
Roberto Fieschi
Modi di dire. Alcuni sono usati a proposito, anche se chi li usa in genere non ne conosce il reale significato.
Ad esempio, Quadratura del cerchio o, più sinteticamente, quadra. Senza offesa, non penso che Umberto Bossi sappia che il problema è stato risolto da Archimede (287-212 a.C.), il più grande matematico dell’antichità; e forse neanche suo figlio, nonostante abbia superato recentemente gli esami di maturità.
Quadratura del cerchio significa in realtà esprimere la superficie di un cerchio in funzione del suo raggio r; a scuola ci hanno insegnato che la superficie S è data dal quadrato del raggio per 3,14. Questo magico 3,14 è in realtà una approssimazione del famoso numero pi greco (π), che è un numero irrazionale, anzi trascendente e non può essere espresso con un numero finito di cifre decimali, come i numeri che normalmente usiamo. Il 2 agosto 2010 Shigeru Kondo calcolò il pi greco con ben 5 000 000 000 000 di cifre (5 000 miliardi) in 90 giorni di calcolo. Le prime 64 cifre sono: 3,14159 26535 89793 23846 26433 83279 50288 41971 69399 37510 58209 74944 592…; nelle prime tre cifre ritroviamo il nostro 3,14 dei giorni di scuola.
Non sono riuscito a sapere che utilità abbia questo tipo di calcolo, comunque immagino che per fare la quadra fra le esigenze della Lega e quelle del Pdl non occorra una precisione di questo genere.
Un secondo esempio: si legge spesso che una crescita (del Pil, della produzione, delle esportazioni, ecc., non di quelli italiani purtroppo) è esponenziale. In genere si intende dire semplicemente che si tratta di una crescita rapida, impetuosa, e fin qui va bene. Ma esponenziale ha un significato più preciso: se il parametro considerato al momento iniziale vale 1 e dopo una unità di tempo (per esempio un anno) vale 2, la crescita esponenziale implica che dopo due anni sarà 4, dopo tre anni sarà 8, (….) dopo 10 anni ben 1024. Questa crescita esponenziale, per esempio, è quella che si osserva in una coltura cellulare (se il nutrimento è sufficiente); naturalmente in questo caso il tempo di duplicazione è inferiore all’anno.
In una crescita lineare si avrebbe invece questa sequenza: 1, 2, 3, 4, ….; forse sarebbe più appropriato usare questo termine, ma è meno suggestivo.
Terzo esempio: si sente spesso dire: è nel suo Dna, o qualcosa di analogo. Ma quanti sanno cos’è il Dna? E’ un lungo e sottile polimero organico che contiene le informazioni necessarie alla biosintesi delle proteine e si trova nel nucleo di ogni cellula di ogni organismo vivente. Ogni cellula umana contiene 2 metri di Dna. Nel Dna risiede l’informazione genetica (i geni), che determina le caratteristiche di ogni organismo; i geni sono le singole istruzioni; il genoma umano ne contiene circa 40 000 ( o forse solo 25000, non sono sicuro). Quindi l’espressione non è del tutto inappropriata.
Non dobbiamo meravigliarci della diffusa ignoranza su questa, che è una delle maggiori scoperte del secolo passato: una inchiesta di anni fa ha mostrato che solo due persone su tre sono consapevoli del fatto che i geni sono una caratteristica di tutti gli esseri viventi e non solo degli Ogm, mentre una persona su due crede che mangiando Ogm venga alterato il proprio Dna.
Altri modi di dire più semplici.
Come dire, oppure diciamo. Non significano nulla e vengono usati quasi solo come inutile riempitivo di un discorso. Ho letto che in una piccola aziende fu proposto al personale di versare in una cassa comune un euro per ogni volta che si diceva come dire; in una settimana fu raccolta una somma sufficiente per organizzare una cena per tutti i dipendenti. Se Gad Lerner – la cui trasmissione seguo e ammiro – si sottoponesse a questa prova, in due serate sarebbe ridotto sul lastrico.
Negli anni Settanta l’equivalente era il cioè no, molto meno elegante ma altrettanto superfluo.
Senta è molto spesso l’incipit della risposta alla domanda di un intervistatore. E’ ovvio che l’intervistatore sente, proprio per questo è stata posta la domanda. In alternativa alcuni iniziano con guardi. Si usa la terza persona singolare dell’imperativo presente, ma non si tratta in realtà di un imperativo; sono garbati inviti, ma pleonastici. (In altre lingue, e sempre ad inizio discorso: il well inglese, altrettanto inutile, ed il pues spagnolo che, anche letteralmente, non significa assolutamente nulla).
E’ invece caduto in disuso il mi consenta lanciato da Berlusconi, ma presto da lui stesso abbandonato perché si prestava a sfottiture.
Un termine usato a sproposito è il logicamente, introdotto a caso in un discorso dove la logica è carente. L’ho ascoltato ripetutamente nell’ultimo discorso di Bossi a Pontida: pazienza, non fa danno.
Per ora non me ne viene in mente altre; forse, se qualcuno mi legge, potrebbe aiutarmi.