Ucraina: non è guerra ma invasione

Una parte dell’opinione pubblica si sente equidistante: il caso di Reggio Emilia

Ricapitoliamo: venerdì 24 febbraio per le vie di Reggio Emilia, chiamati ad una pace generica “ad un anno dalla guerra” da parte di Cgil, Arci ed Anpi per citare i capi cordata, c’è stata una fiaccolata che chiede lo stop delle armi in tutto l’Occidente ed il ritorno al dialogo. Grazie, chi non lo vorrebbe. La carovana arcobaleno è riunita nella sigla “Europe for peace”. Nel loro comunicato non c’è la benché minima traccia della richiesta del ritiro dei Russi dall’Ucraina. Né la più pallida condanna degli orrori perpetrati dalla soldataglia sovietica nei confronti dei civili indifesi. La Cisl si è chiamata fuori dai cortei “volemose bene” ed ha ricordato che la terminologia ed i simboli sono importanti. Non è una “guerra” ma un’”invasione” ed a garrire non devono essere stendardi “neneisti” ma i vessilli ucraini.

Sempre il 24 la Comunità ucraina reggiana si è riunita nella chiesa di San Giorgio, sostanzialmente, oltre che per ricordare tutti i civili caduti sotto i colpi dell’artiglieria putiniana, per pregare per i loro soldati al fronte, oltre che per una “pace giusta”. Perché solo una pace “giusta” può essere anche “duratura”. Solo un vago “cessate il fuoco”, per gli Ucraini non significa niente. Ma si va ben oltre: nell’invito alla Messa si legge infatti. “a Dio la comunità ucraina chiede di appoggiare i guerrieri che difendono la loro terra e i loro parenti” così come “di aiutare le persone miserabili che a causa della guerra hanno perso i loro cari e le proprie abitazioni” e “di fermare le intenzioni avverse degli aggressori”.

Domenica 26 poi, in quella piazza Martiri della Resistenza che rappresenta l’emblema reggiano delle vittime di ogni violenza e sopruso, l’Associazione dei Volontari ucraini in Italia, ha tenuto una (contro) manifestazione dai toni e dalla simbologia più marcatamente a favore delle (loro) vittime chiedendo tutto ciò che in questi casi il buon senso democratico e liberale vorrebbe si chiedesse. Una pace giusta e duratura ed il ritiro dei Russi dal loro Paese martoriato. Parlando espressamente di “un anno di Resistenza”. Nella convocazione si parlava di “invasione dell’Ucraina da parte della Russia” aggiungendo “un’aggressione tragica che ha portato nel Paese distruzione, morte, violazione dei diritti e della dignità umana”. Molto, molto ma molto più netto del bla-bla-bla arcobaleno.

L’impressione per usare un eufemismo è dunque che la fiaccolata “neneista” non abbia rappresentato affatto le istanze del popolo vittima ed aggredito. D’altronde a ben leggere tra le sigle che hanno aderito al sit-in Europe for peace ne troviamo una buona parte che hanno nella stessa terminologia nostalgica (in modo del tutto involontario è bene rimarcarlo) i presupposti di quella propaganda putiniana che ha tentato di giustificare il via delle “operazioni”; da “Potere al Popolo” a “Sinistra Italiana”, da “Rifondazione Comunista” al “Coro dell’Armata Rossa di Casa Bettola”. E quando in un conflitto uno contro uno, da uno dei due contendenti non vieni individuato quale suo rappresentante…il finale scrivetelo voi.

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