Firenze – Piazza Santo Spirito, sotto il sole che picchia. Aspettando l’incontro con la stampa convocato dalla Sinistra d’opposizione con l’Associazione Progetto Firenze e la partecipazione dello storico dell’arte Tomaso Montanari, dopo le polemiche appena sorte e non ancora spente sulla disponibilità della piazza ad accogliere anche iniziative di protesta contro l’ordinanza “delle corde”, come viene chiamata in loco, dopo le le vibrate proteste del parroco della basilica, per il quale gli “sbarramenti” all’accesso della scalinata sono necessari per consentire quello di turisti e “popolo di Dio” (“E noi chi siamo?” si risente un cittadino in bicicletta), forse sono le parole di un residente “storico”, a fare la sintesi più efficace della situazione: “Abito in due stanze qui sopra, fa caldo. E non vogliono che mi venga a bere una birra a sedere sulle scale? E che devono bere al fresco, solo quelli con i soldi? Va ia va ia… “.
Santo Spirito, l’altra faccia. Quella che magari non apprezza schiamazzi e urla fino tarda sera, quella che magari farebbe a meno di bonghi e schitarrate e cori. Quella che dimostra dicendo “Riprendiamoci il nostro Quartiere”. Quella però che non vuole perdere il suo diritto di godere della piazza, che magari campa con una pensone minima e una casuccia che nonostante l’ubicazione, anzi, la “location”, prestigiosa non ha l’aria condizionata “e altre diavolerie” e non vuole o non può butttare “neanche un euro” a sedere ai tavolini. Quella che forse non va neanche in chiesa, ma si sente lo stesso “popolo di Dio”. Quella che quando i vigili intervengono per fare smettere qualcuno fra i protagonisti dell’incontro con la stampa che per ingannare l’attesa vorrebbero mettersi a saltare la corda portata per inscenare la protesta, li guardano di traverso, i vigili, e dicono: “Ma come, ‘un si pole neanche più giocare alla corda?”… Bravo chi lo sa. D’altro canto, quelle corde, fissate ai paletti (chiodi fiorentini) incastrati dentro dei blocchi quadrati inchiavardati alla pietra serena, qualche funzione devono pur averla. Magari quella di salvaguardare sagrato e basilica, contro le orde di coloro che non sono nè turisti nè “popolo di Dio”.
“La soluzione delle chiusure, specialmente se grottesche come questa, non è una soluzione e denuncia una mancanza , quella della politica – dice Tomaso Montanari, nell’incipit dell’incontro con la stampa – perché queste cose dovrebbero essere il pane quotidiano della politica, che in greco vuol dire arte di costruire la polis, cioè la città. Quando la città si chiude, è perché la politica da un pezzo non c’è più”.
O non c’è più o ce n’è troppa, nel senso che la chiusura della piazza sembra davvero far emergere una logica paradossale e in qualche modo contraddittoria sulla gestione, per l’appunto politica, della città: da un lato, la spinta a tornare al periodo pre-covid con il rafforzamento del “brand” Firenze per riattirare i turisti, dall’altro il continuo fiorire di ordinanze che tolgono spazio pubblico irregimentandolo in continui divieti. Un problema dapprima commisurato alla virulenza pandemica, ma che ora, sulla vigorosa spinta di alcuni fra i comitati cittadini, scoppia in particolare proprio in Santo Spirito, dove i comitati chiedono sempre più chiusure, sempre più limitazioni. Non bastano le corde, ci vogliono le cancellate. Magari i muri.
Le domande si intersecano. Qual è il problema? Ad esempio, molto sentito, quelle delle pisciate incontrollate, quelle che bagnano di puzzo e di orina le pareti della basilica. Sì, ma non esistono i bagni pubblici? No, non esistono, dicono gli intervenuti all’incontro, oltre a Montanari, Antonella Bundu e Dmitrij Palagi di Sinistra Progetto Comune, Massimo Lensi e Grazia Galli di Progetto Firenze, Francesco Torrigiani e Giorgio Ridolfi consiglieri di quartiere 1, la storica dell’arte Laura Lombardi. O meglio ci sono ma sono pochi e vengono chiusi in orario improbabile per poter essere davvero utili, alle 23. E purtroppo è cosiffatto l’essere umano: quando scappa scappa. Che ci sia toilette o no. “E’ un problema molto antico della città – chiosa Montanari – Firenze è una città non accogliente, è una città che accoglie soltanto il cliente consumatore, possibilmente danaroso. Non è una città fatta per una libera e spontanea aggregazione non di enti, ma di cittadini, anzi di umani. Gli umani pisciano, succede questo in natura, bisognerebbe considerarlo”.
