Firenze – Airbnb ha lanciato in questi giorni, ripresa da svariati organi di informazione cittadina, alcuni dati circa l’attività fiorentina che rimetterebbero in luce uno degli assunti fondamentali che la piattaforma di affitti turistici brevi pone alle basi del suo operare, ovvero che l’affitto turistico breve sia uno dei passi economici più significativi per i piccoli proprietari per difendersi dal caro vita e dall’impoverimento del ceto medio e popolare.
Insomma, contro il carovita e la spirale inflazionistica, il ceto medio e le fasce popolari, con la casetta dei genitori o dei nonni, o quella comprata a forza di sacrifici, riuscirebbero (o tenterebbero) di contrapporre la “diga” dell’affitto breve turistico all’impoverimento. Il sunto sarebbe: non lamentiamoci se il piccolo proprietario decide di togliere il suo immobile dal giro degli affitti residenziali alle famiglie, dal momento che vi è costretto sia dal caro vita, che impone redditi certi e massimizzati, sia dal disturbante iter delle procedure di sfratto, che possono bloccare un immobile, pur configurandosi la morosità, anche per un anno, dal momento che vi è costretto per cause di forza maggiore.
Del resto, la piattaforma mette in luce alcuni dati significativi: il 51% degli hot ha detto che i soldi dell’affitto servono per bisogni primari, dalla spesa alimentare a bollette, ad altre spese quotidiane. Il 60% dichiara di aver riversato i guadagni da affitti turistici in lavori di manutenzione, ristrutturazione e rinnovo arredo della casa in cui vive; il 45% lo gira direttamente per pagarsi il mutuo o l’affitto (a sua volta); il 27% lo utilizza come banchisa di tutela contro crisi e caro vita.
La versione dell’affitto turistico come ultima barriera contro l’impoverimento del ceto medio, non convince i sindacati. “Siamo davvero disposti ad accettare il’racconto’ di una modalità salva bilanci delle famiglie; siamo disposti a derubricare a welfare familiare il ricorso ad affittare a turisti le proprie abitazioni ? – dice la segretaria toscana del Sunia Laura Grandi – No, noi non ci stiamo e non siamo disponibili ad assistere silenti a questo fenomeno che sta distruggendo definitivamente il mercato delle locazioni a Firenze. Non è esente nessuno dagli effetti tossici degli affitti brevi: lavoratori, pensionati, studenti fuori sede, famiglie a redditi medio bassi. Un partito trasversale di persone che non hanno più risposte da un mercato impazzito, ormai caratterizzato da affitti altissimi e scarse abitazioni a disposizione dei non turisti”.
Ma c’è un altro tema sensibile, come rappresenta sia il Sunia, che Progetto Firenze, che hanno sottoscritto all’unisono in almeno due occasioni, una lettera inviata all’attenzione del sindaco e dell’amministrazione comunale, in cui, oltre a norme di regolamentazione degli affitti turistici (che comunque, qualsivoglia siano i motivi che spingono una grande fetta dei fiorentini a ricorrere a questa forma di investimento, direttamente o attraverso agenzie hanno perlomeno l’indubbio effetto di drogare il mercato degli affitti e sottrarre alloggi alla richiesta sempre più forte di case che proviene dai cittadini) chiedono anche e in primo luogo la certezza dei dati: ovvero, un data base pubblico e facilmente accessibile, che consenta al cittadino di comprendere la reale espansione del fenomeno in città.
Se si accede ora alla rete comunale, le più recenti statistiche del turismo pubblicate sono datate dicembre 2021. Il dubbio è che da allora le cose si siano velocemente modificate: a dicembre scorso oltre la metà dei 73.830 posti letto a disposizione dei turisti nel Comune di Firenze faceva capo alla ricettività extralberghiera (40,088 letti, 54% del totale) e tra questi ben 17,749 posti letto (24% del totale) erano già ascritti a 4157 attività di locazione turistica, auto-dichiarate come non imprenditoriali.
Ma nei primi giorni del gennaio 2022, Insideairbnb.com pubblicava sul sito la mappatura di 10,234 annunci, il 77% dei quali riguardavano l’affitto d’interi appartamenti, pubblicati in oltre il 64% dei casi da host che sulla stessa piattaforma hanno inserzioni per più di un’immobile (fino a un massimo di 172 per un singolo inserzionista). Ancora, gli ultimi dati aggiornati a settembre 2022 pubblicati da insideairbnb.com, rivela che il totale degli annunci è salito a 11,138, di cui oltre il 78% per interi appartamenti e facenti capo nel 65,7% dei casi a host con più inserzioni, addirittura più di 10 nel 24% dei casi.
L’importanza della questione emerge dalle parole di Grazia Galli, Progetto Firenze, che spiega: “Certamente a Firenze ci sono ancora situazioni in cui ci sono ancora piccoli proprietari che si “difendono” dal carovita e dall’erosione del reddito con la casa di famiglia, ma dalle analisi di insideairbnb parrebbero decisamente minoritarie. Ma ciò resta incomprensibile è l’apparente inazione dell’Amministrazione comunale e metropolitana rispetto alla necessità di ottenere un censimento accurato del numero e della distribuzione territoriale di questa tipologia di attività, la cui crescita senza regole sta pesantemente impattando il mercato immobiliare dell’intero territorio fiorentino rendendolo impraticabile per un numero crescente di famiglie, lavoratori e studenti.
Comuni come Venezia o Siena, hanno da tempo reso pubblici i dati di cui dispongono in mappe ben visibili sui siti istituzionali, mentre altri si stanno organizzando per farlo. Ci auguriamo che presto anche il Comune di Firenze decida di muoversi in questa direzione, magari aprendo una collaborazione con insideairbnb, che annovera tra i suoi collaboratori anche docenti di prestigiose università del nostro Paese”.