Sfratti e sociale, Cobas: “Distinzione giusta, ma senza case non funziona”

Firenze – Nell’infuocato dibattito che si sta riaprendo, dopo le interrogazioni dei consiglieri Grassi e Amato e la risposta dell’assessore Funaro della settimana scorsa, e dopo le iniziative messe in atto nei giorni scorsi da parte del Movimento per la Casa,  sulla “blindatura” dei due settori da parte dell’amministrazione, si segnala un intervento dei Cobas che puntualizza quello che, secondo loro, è il vero nodo della questione.

Se da parte dell’assessora alla casa Sara Funaro la precisazione riguarda il fatto che al momento ci si trova in una “riorganizzazione in atto  del servizio in cui c’è una domanda forte” per cui “la Direzione Servizi sociali deve indicare un monitoraggio attento e adeguato a seconda delle problematiche e delle necessità delle persone”, da parte dei Cobas la questione viene affrontato partendo dal presupposto che “la distinzione fra emergenza abitativa e sicurezza sociale è sacrosanta”. Infatti, ricordano i Cobas, negli anni scorsi ci sono stati innumerevoli casi in cui le famiglie in difficoltà, smembrate fa madre e figli da un lato e padre dall’altro, venivano “parcheggiate” in strutture (in realtà, i padri solitamente venivano avviati all’Albergo Popolare per una soluzione transitoria e spesso di breve periodo), con un grosso costo per la comunità e senza per questo riuscire a spezzare il girone infernale dell’esclusione sociale. Perciò la decisione di separare i due settori, secondo i Cobas, non può essere che sacrosanta.

Può … o potrebbe. Infatti per essere veramente agibile, questa soluzione abbisognerebbe, da parte dell’amministrazione, di un potenziamento dell’ufficio casa stesso, che si ritrova a smaltire una serie ancora più complessa di richieste. ln concreto, ciò significa che l’ufficio casa per potere svolgere appieno il suo ruolo, dovrebbe avere in primo luogo case e soldi. Proprio ciò che manca, nell’uno e nell’altro caso. Perciò, il vero problema non è la distinzione giustissima fra i due settori, fanno sapere dai Cobas, ma che a quella decisione mancano gli strumenti per porla in essere. Il che significa, alla fine, che la decisione è giusta ma non funziona, almeno in mancanza di alloggi e in penuria di soldi. Tanto più, concludono dal sindacato, che “addirittura si vendono le case utilizzate da anni per l’Erp”, diminunedo ancora il patrimonio abitativo pubblico.

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