Dopo una notte di spari, gente in piazza avvolta dalle bandiere, carri armati, esplosioni, morti e feriti, appare fallito il tentativo di colpo di Stato tentato venerdì sera in Turchia, quando, intorno alle 22 i militari hanno occupato i centri nevralgici della Turchia, dall’aeroporto alla sede del partito di governo, dal comando di polizia al quartier generale dell’intelligence al palazzo presidenziale. Lo Stato maggiore dell’esercito turco ha annunciato a sorpresa di aver preso il potere nel Paese «per ristabilire l’ordine democratico e la libertà», ma già alle 2 di notte, a distanza di 4 ore appena dall’annuncio, il premier turco Binali Yildrim ha assicurato: «La situazione è largamente sotto controllo», mentre la tv di Stato, occupata e oscurata dai militari, ha ripreso le trasmissioni. E il presidente Recep Tayyip Erdogan, che era in vacanza sul mar Egeo, scappato inizialmente a bordo di un volo, è tornato ad Istanbul, dove lo aspettava una folla in festa. «Voglio ringraziarvi per quello che avete fatto stanotte a nome mio e della nazione», ha detto all’alba all’esterno dell’aeroporto di Istanbul, attorniato da una folla di migliaia di sostenitori che sventolava bandiere turche e inneggiava ad Allah. «Restiamo insieme — ha aggiunto — una nazione, una bandiera, una patria, uno Stato».
Gli arresti
Secondo il governo (che ha ripreso il controllo dei ponti sul Bosforo a Istanbul, bloccati al momento del golpe) i morti in totale sarebbero 90, 42 solo ad Ankara, 1563 le persone arrestate: lo ha detto il ministro della Giustizia Bekir Bozdag. Sono 17 i poliziotti rimasti uccisi nella sede delle forze speciali della capitale turca, morti anche due dipendenti dell’operatore satellitare Turkstat. Il capo della polizia Celalettin Lekesiz riferisce di 16 golpisti uccisi, 250 finiti in manette. Il responsabile degli Interni Efkan Ala ha reso noto che 29 colonnelli e 5 generali sono stati rimossi dal loro incarico. Liberato nella mattinata di sabato Halusi Akar, capo delle forze armate turche sequestrato dai militari ribelli in una base aerea alla periferia di Ankara durante il tentativo di golpe.
I golpisti come terroristi
«All’interno delle forze armate purtroppo c’era un gruppo di persone che non ha potuto ammettere l’unità della nostra nazione e che si è organizzato in uno stato parallelo», aveva detto in una conferenza stampa notturna: erano le 4.30 in Turchia, le 3.30 in Italia. «Si tratta di un processo che dura da oltre 40 anni, sono riusciti a organizzarsi anche all’interno delle nostre forze armate», ha detto Erdogan, che ha parlato di «tradimento», paragonando i golpisti a «un’organizzazione terroristica» e che ha annunciato che i colpevoli pagheranno «duramente». «Questo Paese ha un governo legittimato dai voti del nostro popolo, ma le persone che non hanno rispetto dei valori democratici, hanno cercato di utilizzare altri mezzi», ha sottolineato Erdogan, lanciando ancora un appello al popolo, «che è in piazza con noi», e a «tutti i militari di alto rango»: «Voi siete figli nostri, nostri soldati, figli di questa nazione: e quindi in quanto soldati, dovete dare una risposta, le armi vi sono state consegnate dalle vostra nazione, e se vi azzardate a puntare le stesse armi contro la nazione, dovrete renderne conto». Ma alcune frange di militari golpisti potrebbero ancora non essere state disinnescate: la Cnn turca è stata occupata e sgomberata dai militari proprio mentre la folla festante sembrava intenta a festeggiare il fallimento del golpe. E una forte esplosione è stata udita all’aeroporto internazionale Ataturk. In una mail diffusa poco dopo le 6 del mattino, i golpisti dichiarano di essere ancora (e «con determinazione») in combattimento, invitando la popolazione a restare in casa. Un’unità dell’esercito turco composta da circa una sessantina di militari ribelli, che aveva occupato nella notte uno dei ponti che uniscono il Bosforo a Istanbul, si è però arresa all’alba alle forze di sicurezza turche. Le immagini sono state riprese in diretta tv. Pressoché in contemporanea, aerei da caccia turchi F16 hanno bombardato i blindati dei golpisti dispiegati nelle vicinanze del palazzo presidenziale, in un quartiere di Ankara. La no fly zone su Ankara per ora resta e qualsiasi velivolo che la violerà, è stato annunciato, sarà abbattuto. «Noi tutti siamo qui, in carica, non lasceremo il Paese in mano ai golpisti», assicura Erdogan.
