Firenze – Smart working, il decreto Proroghe approvato giovedì 29 aprile dal Consiglio dei ministri, introduce alcune novità, in primis la cancellazione del riferimento all’obbligo del 50% di lavoro agile per i dipendenti pubblici. Una novità che lo stesso ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta configura come un primo passo verso il ritorno alla normalità n piena sicurezza. La nuova norma ha il significato di dare a ciascuna amministrazione pubblica la possibilità di decidere sulla quota di dipendenti che potranno lavorare in smart working a seconda delle proprie necessità e esigenze di sicurezza.
Di fatto, secondo quanto sottolineato da una nota del Dipartimento della Funzione Pubblica, la flessibilità organizzativa richiesta in particolare dalla FP Cgil “è rafforzata dalla norma del decreto Proroghe, che elimina una soglia minima, ma lascia libere le amministrazioni di individuare quali attività possono essere svolte in lavoro agile e quanti dipendenti destinare ad esse. Questo avviene fino alla fine del 2021 o prima” in attesa della definizione del lavoro agile nei contratti collettivi. .
L’altra novità che riguarda la normativa introdotta dal decreto consiste nel taglio della quota di lavoro agile nei Pola, i piani organizzativi del lavoro agile che devono essere adottati dalle amministrazioni il 31 gennaio di ogni anno. Il taglio in questo caso è significativo, passando da una quota di almeno il 60% delle attività realizzabili da remoto secondo quanto stabilito dalla ex ministra Dadone, a una quota minima di lavoratori in modulo smart ridotta al 15%. La sciabolata ha messo in allarme i sindacati, che hanno appena iniziato il confronto con l’Aran per il rinnovo contrattuale con focus speciale sul lavoro, per i quali la decisione potrebbe già rappresentare un primo intralcio. Ma nella nota diffusa dal Ministero si ribadisce che non ci sarebbe “nessuna contraddizione tra l’intervento normativo sullo smart working approvato il 29 aprile e il contratto collettivo che dovrà regolare gli istituti normativi del lavoro agile”.
“La norma non limita, ma anzi esalta, stante il perdurare del contesto emergenziale che ancora affligge il Paese, la flessibilità organizzativa di ogni Pubblica amministrazione per quanto concerne l’utilizzo del lavoro agile, ancorandola non più a una percentuale, ma al rispetto di principi di efficienza, efficacia e customer satisfaction e liberandola dalla rigidità derivante dalla soglia del 50% prevista in precedenza” si legge nella nota del Ministero.
Per quanto riguarda il Piano organizzativo del lavoro agile (POLA) “il decreto prevede inoltre il mantenimento, a regime e dunque fuori dal contesto emergenziale, del Pola (Piano organizzativo del lavoro agile) riducendo dal 60% al 15% la misura minima di attività da svolgere in lavoro agile. Prevedendo che, in caso di mancata adozione del Pola, il lavoro agile sia svolto da almeno il 15% del personale che ne faccia richiesta. Infine consente implicitamente, alle amministrazioni che entro il 31 gennaio 2021 abbiano adottato il Pola con le percentuali previste a legislazione allora vigente, di modificare il piano alla luce della disciplina sopravvenuta”.