Firenze – Erano già in crisi su tutti i fronti: status, immagine, rappresentanza. Ma ora a “delegittimare” il loro sapere ci si è messo anche il web. E’ questo il quadro che emerge al convegno “Professioni e Ordini fra etica, deontologia e liberalizzazioni” organizzato dall’Ordine dei giornalisti in collaborazione con la Camera di commercio e altri 16 ordini professionali.
Da qui è uscito l’impegno ad un Tavolo di confronto permanente con la Regione per valorizzare le professioni e una richiesta forte all’Esecutivo di una moratoria dei tagli all’editoria, che in questo momento provocherebbero una vera e propria desertificazione fra le piccole testate locali già in grande sofferenza.
In cifre in Italia i professionisti iscritti agli ordini sono circa 2,3 milioni, mentre in Toscana, dove esiste una concentrazione particolarmente numerosa, rappresentano quasi il 10% del mercato del lavoro e producono un po’ meno di un quarto del Pil regionale. Oggi questa nutrita schiera di giornalisti, avvocati, commercialisti, geometri che già fatica a garantirsi equi compensi e trovare spazi di mercato è pure oggetto del fuoco incrociato di chi minaccia abolizione degli Ordini e liberalizzazione totale. Ma cosa accadrebbe ai professionisti e agli utenti stessi, in un mondo in cui nessuno vigila più su formazione, deontologia, correttezza dei rapporti, si sono chiesti gli esponenti degli Ordini professionali?
“In questi anni c’è una crescita costante dei professionisti legata all’aumento dei livelli dell’istruzione, ma questo ha portato anche ad una polarizzazione”, dice Franca Alacevich, docente di sociologia dei processi economici e del lavoro all’università di Firenze. Una quota significativa di professionisti oggi vive ai margini del mercato, con bassi redditi, in una condizione che ha eroso l’immagine delle categorie professionali e ha reso più complesso il ruolo degli Ordini. “E’ mutata anche la domanda sociale verso i professionisti”.
Ciascuno di noi può ricorrere al web cercando da solo le proprie risposte, togliendo implicitamente valore al “sapere” professionale. Eppure i professionisti resistono. In varie indagini mostrano una forte dimensione etica, valore, senso nel proprio operare. E cercano in varie forme di dare risposte a problemi sempre mutevoli associandosi, specializzandosi, insomma creando innovazione. E gli ordini professionali? Hanno una funzione essenziale nel garantire la qualità e la regolamentazione della professione. “Ma potrebbero svolgere un ruolo maggiore come promotori di cambiamento e innovazione”.
“Nell’esercizio di una professione non c’è solo l’aspettativa del singolo” sostiene la presidente della Corte d’Appello di Firenze, Margherita Cassano. La garanzia che questa venga svolta al meglio è interesse sociale: questo è il ruolo degli Ordini. Di più, l’Ordine professionale è un organismo ineliminabile in cui lo Stato riconosce i corpi intermedi come parte essenziale del proprio ordinamento. “Oggi è sempre più ricorrente la tentazione di ridurre l’assetto dello Stato al rapporto fra istituzioni e singoli. Non è così. Questa lettura non è consentita dall’articolo 2 della Costituzione, ma soprattutto è anacronistica e antistorica”. Perché nega il ruolo delle organizzazioni intermedie in una società sempre più complessa.