Cosa è successo?
Non è stato un tentativo pacifico: nel corso di ore concitate, in cui i social network e Internet vengono bloccati, i media internazionali riferiscono colpi di arma da fuoco, esplosioni, carri armati attorno al Parlamento turco e scontri tra militari lealisti al governo e soldati che partecipano al golpe, con 17 poliziotti uccisi nell’assalto compiuto dai militari contro la sede centrale della sicurezza ad Ankara e un elicottero dei militari golpisti abbattuto da un F16. I cittadini sono invitati a rimanere in casa dai militari, ma quando il presidenteErdogan li invita a scendere in piazza, attraverso un videomessaggio inviato attraverso Facetime e trasmesso dalla Cnn turca, le strade deserte si riempiono: i cittadini iniziano a sfilare sul ponte del Bosforo, con la bandiera turca, sia ad Ankara che a Istanbul, e contrastano i golpisti. Sulle dirette Twitter che riescono a superare la censura si vedono scene da guerra civile, e i media raccontano di spari, auto bloccate, un morto, almeno 12 feriti in piazza e molti altri nella sede del Parlamento turco, dove c’erano diversi deputati presenti quando è stata lanciata una bomba contro la sede dell’assemblea.
«Il golpe è fallito»
Alle due del mattino, quando sarebbero già stati arrestati 50 soldati golpisti, fonti dell’intelligence turca (Mit) annunciano che il tentativo di golpe dei militari in Turchia è stato sventato. L’ufficiale Muharrem Kose, secondo quanto riporta l’agenzia turca Anadolu, sarebbe stato identificato come il regista del tentativo di colpo di Stato in atto in queste ore in Turchia. Kose era stato rimosso nel marzo scorso dallo staff dello Stato maggiore turco. Anche il ministro degli Interni turco Efkan Ala dichiara poco dopo che il colpo di Stato è stato «sventato» e i «golpisti sono stati arrestati». Una conferma arriva dalla tv di Stato, che riprende le trasmissioni dopo 4 ore di stop. Lo staff ha raccontato di essere stato preso in ostaggio dai cospiratori.
L’appello di Erdogan: «Scendete in piazza»
Il presidente turco Erdogan, che era «al sicuro» sulla costa turca, a Marmaris, ha cercato di fuggire in volo nelle ore complicate dell’assedio: i media americani lo hanno prima dato in volo verso la Germania, poi verso Londra. Ma poco dopo le 2.20, quando ormai il colpo di Stato è dato per sventato, la Cnn Turk annuncia che è atterrato a Istanbul. Prima di mettersi in volo, Erdogan era riuscito a lanciare il suo messaggio alla nazione: «Sono ancora il presidente della Turchia, resistete», aveva detto il presidente, condannando il colpo di Stato come «un atto incoraggiato da una struttura parallela. Scendete in piazza per dare una risposta al tentativo di rivolta», aveva chiesto Erdogan rivolgendosi ai cittadini mentre era in corso il secondo raid degli elicotteri e degli aerei militari. «Chi ha tentato questo colpo di Stato pagherà un duro prezzo, nei tribunali», aveva annunciato Erdogan, promettendo: «Noi lo supereremo in brevissimo tempo».
La forza contro la forza
Altrettanto dura era stata la reazione del premier turco, Binali Yildirim: «Le nostre forze useranno la forza contro la forza». «Faremo tutto il possibile perché prevalga la democrazia. Il colpo di Stato non riuscirà e i responsabili saranno puniti» aveva aggiunto Yildirim. I responsabili del colpo di Stato «pagheranno il prezzo più alto», aveva detto il primo ministro. Intanto F16 ed elicotteri sorvolavano Ankara mentre due ponti sul Bosforo venivano chiusi. Immagini trasmesse da Cnn Turk mostravano i blocchi allestiti con carri armati, camion militari e soldati armati sui ponti che collegano la parte asiatica con la parte orientale della città. Mentre erano in corso conflitti a fuoco tra polizia e militari, l’esercito aveva proclamato la legge marziale e il coprifuoco. Colpi di arma da fuoco erano stati sentiti nei pressi del palazzo presidenziale e in piazza Taksim, nella zona europa di Istanbul. Nell’edificio che ospita la tv di stato Trt ad Ankara era stata sentita «un’esplosione».
(da Corsera)