Tre settimane fa ho scritto dell’anniversario del primo test nucleare; ora vale la pena di ricordare i drammatici avvenimenti che ne seguirono.
Hiroshima e Nagasaki
All’isola di Tinian Little Boy, la bomba all’uranio, era pronta il 31 luglio. Gli equipaggi dei B-29 avevano già compiuto varie esercitazioni e si attendevano solo le previsioni meteorologiche. Prima della partenza, la notte fra il 5 e il 6 agosto, un cappellano protestante pronunciò davanti all’equipaggio prescelto una breve preghiera d’invocazione al Padre Onnipotente. Alle 7.30 del giorno 6 agosto l’aereo comandato da Tibbets, giunto in prossimità di Hiroshima prese quota per ridurre l’impatto con l’onda d’urto. Little Boy esplose a un’altezza di seicento metri sopra la città poco dopo le 8 (ora di Hiroshima). La potenza della bomba di Hiroshima, che era equivalente a quella di circa 13.000 tonnellate di tritolo, uccise circa 68.000 persone e ne ferì circa 76.000.
Con queste parole il presidente Harry Truman, succeduto a Roosevelt da appena quattro mesi, lo stesso giorno annunciò al mondo l’avvenimento: Sedici ore fa un aeroplano ha sganciato una bomba su Hiroshima …. Questa bomba utilizzava la potenza fondamentale dell’universo. La forza dalla quale il sole deriva la sua potenza è stata scaricata contro coloro che hanno portato la guerra in Estremo Oriente.
Fat Man, la bomba al plutonio, avrebbe dovuto essere pronta per l’11, ma i lavori furono accelerati in modo da essere pronti per il 9, giorno in cui si prevedeva tempo buono. L’obiettivo prescelto, Kokura, era poco visibile a causa di nuvole basse, quindi il B-29 proseguì per Nagasaki, dove la bomba fu sganciata ed esplose, con una potenza di ventidue kilotoni, alle 11 del mattino. Uccise circa 38.000 persone e ne ferì circa 21.000. Sul perché di questo anticipo, che comportò fasi di frenetica attività per la messa a punto della bomba, pesano ancora oggi molti interrogativi, e una delle ipotesi più agghiaccianti è che se il Giappone si fosse arreso la bomba non avrebbe potuto essere sganciata.

Diversamente da quanto si crede, non più del 2% delle vittime è morto per effetto delle radiazioni, non perché le radiazioni siano innocue, ma perché anche chi ne aveva ricevuto dosi letali è morto per il calore e per gli effetti meccanici.
Un nuovo messaggio di Truman, lo stesso giorno: Ringraziamo Dio che la bomba atomica l’abbiamo noi, invece dei nostri nemici, e preghiamo Dio che ci guidi a usarla nel Suo modo e secondo i Suoi propositi.
Nel suo Diario di Hiroshima il medico giapponese Michihito Hachiya ha scritto: Era molto presto; la mattinata era tranquilla, calma e bella. Le foglie luccicavano, riflettendo i raggi del sole da un cielo terso e contrastavano gradevolmente con le ombre del mio giardino ….
Improvvisamente un violento colpo di luce mi atterrì, e poi ancora un altro …. Le ombre del giardino scomparvero. Dove un momento prima era chiaro e soleggiato ora c’era il buio e la caligine …. Mi resi conto che ero completamente nudo.
Toshie Fujino, che perse il figlio, scrisse: Da quel giorno non ho mai mancato di contemplare il cielo stellato. Mi pareva che lo spirito di Hirohisa, dei compagni di scuola che morirono con lui, degli innumerevoli abitanti di Hiroshima che morirono in quel giorno, tutti fossero saliti al cielo e trasformati in polvere di stelle.

E il sindaco di Hiroshima disse in seguito: Noi, cittadini di Hiroshima, prevediamo con lucidità l’estinzione dell’umanità e la fine della civiltà qualora il mondo fosse travolto da una guerra nucleare. Dunque noi abbiamo promesso di mettere da parte le nostre angosce e i nostri rancori e di implorare i popoli del mondo perché aboliscano le armi e rinuncino alla guerra, in modo che la tragedia di Hiroshima non si ripeta più.
Il 10 agosto il Giappone offrì di arrendersi alla condizione che l’autorità dell’Imperatore non fosse messa in discussione. Il 13 un grande raid aereo rovesciò sul Giappone cinquemila tonnellate di bombe esplosive e incendiarie. Nella notte fra il 13 e il 14 l’Imperatore accettò le condizioni di resa e lo comunicò al suo popolo il 15 agosto: “Inoltre il nemico ha incominciato ad usare una bomba nuova e crudele, la cui potenza distruttiva è incalcolabile.”, disse Hirohito nel suo proclama.
Dai documenti risulta che il Giappone probabilmente si sarebbe arreso anche se le bombe atomiche non fossero state impiegate. Certamente fu del tutto inutile la seconda.
Dopo la fine della guerra William Pollard che aveva collaborato al progetto Manhattan, e che in seguito era diventato vescovo, disse: “Hiroshima sta diventando un mito profondamente immerso nella psiche di tutti i popoli della Terra (..). Nella dimensione sacra i fatti storici gradualmente assumono la stabilità del mito, mentre nella dimensione profana essi perdono gradualmente la loro presa sulla gente e diventano semplicemente materia per gli storici. Questo è il destino di Hiroshima: trasformarsi in un mito universale profondamente affondato nel tempo sacro di tutti i popoli della Terra; il simbolo della loro convinzione che non si deve permettere una guerra nucleare”.
Nel 1950 Blackett scrisse, lucidamente: “Dobbiamo dunque concluderne che il lancio delle bombe atomiche, piuttosto che l’ultima azione militare della seconda guerra mondiale, è stato in realtà la prima grande operazione della guerra fredda diplomatica contro la Russia (..). [Gli scienziati atomici] compresero che il loro lavoro era stato sfruttato per architettare una vittoria diplomatica, in previsione di una politica di potenza nel mondo nell’immediato dopoguerra, e non per risparmiare vite americane; questa rivelazione risultò per molti troppo sgradevole per venir coscientemente ammessa.”