Altro punto, il rumore e la maleducazione e peggio, quando magari un cittadino (come è successo) si affaccia e chiede silenzio, e viene accolto da insulti e tentativi di sfondamento del portone a calci (è successo anche questo), ma allora dove sono le forze dell’ordine che presidiano la piazza? “O si fanno vive solo quando qualcuno protesta per le chiusure? Li avvisiamo, perché non intervengono?” è la domanda di alcuni cittadini che si fermano incuriositi dal gruppetto, che si fa fotografare con la corda in mano tesa davanti alla scalinata in cui intanto alacri operai continuano a montare la cordonatura dorata. Interdizione del sagrato sempre valida, mentre sugli scalini dal lunedì al giovedì ci si siede, ma non si consuma. Dalle 16 alle 22, da venerdì a domenica è vietato sostare.
Alternative? Risponde il professor Montanari: “Cosa si potrebbe fare? Costruire uno spazio pubblico per i ragazzi e per la gente, che non sia uno spazio per i consumatori a pagamento. E’ meraviglioso che la piazza sia trasformata sostanzialmente in un mangificio, però le scale della chiesa non possano essere luoghi dove ci si siede per mangiare e per bere. C’è la vita dei residenti, io abito a due passi da qua, che va rispettata, ma quando ci sono dei problemi di conflitti fra interessi tutti validi, allora vuol dire che manca la politica, che non sa trovare soluzioni. Questo è il vero problema. questa non è una soluzione, intanto è un simbolo, peraltro osceno, di chiusura, ma per farlo rispettare ci vorrà la forza pubblica e quindi un programma di repressione, oltre all’aspetto comico pur cui è proibito suonare e stare sulle scale dalle 16 alle 22, mentre dalle 22 alle 16 si può fare qualunque cosa. E’ come al solito una mescolanza di stupidità e smarrimento di senso della città”.
Insomma dalla città dei diritti alla città dei divieti. Ma che sia la configurazione non episodica di un sistema generalizzato di gestione delle città? “E’ quello che abbiamo detto e continuiamo a dire da tempo”, liquida la questione Montanari.
Tornando al tema piazza e chiusura, polemiche sono state sollevate nei giorni scorsi anche nei riguardi della Soprintendenza, rea, è stato detto, di aver dato l’ok alle installazioni di “rispetto”. “La Soprintendenza ha constatato che sono installazioni removibili, non cancellate perenni – dice lo storico dell’arte – scaricare sulle Soprintendenze la responsabilità delle scelte politiche è grottesco, in un momento poi in cui le amministrazioni locali tutte, a partire dalla nostra, vorrebbero spianare le stesse Soprintendenze quando si oppongono alle cementificazioni vere, alle privatizzazioni e alle mercificazioni. Questa è una scelta politica, la Soprintendenza non c’entra nulla. Sono cose che si tolgono in un secondo. Alterano la percezione di Santo Spirito, ma chiedere alla Soprintendenza di risolvere il problema è veramente il colmo della vigliacchieria e dell’ignavia della politica”.
Infine, il tema della cittadinanza temporanea, smart worker, studenti, professionisti di vario stampo e genere, insomma tutti coloro che abitano la città pur non avendo il fine di restarvi come cittadini tout court. Uno dei grandi pilastri su cui viene rilanciata l’idea stessa di Firenze, il che implica un cambio di “destinazione d’uso” delle strutture e dello stesso ruolo della città. Diventeranno loro i nuovi soggetti sensibili per i servizi offerti, vale a dire per il mercato, è la domanda che viene posta a Montanari. Risposta: “Spero che anche gli amministratori saranno temporanei”.