Una selva di libri per salvare la libreria Martelli

Centinaia, centinaia, centinaia: è chiusa via Martelli, dal Duomo a Piazza San Marco, sono assediate le vetrine tristemente vuote di una delle sue storiche culle culturali; stritolate, quasi, dall’abbraccio di quei centinaia e centinaia di ragazzi, adulti, donne, uomini, bambini in braccio o sulle biciclette perché la folla è enorme, e vuole dire ai librai della Martelli che non sono soli, che quel negozio-salotto-dispensatore di sogni scritti è roba della città, è bene di tutti. E che nessuno deve toccare: lo dicono le pagine dei libri amati, letti a voce incrinata dall’emozione di quei centinaia che accorrono quando si tocca il cuore scoperto, umiliato di una città.
Il brusìo è forte, quelle voci che leggono insieme sembrano un vento, il vento che vuole spazzare via ogni dubbio, ogni pensiero, ogni problema di soldi, di commercio, di crisi perché la cultura, dice qualcuno fra un pagina e l’altra, non si può strappare dalle sue sedi, da dove è cresciuta insieme con tutto ciò che c’è intorno.
“Via De’ Martelli senza la libreria Martelli? E che senso ha?” ride Giada Bonaventura, è giovane, neanche vent’anni, ultimo anno di liceo, non ha mai visto la precedente, storica Marzocco, “ma ne ho sentito parlare” aggiunge.
Già, ne ha sentito parlare: come si sente parlare di una storia, di una leggenda che si mantiene viva fra la gente anche grazie a ciò che è venuto dopo, che è cresciuto su quell’eredità di storia che la città non ha mai dimenticato.
Si guardano intorno, i librai della Martelli, quasi increduli loro stessi di trovarsi in mezzo all’abbraccio, all’amore di Firenze: Paola piange, lacrime e singhiozzi, Jacopo non sa dire altro che “Hai visto? Bellissimo!” Stefano commenta: “Magnifico, abbiamo cancellato la disperazione di questi giorni, si lavora per non fare morire la Martelli” un altro ragazzo col cartellino Martelli dice: “Avevamo visto sul web che erano in tanti, ma vederli davvero …”.
Ecco, il segnale risuona per la seconda volta: tutti smettono di leggere e alzano i libri verso il cielo già bruno, acclamando. Un grido corale che vola verso l’alto, sulle righe stampate di quei libri branditi a un tempo come armi e difesa: difesa di Firenze che sulla cultura ha fondato la sua primazia, difesa delle sue umili e indispensabili ancelle, le librerie.
Dentro, oltre quelle vetrine oscurate che sembrano già un lutto, al primo piano da dove si vede la folla, c’è il proprietario, Stefano Bellentani, anche lui quasi incredulo, sembra senza fiato per tutta quella gente che è accorsa all’appello dei librai e che alza i libri verso il cielo.
“Le trattative stanno procedendo – si affretta ad assicurare – il vero problema è l’affitto, un costo insopportabile. Pensare a una libreria più piccola? No, non è proprio proponibile, significherebbe limitare in qualche modo il catalogo e la disponibilità, vale a dire le nostre caratteristiche principali. Ciò che ci serve è un vero  e proprio progetto di rilancio, che deve trovare attenzioni  anche politiche”.
Interviene Barbara Orlandi, Filcams-Cgil: “Stiamo cercando soluzioni, abbiamo anche cominciato a proprorre idee che coinvolgano sia le isitituzioni che i soggetti che possono concorrere a trovare una via d’uscita, un soluzione, anche se non definitiva. Il nostro primo punto è salvaguardare l’occupazione, ma lo scopo è far sì che la Martelli non muoia”.
Fra la gente, brandendo il libro di Napolitano “L’Italia s’è desta” Cecilia Pezza, consigliere comunale di maggioranza, che dice: “Bisognerà rivedere alcune scelte, per esempio in tema di pedonalizzazione, la priorità va ai lavoratori e alla cultura. E serve anche una politica sugli affitti”.

 

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