“Io non ho paura”, “non bisogna aver paura, bisogna avere un sogno, cosa sarebbe la vita senza un sogno, “insegnate ai vostri bambini a non avere paura”. E ancora: “Voglio dire ai giovani che di non avere paura ma speranza”. Una delle cose di cui Brunello Cucinelli non ha assolutamente paura è l’Intelligenza artificiale. “Ne sono entusiasta – dice – Sono entusiasta anche di questo mondo e di questi tempi di cambiamento in cui viviamo e l’Ai non potrà che migliorarli. Gioverà molto anche alla moda che adesso ingiustamente si dice in crisi” .
Il perché di quell’ “ingiustamente”, che visti tutti gli ultimi allarmi sulla moda in crisi lascia un po’ stupiti, lo spiegherà dopo. Adesso si affretta a rispondere alla domanda se pensa che moda e Ai andranno d’accordo non solo per quanto riguarda tutto il lavoro che c’è intorno alla creazione del designer ma anche nella stessa creazione. “No – è netto – l’Ai non sarà mai creativa, mette insieme ciò che conosce, elabora i dati generati dalla mente umana”. Ma il trio “mente umana – Ai – mani umane può fare cose incredibili” . Tanto ci crede a questo trio esplosivo che tra “due anni un sarto guadagnerà il doppio di adesso” e tanto è fiducioso nel buon uso e nelle risorse della Ai da averci costruito sopra un progetto elaborato in questi ultimi tre anni insieme a cinque “preparatissimi giovani collaboratori”, spiega, che sarà presentato a Milano verso fine luglio.
Il guadagno del sarto è la punta dell’iceberg dell’unico tema che invece preoccupa moltissimo Cucinelli in questo momento: “Oggi voglio soprattutto parlare degli operai, della condizione di vita di uno che guadagna solo 1.000 – 1.100 euro con la l’entusiasmante prospettiva di arrivare al massimo a 1.400, lavora dalle otto di mattina dopo essersi affannato fin dalle sette a sistemare i bambini qua e là in fabbriche senza finestre, da dove non vede mai il sole e quando esce deve restare connesso perché il principale può chiamarlo anche alle 23”.
La realtà da combattere, continua “è che questo paese non ha dato dignità morale e economica al lavoro manuale. Siamo il principale paese manifatturiero di qualità del mondo, tutti vanno pazzi per il Made in Italy e l’Italia non rispetta e non paga a sufficienza questo lavoro manuale. Io l’ho vista negli occhi di mio padre e dei miei familiari quell’umiliazione, non voglio, più vederla negli occhi di nessuno. E la mancanza di rispetto verso le persone e il loro lavoro non giova a nessuno: oltretutto si lavora meglio se si è trattati meglio” dice l’imprenditore e stilista umbro, tra i più noti e apprezzati imprenditori nel mondo, considerato un simbolo del Made in Italy, che, dall’essere diventato prima il “re del cashemere” è approdato ormai a una maison di completo pret a porter perpetuamente in crescita, forse proprio perché incarna uno chic che non passa e quel quiet luxury oggi oggetto del desiderio .
Appassionato di studi filosofici, teologici, arte, antichità , Cucinelli, 70 anni recentemente festeggiati, 1,14 miliardi di fatturato nel 2023 (più 23,9 sul 2022) e ancora in crescita in questo inizio 2024, nonostante la crisi della moda di cui si parla, fino a 309 milioni di ricavi (più 16,5 dell’anno precedente) , oltre 2.600 dipendenti e un centinaio di negozi nel mondo, ribadisce ancora una volta il volto che gli è caro di un capitalismo che potremmo dire umanista.
