Mafia, il pericolo avanza anche in Toscana

 Firenze – La Toscana terra di mafia? No, ma la presenza di mafia, o meglio, di mafie, c’è, e a giudicare dal bilancio del suo operare (naturalmente approssimativo) tentato dalla Fondazione Caponnetto nel suo Rapporto 2010, che si aggira sui 12-14 miliardi di euro, le piovre non sono solo presenti, ma ingrassano sul territorio.

E se da un lato il Rapporto rassicura nel sottolineare che le caratteristiche della società toscana scoraggiano o sono tali da limitare l’ingresso sul territorio della mentalità mafiosa, tuttavia i dati della relazione sono inquietanti e mostrano un avanzato stato di infiltrazione in molte delle attività economiche regionali.
Le operazioni di Polizia, GdF, Carabinieri nel corso degli ultimi anni e in particolare fra il 2009-2010 hanno contribuito a rendere sempre più evidente che la tessitura mafiosa sta avvolgendo la Toscana in una lenta ma poderosa stretta che non deve essere sottovalutata.
Il volto odierno dell’assalto mafioso è complesso e si dirama in realtà molto varie: sia per quanto riguarda la provenienza dei gruppi criminali, sia per quanto attiene alle loro metodologie e “competenze”.
Sostanzialmente il punto di partenza è: per quali motivi la Toscana, nonostante un bagaglio culturale e civile sfavorevole all’attecchimento di mentalità mafiose, attira in modo massiccio le attenzioni delle mafie?
La risposta è semplice, a prima vista banale: la Toscana è un territorio ricco, con alcune peculiarità economiche che la rendono appetibile in quanto strutturalmente più sensibili al controllo e all’infiltrazione mafiosa: ci si riferisce al settore alberghiero turistico, una delle ricchezze principali del territorio, ma anche alla possibilità di riciclaggio e guadagno connessa al settore immobiliare, oltre ai tentativi di infiltrazione da parte di società inquinate nel campo degli appalti pubblici .
Non solo. Particolare attenzione sembra godere anche un settore per certi versi “nuovo” come quello della sofisticazione (e contraffazione) alimentare, che attiene al mercato dei prodotti tipici toscani verso l’estero. Ma non è tutto, in quanto il territorio dal punto di vista economico ha quelle caratteristiche di dinamicità, vivacità, presenza di piccola e media impresa, aziende artigiane che costituiscono un ottimo substrato per lo sviluppo e l’occultamento di attività mafiose.
Tornando alle presenze in Toscana, sembra emergere una sorta di “specializzazione” fra le varie appartenenze: la camorra sembra qualificare la propria attività soprattutto nell’ambito di estorsioni, usura e riciclaggio, la ‘ndrangheta privilegiare appalti pubblici, ristorazione, alberghi, centri commerciali, acquisizioni immobiliari, traffico di droga, cosa nostra mostrare una particolare predilezione per il mercato degli appalti pubblici, per un forte condizionamento dei comportamenti della  pubblica amministrazione, per una pressione significativa sui soggetti economici locali, in un’azione che s’allarga e sale progressivamente di livello e importanza.
Dal punto di vista sociale, particolare preoccupazione destano alcuni episodi che farebbero pensare a un progressivo cedimento delle “difese” di stampo culturale della Toscana: alcuni casi di connivenze, ma soprattutto la “colonizzazione” da parte di alcune organizzazioni criminali di parte del territorio, con l’installarsi di aziende, società, imprese direttamente legate alle organizzazioni criminali. Un esempio, la costa della Versilia, fortemente infiltrata da soggetti economici con forti legami camorristici. Un modus agendi che, come segnala la Fondazione Caponnetto, costituisce il primo passo verso il controllo vero e proprio del territorio. 
Accanto alle forme “autoctone” la Toscana sta assistendo al progressivo sbarco e impianto delle cosidette “mafie straniere”. Da quella russa, a quella albanese, slava, africana, fino alla preoccupante e potentissima rete tessuta dalla mafia cinese, interi settori come la prostituzione, il traffico di clandestini, il commercio e la distribuzione di droga, ma anche l’acquisizione sempre più stringente di immobili e attività economiche, sono oggetto di una gestione sempre più diretta da parte delle cosche.

 

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