Iren: quelle bollette che gridano vendetta

Pensionati reggiani alle prese impossibili con le bollette Iren, telefonano piangendo alle redazioni. Nel silenzio-assenso di chi dovrebbe fare una campagna di sensibilizzazione

“…pronto…(poi un singulto)…redazione? Mi chiamo…(poi la frase rotta dal pianto)…prendo 700 euro di pensione al mese…(poi piange a dirotto)…oggi ho ricevuto una bolletta di oltre 900 euro…non so come fare…non so più come campare…”. Il virgolettato sopra riportato non è frutto di fantasia; ma cronaca pressoché quotidiana di telefonate ricevute dalle redazione da parte di pensionati reggiani alle prese con le fatture della multiutility. Una mazzata bimestrale che, diciamolo senza giri di parole, rischia davvero di stravolgere le abitudini, anche alimentari, di una crescente fetta di povera gente (e perlopiù ai margini della produttività) dell’ex isola felice di casa nostra.

Perché “anche alimentare”? Perché per esempio il signore di cui sopra (che ha un’identità, una residenza ed una bolletta ben precise) nei prossimi due mesi non si potrà permettere di mangiare le stesse cose dei due mesi antecedenti.  Dovrà comprare di meno, o magari passare dal “Conad” al “Lidl” o forse tirare la cinghia per rendere visibile una magrezza vieppiù inarrestabile. Se Iren infatti ti invia una fattura (che in certi casi rischia di sortire l’effetto del malocchio) che eccede di 1/3 quanto tu percepisci in un mese, deve necessariamente cambiare vita. In peggio.

Orbene, c’è stato un referendum sull’acqua che ha sostanzialmente e in soldoni bocciato le scelte aggregative e pre-privatizzanti fatte dagli enti locali a gestione Pd. Nonostante lo stesso centrosinistra, dimostrando un’ulteriore faccia di identità schizofrenica irrisolta, abbia fatto campagna abrogativa. Referendum i cui esiti, come spiega egregiamente Simone Russo in un’altra parte del nostro web-magazine, non sortiranno una calmierazione delle bollette. Anzi.

Dunque come se ne esce? Non se ne uscirà forse e il finale della storia sarà inversamente proporzionale al lieto fine nel mito del labirinto di Knosso. Trionferà il Minotauro. Ma almeno si possono fare, e da subito, alcune cose concrete che, attraverso la pressione dell’opinione pubblica, possano almeno far sentire il fiato sul collo ad una classe amministrativa e dirigenziale ormai non più rappresentativa se non dei loro benefit, poteri, privilegi.

Il pianto dignitoso dei nostri anziani stride coi paciosi e sorridenti volti dei manager Iren i cui stellari compensi, ricordiamolo che non fa mai male,  sono stati decretati dagli Ato, in sostanza le assemblee dei sindaci. Dalle nostre parti tutti, o quasi, Pd. Chi continua a blaterare dalla provincialissima Reggio sui massimi sistemi e si indigna (giustamente perché no) esclusivamente a causa del bunga-bunga o delle strampalerie di Sonia Masini getta fumo negli occhi della gente (non si sa quanto consciamente) sorvolando bellamente su problemi più reali perché locali. Addìta pagliuzze. Sorvola travi, con faccia di tolla.

Basta fare quattro passi tra e rapportarsi coi cittadini per rendersi conto che la misura è colma; e che gli zebedi sono ai massimi storici. E che basta il ruzzolare di un’altra sola sfera nella buca dove giacciono accatastati coglioni sempre più pieni a provocare il botto. Come nel film dei Monty Python “Il senso della vita”. Il ventre rigonfio del signor Creosoto, dopo averne ingurgitato di ogni, esplode per aver ingerito un’ultima mentina

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