Firenze – C’è un motivo per cui la nostra lingua è strapiena, infarcita, imbottita di parole straniere. Si chiama “poco amore” e a segnalare la vera fonte dei nostri guai è il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, che nel corso del convegno odierno sull’uso degli anglicismi nella lingua italiana, ha detto che “l’italiano non è una lingua davvero amata dagli italiani”.
“Gli italiani, sia i giovani sia i vecchi e adulti, sono gli ultimi nelle classifiche sulla capacità di comprendere un testo, come si ricava dai dati Ocse del 2013″, ha aggiunto Marazzini. Insomma, non la si ama e non la si sa neanche usare. Del resto, dice ancora il professore, “le ragioni per le quali in Italia si è tanto propensi al forestierismo sono la frequente mancanza di una buona conoscenza della propria storia e della propria lingua, tale da restituire il senso di appartenenza alla cultura nazionale. Il cittadino italiano, fuor che per il cibo, e anche per questo oggi meno di un tempo, è non di rado una specie di apolide, anche se spesso svantaggiato e poco integrabile all’estero. Con queste basi e radici, i giovani sono facilmente pronti a staccarsi dalla realtà nazionale e a tagliare i ponti, quei pochi che restano”.
Ma c’è qualcosa di ancora più pericoloso, per Marazzini, vale a dire quello di chi “pratica una sorta di raffinato purismo e rifiuta sdegnosamente i termini stranieri, ma allo stesso tempo si schiera a favore di un uso totale dell’inglese in settori in cui di fatto avviene l’emarginazione dell’italiano”. Un uso dell’italiano che si tramuta in una sorta di “riserva indiana” della lingua, un atteggiamento, che sottolinea il presidente dell’Accademia della Crusca, non tutela affatto il nostro linguaggio, anzi, lo mette ancora di più in pericolo.