La Dichiarazione in 45 punti del 18 dicembre 2023, firmata dal Card. Victor Manuel Fernandez, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, da Mons. Armando Matteo e da Papa Francesco “ex Audientia” – nella forma del “Rescriptum”, come da art. 74 del Codice Canonico – intitolata “Fiducia supplicans – sul senso pastorale delle benedizioni”, prevede “le benedizioni di coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso sesso”. La stampa ha già reso largamente conto delle reazioni negative di parecchie conferenze episcopali.
Originale la soluzione proposta dai vescovi della Bretagna-Vandea: benediciamo separatamente i due componenti la coppia. 1+1 fa, comunque, 2, o no!? In alcuni casi, sono arrivate contestazioni al Papa di eresia. Magari cristiano, ma non più cattolico! Qualcuno ha scritto di “colossale inganno” da parte del Papa. Da parte loro, “i vaticanisti” hanno letto la vicenda attraverso il prisma della lotta di potere che è in corso da sempre nella Curia romana e che si è accentuata in vista della successione.
La discussione rende manifesti i tre anelli della catena socio-culturale che sono sottoposti ad una fortissima trazione nelle società occidentali e perciò anche nella dottrina della Chiesa: matrimonio, famiglia, sessualità.
Papa Francesco riafferma nella “Dichiarazione” la distinzione “tra ciò che è costitutivo del matrimonio, quale unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta a generare figli, e ciò che lo contraddice”. Ma le dinamiche socio-culturali vanno verso “ciò che lo contraddice”.
Basta aprire la banca-dati dell’ISTAT: in Italia ogni cinque minuti una coppia si separa. I matrimoni sono in calo, di più quelli religiosi rispetto a quelli solo civili. Sono in aumento le “convivenze” e le “unioni civili” di coppie formate dello stesso sesso. L’effetto complessivo: fratture esistenziali e traumi individuali di genitori e figli, relazioni fragili e passeggere, allentamento dei “legamenti” sociali, atomizzazione individualistica, calo demografico. La Chiesa porta tutto il peso e le conseguenze di questa transizione.
La famiglia cristiana come placenta dell’Occidente
La ragione è che il Cristianesimo e la Chiesa hanno contribuito in modo decisivo a costruire le società occidentali, basandole sul paradigma del matrimonio monogamico e indissolubile. La famiglia cristiana è stata la placenta delle società dell’Occidente e dell’ ”homo occidentalis”. Lo documenta, da ultimo, Joseph Henrich in un libro intitolato “Weird. La mentalità occidentale e il futuro del mondo” (NdR: Weird significa “strano”, ma è un acronimo di Western, Educated, Industrialized, Rich, Democrat), nel quale ricostruisce l’itinerario che ha portato la Chiesa a dissolvere le istituzioni basate sulla parentela intensiva delle tribù e dei clan romano-barbarici e a imporre lungo i secoli la graduale creazione di famiglie nucleari monogamiche. Henrich descrive la costruzione del cosiddetto PMF – il Programma per il Matrimonio e la Famiglia – della Chiesa, attuato mediante una serie di proibizioni, prescrizioni e preferenze relative al matrimonio e alla famiglia. Dal 511 al 627 d.C., ben tredici dei diciassette concili della Chiesa affrontarono il problema del matrimonio “incestuoso”. La Chiesa proibì i matrimoni tra parenti di sangue, il matrimonio poliginico, il matrimonio con non-cristiani, il levirato e il sororato. Creò la “parentela spirituale” – i padrini – richiese che il consenso della sposa e dello sposo fosse volontario, contro i matrimoni combinati, di cui erano vittime le donne. Insomma: la Chiesa ha costruito la famiglia occidentale.
Un cardine ideologico di questa costruzione è stato il concetto di Natura fisica e biologica creata da Dio, con le sue leggi immutabili, “naturali” appunto. La famiglia, basata sull’unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, quale condizione per generare figli, è l’unica “naturale”. Perciò solo l’etero-sessualità è la sola “naturale”, perché finalizzata alla procreazione. L’omo-sessualità è “contro natura”.
La pragmatica dell’amore evangelico, il neo-fariseismo, il settarismo
Ora, questa sapiente e millenaria costruzione socio-religiosa sta andando in rovina. La discussione sulle cause infuria all’interno del mondo cristiano. È alla morte di Dio che viene ricondotta la perdita del carattere normativo della Natura, in primo luogo sul terreno della sessualità. In un tempo in cui si stanno perdendo contemporaneamente Dio, la Natura, la Storia, anche il matrimonio/la famiglia/la sessualità normale hanno rotto gli ancoraggi.
Quali strategie di risposta? Quella della Dichiarazione, mentre ribadisce la dottrina tradizionale della Chiesa, invita a porsi dal punto di vista della Chiesa come “sacramento dell’amore infinito di Dio”: “… anche quando il rapporto con Dio è offuscato dal peccato, si può sempre chiedere una benedizione, tendendo la mano a lui, come fece Pietro nella tempesta quando gridò a Gesù: «Signore, salvami!» (Mt 14, 30). Pare qui ricomparire la distinzione di papa Giovanni XXIII tra l’errore e l’errante. Passando dal registro della Teologia dogmatica a quello della Teologia pastorale, Papa Francesco sembra assumere come centro dell’elaborazione e della decisione ecclesiale la condizione concreta delle ‘persone in situazione’: “… attraverso una semplice benedizione del pastore, che in questo gesto non pretende di sancire né di legittimare nulla, le persone possono sperimentare la vicinanza del Padre oltre ogni desiderio e ogni merito”.
Un’altra risposta è quella neo-farisea: fedeltà alle regole, ai precetti e alla tradizione millenaria, senza curarsi del fatto che l’intera società non vi si riconosca più. L’uomo è al servizio del Sabato. Così i Farisei. Gesù sostenne il contrario, a costo di una rottura rivoluzionaria dell’Ebraismo.
Una terza: la chiusura dentro “sette di testimonianza”, in attesa che la Storia e la società tornino sui propri passi. Minoranze, ma non creative.
Difficile prevedere se queste strategie potranno fare fronte al bradisismo verso il basso, che sta sommergendo le istituzioni storiche dentro le quali le società e le persone sono state generate e hanno concretamente prodotto la storia umana almeno qui nell’Occidente bianco. È certo che le strade oggi indicate dai fondamentalisti di “Natura sive Deus” sono già state sommerse. E pertanto è anche difficile prevedere se la Chiesa cattolica avrà un futuro. Ma se lo avrà, ciò dipenderà dalla sua disponibilità a camminare sulle gambe degli uomini e delle donne delle società di oggi. Quella dell’homo sapiens non è solo una specie animale, è anche una specie culturale. Accompagnarne il destino è sempre il compito dell’ora presente.
Matrimonio, famiglia, sessualità: la Chiesa in transizione