Lo fa, giovedì 27 giugno, poco prima di partecipare al secondo appuntamento dei “Colloqui dell’economia”, organizzati dalla Camera di commercio in collaborazione con Il Sole 24 Ore-Radiocor, intervistato, insieme al presidente della Camera fiorentina, Leonardo Bassilichi, da Giulia Crivelli del Sole 24 Ore. lo fa, ribadendo peraltro i concetti di cui sopra, in un. momento cui il dibattito sui rannuvolati presente e futuro della moda sta occupando i palcoscenici della riflessione sull’economia italiana. “Per avere successo dobbiamo puntare sul prodotto esclusivo – dice – Cucinelli – ma soprattutto ritrovare l’anima. La tecnologia rischia di rubarci l’anima, dobbiamo disconnetterci, dobbiamo reagire a questa sorta di dittatura. Ma quello che è assolutamente indispensabile è cambiare in meglio le condizioni di lavoro. Conoscete qualche genitore che esorti il figlio a diventare operaio, o qualche giovane che voglia farlo e, se lo fa, gloriarsene la sera in discoteca? Bisogna pagarli meglio quei giovani, dare al loro lavoro dignità, far loro veder il sole dai luoghi dove lavorano, altrimenti perché dovrebbero farlo? Per avere successo bisogna iniziare dal rispettare le persone e quel lavoro manuale che sta alla base dei nostri prodotti” .
Aggiunge Bassilichi che le difficoltà della moda “non sono congiunturali, ma strutturali. Il pubblico è disposto a spendere ma a patto di avere un prodotto davvero di alta qualità. La massificazione del lusso ha fatto il suo tempo e le imprese devono fare i conti con questo cambiamento radicale, a cominciare dalla riorganizzazione delle filiere produttive”. Ovvero, prevede , “si spenderà solo per il vero lusso, la vera qualità, il vero fatto a mano. A questa condizione la gente acquisterà meno prodotti ma più costosi. Prodotti di livello più alto, vero e non furbo, se ne comprerà meno ma di maggior valore”. Il che, ammette Bassilichi, aprirà anche la preoccupante catena di meno produzione- meno posti di lavoro – piccole imprese a rischio nelle filiere che diventeranno sempre più qualificate, più controllate e spesso anche inglobate all’interno della grande azienda.
“Ma non sarà necessariamente un disastro – aggiunge – dovremmo solo mettere in moto nuove idee, innovazione e cambiamento, per creare nuovo lavoro che riassorba quello perduto”. Ecco, un tempo di cambiamento o meglio di “riequilibrio” che è la parola che infonde a Cucinelli entusiasmo per il mondo attuale. Quanto alla moda, nega che ci sia una crisi: “Dopo lo stop del Covid la moda è cresciuta a dismisura, ma non si può continuare in eterno, quello che a molti sembra un rallentamento è solo un necessario processo di ritrovamento della misura, di un nuovo equilibrio. Bisogna tenere sempre una misura, bisogna trovare un equilibrio anche con il creato. Come ci insegnano i filosofi greci”.
Ecco il “momento particolare” in cui viviamo. Un momento di svolta in cui stiamo tutti cercando qualcosa, “pensate: 8 miliardi di persone nel mondo che, ancora non si sa esattamente cosa, ma stanno cercando qualcosa di nuovo. È entusiasmante”. Il report sul settore moda dell’Ufficio studi della Camera di commercio illustrato dal segretario generale Giuseppe Salvini mostra con evidenza il disagio attuale della moda in cui operano in Italia oltre 281mila imprese (4,4% del totale delle imprese attive), di cui 34.662 in Toscana (7,8% del totale regionale) con quasi 844mila in Italia (4,3% del totale) e 142mila in Toscana (10,8% del totale). Ma Cucinelli insiste sul fatto che sia un problema urgente di riequilibrio.
La ricetta è: “Un giusto equilibrio, una giusta considerazione morale e economica del lavoro in tutta la filiera, giusti prezzi, giusta remunerazione specie oggi che tutti sono connessi e i giovani le sanno le condizioni di lavoro, il rispetto delle leggi del creato, lavorare tutti il giusto: entro alle otto, alle una vado a pranzo, come da tradizione, mi riposo, alle 14,30 rientro, alle 17,30 esco e mi discontentò del tutto dalla fabbrica. Non si deve lavorare un attimo di più ma essere concentrati sul proprio lavoro mentre lo si fa: non si può esserlo se non vediamo il sole perché non ci sono finestre in fabbrica, se non abbiamo tempo di stare con i nostri figli, se non c’è sostenibilità in tutto, anche spirituale, se non si viene remunerativo il giusto. Se gli imprenditori redistribuissero a che solo l’uno per cento del fatturato sarebbe un passo in avanti. ”
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