Firenze – La delibera 40 è approvata. Sono le 20 e 04 di lunedì 2 ottobre. Il consiglio comunale di Firenze ha detto sì allo stop degli affitti brevi turistici con 24 sì, 3 contrari, presenti non votanti 7.
Una legge che stana tutti, come dice il consigliere comunale Enrico Conti, “preserva il bene comune e non la rendita”, sottolinea nelle ultime dichiarazioni di voto, prima del pronunciamento. Speranze di un cambio radicale delle politiche abitative, ad ampio raggio, le aspettative del gruppo di Spc. In sintesi, la delibera prevede che è possibile utilizzare il proprio alloggio per un affitto turistico breve solo fuori dal centro storico di Firenze, ma anche l’azzeramento dell’Imu seconda casa per tre anni a tutti i proprietari che convertiranno l’uso di residenza temporanea all’affitto lungo.
Il pomeriggio inizia in salita, con mozione d’ordine di FdI, che richiede di rinviare la delibera n.40 con cui il sindaco Dario Nardella e la giunta cercano di gestire la gentrificazione dilagante dovuta allo tsunami degli affitti brevi. Draghi chiede di sospendere la delibera di almeno due mesi, motivando la richiesta con la necessità di osservare l’attesa della legge in merito, che si sta discutendo in Parlamento (conosciuta come legge Santanchè). Ovviamente, respinta.
Solo il tempo di tirare il respiro, e comincia a parlare il sindaco Nardella, che illustra la delibera, “uno degli atti più importanti” cui è chiamata la giunta. “Una richiesta di aiuto che ci è giunta dalle imprese dalle famiglie, dagli studenti, dagli anziani – dice – Un atto che rappresenta per noi un dovere di responsabilità per interventire dove, finora, i governi non sono intervenuti. Manca in Italia, unico paese europeo, una misura legislativa che consenta agli amministratori locali di gestire il fenomeno”.
“Stiamo parlando di un fenomeno apparso nei primi anni del 2000, con il carattere della sharing economy – continua il sindaco – Nel corso del tempo, il fenomeno ha completamente smarrito la sua vocazione, diventando una forma di sfruttamento economico delle abitazioni civili, in particolare nelle città d’arte. Il dibattito è diffuso ovunque. In alcune nazioni, le legislazioni sono intervenute tempestivamente, per salvare la sostenibilità economico sociale del sistema, Francia, Olanda, Portogllo, Spagna, Olanda, il tratto comune è che si riconoscono alle amministrazioni locali strumenti per gestire il fenomeno. Da ultimo, anche la città di New York, in cui è stato adottato un provvedimento molto incisivo. che riporta il fenomeno alla sharing econmy: chi vuole affittare i propri appartamenti, deve farlo condividendo gli alloggi con i turisti. In Italia, la domanda abitativa turistica è entrata in conflitto con la domanda abitativa residenziale. Un enorme numero di abitaizoni civili è entrato nel circolo del turismo”.
I dati, eccoli. Nel 2016 erano poco meno di 6.000, gli appartamenti inseriti su Airbnb, oggi ne abbiamo quasi 14.378. In questo lasso di tempo, il costo medio dei canoni mensili per le locazioni ordinarie (residenziali) è aumentato del 42%, passando dai 13,4 €/mq del 2016 ai 19 €/mq dello scorso agosto. Solo nell’ultimo anno, l’aumento è stato del 15,1%. “Significa pagare – dice Nardella – per una singola stanza, almeno 500 € al mese. Si è poi avuta una escalation dopo il Covid, quando la forza attrattiva delle piattaforme online e l’assenza di regole, unica alla redditività altissima dello sfruttamento turistico dell’alloggio privato, ha portato a questa situazione”.
Il 20% degli alloggi, a Firenze, è entrato nel circolo del turismo “breve”. Ciò ha spalancato la porta alla gravissima crisi abitativa, richiama alla mente Nardella: “Il diritto alla casa è fondamentale e gli enti locali devono agire. Non ci siamo voltati dall’altra parte, l’emergenza abitativa non è solo dello stato centrale: siamo stati la prima amministrazione comunale a chiedere allo stato un intervento sulla materia. Lo facciamo sin dal governo Conte. Non ci interessa la parte politica. Ad oggi, l’unica risposta, e non capiamo come mai, è la risposta alla città di Venezia”. Il sindaco ricorda la proposta normativa fiorentina a livello nazionale, la proposta di legge di iniziativa popolare, che è stata purtroppo messa da parte con la fine della legislatura. “L’abbiamo ripresa e nella legislatura attuale l’abbiamo recapitata ai nostri palramentari, che voglio ringraziare. Tuttavia, ancora nulla è successo, ma nel tempo siamo riusicti a creare un fronte compatto con i sindaci italiani. Lo scorso 4 aprile abbiamo invitato gli stakeholders, abbiamo chiamato la società civile”.
Continua Nardella: “Grazie alla compattezza di tutti i Comuni, siamo riusciti a portare il tema nel dibattito pubblico nazionale. La Ministra a maggio scorso, ha annunciato un decreto sulle locazioni turistiche, suggerito con l’Anci una normativa flessibile. L’obiettivo non è bloccare o criminalizzare un’attività economica assolutamente legittima, è fondamentale però che si riesca a garanire equilibrio fra offerta abitativa turistica e residenziale, eliminando gli effetti distorsivi sul mercato immobiliare. A fine maggio, la bozza è stato deludente. Il minimum stay, due notti, è insufficiente. La permanenza media a Firenze è di 2,9 notti. L’obiettivo non può essere quello di salvaguardare i fine settimana. La nostra posizione è stata condivisa dalle imprese del turistico-ricettivo, che hanno normativa, controlli, fisco molto pesanti, e costo del lavoro alto per offrire un servizio standanrdizzato di livello. Noi sindaci abbiamo proposto un criterio semplice, in prima battuta una zonizzazione, dove poter limitare l’utilizzazione di alloggi privati a scopo di affitto breve turistico”.
