Firenze – La vicenda delle case di via de’ Pepi a Firenze, oggetto di alienazione da parte del comune di Firenze a Invimit, o meglio, al Fondo i3Core Sviluppo Italia 8-ter, è giunto all’atto finale. Il Consiglio di Stato ha rigettato interamente il ricorso del Comune di Firenze contro la sentenza del TAR del 17 gennaio 2018, confermandola. Da ciò ne deriva che le 14 case di via de’ Pepi, considerate dagli uffici del Comune di Firenze “immobili del patrimonio disponibile” fanno parte del patrimonio di edilizia residenziale pubblica. Sono case popolari. Si tratta dell’atto finale di un contenzioso che si è trascinato per circa 7 anni, e che ha avuto inizio dal ricorso di un abitante delle case di via dei Pepi inserite nel piano di alienazione, il sindacalista Cobas Giuseppe Cazzato.
La questione scoppia, nel momento in cui il Comune ha inviato agli inquilini di questi immobili delle lettere con le quali disponeva la mobilità d’ufficio per liberare questi immobili e procedere poi alla vendita. La ratifica dell’operazione è avvenuta nel momento in cui il Comune di Firenze, con delibera votata in consiglio comunale il 27 dicembre 2017, approvata con solo 4 voti contrari, quelli del consigliere Miriam Amato e del gruppo di Firenze riparte a Sinistra, Tommaso Grassi, Giacomo Trombi e Donella Verdi, decide di vendere al fondo immobiliare di Invimit un blocco di 61 alloggi, 14 dei quali situati appunto in via de’ Pepi. Il vero problema, al di là della vendita, risiede nella loro natura: sono o non sono alloggi popolari, vale a dire, fanno parte del patrimonio Erp del Comune?
Domanda per nulla oziosa; infatti, se si tratta di alloggi Erp, pur essendo possibile la vendita, cambiano le procedure e soprattutto cambia la destinazione degli eventuali introiti, che sono “legati” al loro utilizzo sempre all’interno dell’edilizia popolare. La sentenza del 17 gennaio 2018 del Tribunale Amministrativo Regionale mette un paletto fermo: l’immobile di cui il ricorrente è assegnatario appartiene al patrimonio dell’edilizia popolare. Un paletto ribadito dall’attuale sentenza del Consiglio di Stato, che smontando il ricorso del Comune di Firenze, precisa ancora una volta i requisiti necessari affinché un’abitazione possa essere dichiarata Erp, secondo le leggi regionali n.5/2014 96/96. In sintesi, i requisiti sono: le case devono essere costruite con i soldi della stessa Erp, o avere acquisito finalità Erp. Se la questione poteva essere dubbia, nella fattispecie in esame, per quanto riguarda l’origine (la presentazione in appello di un documento di compravendita del 1940 da parte dell’ufficio comunale non poteva essere ammesso per ragioni procedurali e in ogni caso non faceva altro che testimoniare l’uso di soldi pubblici per l’acquisto di case destinate a finalità pubbliche), non lo era affatto, come motiva la sentenza del CdS, per quanto riguarda l’uso a finalità Erp, dal momento che l’uso a tale scopo è almeno trentennale.
Una sentenza, quella del CdS, che pur nella soddisfazione lascia l’amaro in bocca, come commenta Giuseppe Cazzato, il sindacalista che ha iniziato il contenzioso col suo ricorso avverso il Comune. “La lettura in senso politico della vicenda non può che constatare che si sono persi sei anni per non aver ascoltato quanti, dal Movimento di lotta per la Casa, il comitato degli abitanti del quartiere, l’unione inquilini, a alcuni gruppi consiliari che avevano da subito rilevato sia l’illegittimità che l’inopportunità della vendita, e mi ha costretto a ricorrere ai tribunali per quella che era una questione che poteva essere risolta con gli strumenti della politica, nelle sedi politiche deputate. Sei anni in cui, con l’aggravarsi della crisi abitativa, 13 appartamenti sono stati lasciati vuoti, senza poter essere utilizzati. Inoltre, si pone il problema del pacchetto di immobili (61) conferiti a Invimit, dove la maggior parte degli immobili in questione erano utilizzati per le finalità di Edilizia Residenziale Pubblica e quindi inalienabili come sancito dalla sentenza del Consiglio di Stato”.
Non essendoci stata contestazione, del resto, molti di quegli immobili potrebbero già essere stati messi all’asta e venduti (di alcuni si è già avuta notizia). “Doppio danno – continua Cazzato – dal momento che , oltre alla inutilizzazione di una parte degli appartamenti, la “mossa” del Comune ha prodotto un impoverimento del patrimonio Erp. Naturalmente, a questo punto chiedo insieme a tutti i movimenti che mi hanno sostenuto nella vertenza, l’immediato riutilizzo degli alloggi di via de’ Pepi secondo la loro natura di alloggi popolari e di riconsiderare la possibilità di utilizzare anche gli immobili già conferiti al fondo Invimit e non ancora venduti per fronteggiare l’emergenza abitativa”.
In foto, Giuseppe Cazzato nel corso di un presidio