi che vogliamo trasmettere al nostro Paese devono prima di tutto esser applicati nel nostro partito: inutile straparlare ad esempio di famiglia, meritocrazia e legalità se assistiamo nel nostro interno a livello nazionale ad una scarsa considerazione di questi valori. E la risposta usuale “gli altri sono peggio” non solo non appartiene al bagaglio culturale di uomini di destra, ma neppure, sono certo, al nostro portato politico e umano. Purtroppo nel corso di quest’ultimo anno la situazione del Partito, già preoccupante, non solo non è migliorata ma è drammaticamente peggiorata”.
“Allora – conclude Nironi – se c’è una speranza di salvezza è quella di andare oltre il Pdl per diventare quello che il Pdl avrebbe dovuto essere e non è mai stato, abbandonando ogni tentativo maldestro di improvvisazione politica e recuperando invece il grande patrimonio umano e culturale della destra italiana e di tutte le altre grandi componenti politiche del partito. Lo dobbiamo ai nostri elettori e all’Italia”.