La seconda bozza di decreto, accoglie l’abbassamento di soglia di imprenditorialità da 4 a 2 appartmenti. “Una cosa positiva, che però non risolve nè l’abbassamento del costo degli affitti nè l’equilibrio fra reisdenze e turistici. La materia è complicata, la proprietà privata è sacra, ma devono esserci regolamentazioni”.
I dati fioccano. “L’ISTAT [report su “Emergenza abitativa” del settembre 2022, riferito a dati del 2021], fa emergere che le spese per la casa (comprensive, dunque, non solo dei canoni di affitto, ma anche di utenze e ogni altro costo accessorio) sono sostenibili se si attestano, al massimo, sul 40% del reddito disponibile”.
“Leggo questi dati e penso, innanzitutto, ai più giovani. A Firenze e provincia, gli under 35 guadagnano in media meno di 20.000 € lordi annui. Significa non potersi permettere, ancora a 35 anni, un monolocale di 30 mq. È questo quello che vogliamo? “, chiede il sindaco.
Nell’area UNESCO, che rappresenta appena il 5% del territorio comunale, si concentra quasi il 75% degli appartamenti destinati a locazione breve. Un dato che certifica nero su bianco, che il centro storico fiorentino diventa sempre più un albergo diffuso. “Non voglio dire che lo spopolamento dei centri storici sia un fenomeno legato esclusivamente alla diffusione delle locazioni brevi. Negli ultimi trent’anni, i nuovi assetti urbanistici, l’introduzione delle ZTL, hanno spinto (non solo a Firenze, ma in tutta Italia) una parte dei residenti al di fuori dei centri storici.Ma è innegabile che la conversione di un numero sempre maggiore di appartamenti a locazioni turistiche abbia impresso negli ultimi anni un’accelerata anomala e incontrollata al fenomeno”.
Sfratti, anche questo un altro aspetto richiamato dal sindaco. Sfratti che, ricorda Nardella, non son dovuti alla morosità, bensì alla finista locazione. Perché? Fuori i residenti veri, dentro i turisti, più redditizi e “veloci”.
“La cronaca degli ultimi anni è piena di testimonianze di chi ancora risiede in centro, 40 mila fiorentini: non si lamentano della ZTL, ma per essersi trovati, d’un tratto, a vivere in “condomìni-alberghi” (spese aumentate anche del 30%, biancheria sporca ovunque, bivacchi, schiamazzi, citofonate alle ore più improbabili da turisti che chiedono assistenza ai condomini come se si trattasse di personale alberghiero…)”.
E la tutela della proprietà privata nella sua interezza? “In molti hanno denunciato inammissibili limitazioni della proprietà privata, forse non sapendo che è proprio la nostra Costituzione, all’art. 42, a prescrivere che il diritto di proprietà sia assoggettato ai limiti che ne assicurino “la funzione sociale”. L’art 9 stabilisce che la Repubblica deve tutelare il patrimonio storico e artistico della Nazione. E i centri storici non lo sono?”.
“Apriremo una breccia rispetto alla quale nessuno può voltarsi dall’altra parte. Da Firenze, con umiltà e determinazione. L’unica cosa che non vogliamo e non possiamo fare,è stare a guardare”, conclude il sindaco.
Ed è da Italia Viva che giunge, come previsto, la bordata più forte. E’ un lungo elenco di criticità, dalla natura politica del provvedimento, dalla natura legittima e anche economica del sistema affitti brevi, addirittura citando (Felleca) il “capitalismo dal volto umano” dei fondatori di Airbnb, accusando il comune di cercare solo di “mungere” le piattaforme. La capogruppo Dardano invece sottolinea l’aspetto di creazione di rendita della norma, e della valroizzazione cui vanno incontro gli immobili che sono stati in fretta registrati come possibili luoghi di affitti brevi.Si creerà una bolla immobiliare gravissima, dice la capogruppo di IV Dardano.
Lega, Bussolin si occupa del tema dell’emergenza abitativa, dicendo che non esiste la connessione con gli affitti brevi. “La proprietà privata è sacra, e non sta al sindaco Nardella decidere come si deve affittare. Scopro che lei è diventato più populista dei populisti, lei giusitifica vent’anni di inattività delle giunte comunali sulla questione casa”.
Difendere la proprietà privata? Sì, ma solo di alcuni, dice Antonella Bundu, Spc. “Pensiamo ai costi, ripartiti in modo iniquo fra residenti e turisti. Va creata una sottocategoria del residenziale, l’indagine di Sunia e Progetto Firenze basati sullo sportello aperto a giugno, su 300 immobili censiti, oltre il 50% è dedicato ai turisti. I costi degli ascensori, delle pozze bologiche, dei rifiuti a livello cittadino, ledono la proprietà privata, dei residenti però. La tutela va alla proprietà privata, bene, ma anche dei residenti. Inserendo la categoria di destinazione d’uso, si evita anche la valorizzazione della rendita” Si continua, fra accuse di mettere in campo un atto del tutto politico (Cellai) e giuridicamente poco resistente, e via via tutti iconsiglieri, di tutti gli schieramenti politici, intervengono. Nuova replica del sindaco, dichiarazioni di voto e via. La delibera passa, chissà se anche lo “strappo” di IV passerà.
Arriva in brevissimo tempo i commento della Cgil Firenze: “Un primo passo nella direzione giusta, ora è necessario che la Regione approvi una legge che consenta ai Comuni interventi sistemici nella regolamentazione della questione, in maniera organica e non solo limitata all’area Unesco”.