Firenze – Scrivo dopo aver partecipato in Palazzo Vecchio, sede del Comune di Firenze, ad un evento-spettacolo, molto bello, dedicato a Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana condannata a svariati anni di carcere e a 148 frustate. Sono momenti in cui la città recupera la sua più profonda vocazione. Quella che Giorgio la Pira aveva saputo, in modo immaginifico, sottolineare.
Che sta nell’essere città della pace e dei diritti. Firenze appartiene al mondo e al mondo è cara. E’ quanto fu evidente in occasione della «grande alluvione» del 1966 quando, dai quattro angoli della Terra, ci si attivò per portare aiuto alla bellezza sfregiata ed alla popolazione dolente di un luogo-simbolo appartenente all’umanità intera.
Ma è tutta la Toscana ad essere «terra del mondo». Lo è anche, e innanzitutto, per i motivi che vengono richiamati dalla Festa della Toscana. Che ricorda l’Atto del 1786 con cui furono abolite tortura e pena di morte. Un fatto enorme. Ancora oggi, a terzo millennio abbondantemente avviato, si sta lottando per abolire tali pratiche nei troppi paesi in cui esse sono ancora diffuse.
Il riferimento alle proprie radici storiche è un dato fondamentale. Ma ugualmente importante è la riflessione sui processi storici che si sono andati sviluppando e su quelli che sono tuttora in corso. E’ con tale convincimento che è stata preparata questa piccola antologia. Che, riproponendo alcuni testi pubblicati su «Testimonianze», intende collegare gli spunti relativi a Firenze con il rimando ad altri luoghi-simbolo della Toscana, come il piccolo e suggestivo borgo di S. Fiora (v. l’intervento di Lodovico Grassi, che cogliamo l’occasione di ricordare), paese natale di Ernesto Balducci, al resoconto di esperienze maturate in alcuni ambiti della Regione (come la scuola «Penny Wirton» della Valdelsa) e all’esposizione del punto di vista di esponenti di diverse comunità culturali e religiose sui temi della convivenza, della pace, dei diritti.
Una comunità non si definisce, peraltro, con l’esclusivo riferimento ai suoi confini. E’ una terra, quella di cui parliamo, a cui guardano con senso di appartenenza i non pochi «Toscani del mondo» che se ne sono dovuti andare per cercare altrove lavoro e fortuna. E ci sono peraltro, nel territorio regionale, nuove identità e presenze. Che insieme alla rilevanza della tradizione civile sopra richiamata, contribuiscono a dare una connotazione viva e particolare al «Mosaico Toscana», in cui coesistono diverse presenze culturali e religiose, da quelle di più tradizionale insediamento (come la cattolica, l’ebraica e quella delle chiese evangeliche e protestante) a quelle strutturatesi in tempi più recenti (di ispirazione musulmana, buddista, indù…).
Balducci parlava della nuova «città evento», con una fisionomia fecondamente «plurale». E la Regione che si è guadagnata un posto nella storia per le riforme di Pietro Leopoldo può definirsi, oggi, come una sorta di «pluriverso». E’ all’interno di questo orizzonte che si pone la sfida per il futuro di una Toscana all’altezza della sua immagine di «terra del mondo».
L’intervento è l’introduzione alla piccola antologia di testi pubblicati su Testimonianze che verrà distribuito durante il Convegno “La Toscana, terra del mondo”, che si svolgerà martedì 12 febbraio alle 16,30 presso la Sala Mad, Piazza delle Murate, Firenze.