25 agosto 1944, ottanta anni fa la liberazione di Parigi

L’insurrezione segnò l’irreversibile fine del Reich

E’ noto che la liberazione di Parigi di cui il 25 agosto ricorre l’80°  anniversario è stato un evento-simbolo della seconda guerra mondiale. Perché , così come era avvenuto in altre epoche (nel 1815, nel 1870)  era stata proprio l’occupazione della capitale a sancire la disfatta dell’esercito francese e a creare il mito dell’invincibilità della Germania. Non a caso le foto dei tedeschi sotto l’Arco di Trionfo (emblema delle vittorie di Napoleone) e quella di Hitler davanti alla torre Eiffel fecero il giro del mondo.

Quindi, come una sorta di contrappasso, la liberazione segnò l’irreversibile sconfitta del Reich. Tant’è vero che Hitler, nel suo delirio apocalittico, aveva dato ordine di distruggere completamente la città e di darla alle fiamme.

Eppure, quando a seguito dello sbarco in Normandia, il 19 agosto, scattò l’insurrezione contro l’occupazione nazista, un intervento delle truppe alleate non appariva immediato.   Infatti, per timore che i tedeschi dessero attuazione all’ordine di Hitler e anche per i problemi di approvvigionamenti di milioni di parigini il comando supremo alleato aveva deciso di aggirare la città e di costringere alla resa la guarnigione circondandola.

Ma questo avrebbe  richiesto almeno un mese, forse di più, e l’insurrezione fece  cambiare i piani. A convincere i comandanti americani anche il rischio prospettato da  Charles De Gaulle che gli insorti insediassero a Parigi un governo di sinistra, probabilmente comunista. Fu una mossa vincente[1].  Il generale Dwight Eisenhower convinto dal rischio di una feroce repressione nazista e dalle argomentazioni di De Gaulle ordinò alla  2° divisione corazzata del generale Leclerc l’avanzata su Parigi.

Tutte  le campane della città salutarono dei primi contingenti. Le campane che avevano “taciuto per quattro anni” come spiega  nel film Parigi brucia?  il generale Von Cholitz ai suoi collaboratori allibiti.  Ma la liberazione  non fu indolore. Gli alleati e gli uomini della Resistenza dovettero far fronte a forti sacche di resistenza tedesca con combattimenti strada per strada.

Comunque questo evento  segnò un punto di svolta. Il fatto che la città fosse insorta e che i  primi  ad arrivare in loro aiuto fossero reparti francesi  cancellò nell’opinione pubblica mondiale il ricordo di Vichy.

La sera del 25 agosto dopo la definitiva resa dei tedeschi e dopo la decisione del comandante tedesco Von Cholitz di disubbidire all’ordine di Hitler, De Gaulle, di fronte a una popolazione entusiasta, pronunciò lo storico discorso :  “Paris ! Paris outragé ! Paris brisé ! Paris martyrisé ! Mais Paris libéré ! Libéré par lui-même, libéré par son peuple avec le concours des armées de la France, avec l’appui et le concours de la France tout entière, de la France qui se bat, de la seule France, de la vraie France, de la France éternelle.”  (Parigi oltraggiata! Parigi spezzata, Parigi  martirizzata, ma Parigi liberata! Liberata da sola, dal suo popolo[ con il concorso ]  della  Francia che combatte, dell’unica Francia, della vera Francia, dalla Francia eterna” ).

E nel ricordo di  quell’evento è rimasta l’indescrivibile parata sugli Champs Elysées[2]

Questo è uno dei motivi per cui la Francia si sedette al tavolo dei vincitori. Non era più una nazione sconfitta e umiliata.  Trovò un nuovo orgoglio nazionale.  Così  le fu assegnata una  zona di occupazione della Germania e, annoverata ormai tra i “quattro grandi” ottenne un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu.  E divenne anche una potenza atomica, cosa che all’Italia, nonostante la cobelligeranza e il rovesciamento del fascismo, non fu consentita.

Anche la Francia, sebbene fosse  un Paese alleato  avrebbe dovuto essere sottopposta al governo   dell’AMGOT (Allied Military Government of Occupied Territories,   con competenze su tutta l’amministrazione pubblica  dai trasporti alla giustizia e alla circolazione della moneta[3]  

Ma  De Gaulle con il discorso di Bayeux (14 giugno) si oppose decisamente a questo progetto. In particolare, che le banconote già messe in circolazione in Francia dagli americani erano inaccettabili [4] e  Roosvelt, di fronte anche all’accoglienza entusiastica di questo discorso  accettò che si insediasse il Governo provvisorio francese e che l’AMGOT non divenisse mai operativo. Specie dopo l’altro discorso, quello del 25 agosto con cui  De Gaulle sancì il ruolo della Francia come potenza vincitrice.

E la liberazione di Parigi  grazie all’insurrezione e all’arrivo della divisione Leclerc ebbe un peso notevole nella vicenda.

Quindi i dissidi tra il generale americano  Leonard Gerow che ordinò di fermare le prime incursioni dalla parte di Versailles di cui non era stato informato  e il francese Leclerc  che ignorò tali disposizioni[5]  potrebbero anche   da tentativi di far emergere il ruolo dei francesi o degli americani.

Gli insorti parigini, a corto di munizioni, non avrebbero potuto resistere ancora a lungo contro i tedeschi. Leclerc conosceva la situazione disperata in cui si trovarono gli insorti e con il consenso di De Gaulle, prese l’iniziativa dell’avanzata celere.

Ottenne il risultato concreto della resa dei tedeschi  senza distruzioni e quello d’immagine delle truppe francesi che precedevano l’esercito anglo.-americano.

 Che poi il ritrovato orgoglio nazionale di cui De Gaulle si era fatto interprete sfociasse in una grandeur fuori luogo (come la sua richiesta di annettersi una parte del Piemonte) questa è un’altra storia. Anzi furono manifestazioni antistoriche perché ormai tutto il potere mondiale era in mano agli americani e ai sovietici.

Mi piace comunque pensare che quella del 25 agosto sia stata una notte “magica” in cui il dolore lasciava il posto alla speranza di un mondo nuovo.  A questo proposito Riporto qui un brano del mio romanzo  Samira, di prossima pubblicazione, in cui un giovane italiano si ribella al fascismo e si unisce alla divisione Leclerc.

“Enrico e  Samira ancora abbracciati sussultavano per l’emozione. Sognavano una nuova alba.  Come aveva detto Churchill.  “Non era ancora la fine ma era l’inizio della fine”.  La folla era il delirio …altro che gli applausi orchestrati dai gerarchi fascisti !

Decisero che quella giornata meravigliosa doveva durare tutta la notte. Avevano voglia di correre, di cantare. Arrivarono a Montmartre, in mezzo a una moltitudine inverosimile, salirono la grande scalinata mano nella mano. I marmi della basilica risplendeva[no alla luce della luna e la città, punteggiata da migliaia di luci, si estendeva ai loro piedi a perdita d’occhio. ”


[1] C.De Gaulle, Mémoires de guerre L’unité  Paris   1956  p.292.

[2]   Cfr. A.Beevor – A. Cooper, Paris After the Liberation 1944-1949,  2004, 

[3]  Cfr. François Cochet, Comprendre la Seconde Guerre mondiale: dates, thèmes, noms, Studyrama, 2005.  

[4] Per incidens merita ricordare che in Italia all’emissione  delle  Am-lire  fece seguito la forte svalutazione della nostra moneta. 

[5]  Per questi dissidi si veda  A.Beevor, D-Day. La battaglia che salvò l’Europa,  Rizzoli, 2020,

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