Intelligenza artificiale: Open AI triplica le “Giornate dello sviluppo”

Dimostrazioni per la comunità degli inventori di software

È una sorta di appuntamento con il progresso: Dev Day è l’acronimo di Development Day, cioè la Giornata dello sviluppo. È il gran giorno dei programmatori, degli sviluppatori, degli inventori di software, dei creativi della tecnologia digitale. È un evento voluto da Open Ai che ha fatto il suo esordio nel 2023 ed è subito divenuto un momento attesissimo da tutto il mondo dell’innovazione, soprattutto per ciò che attiene all’Intelligenza Artificiale. C’era grande attenzione, visti i passi avanti in costante evoluzione nel settore, per la data del 2024. Anche perché pareva il momento ideale per il lancio in grande stile di Search GPT, il motore di ricerca innervato dall’Intelligenza Artificiale creato da Open AI, che pare in grado di rivoluzionare l’approccio degli utenti alla Rete e di conseguenza i rapporti di potere tra i colossi del web.

Ma Open AI ha annunciato una sorta di svolta che al contempo decentra il Dev Day e lo riposiziona in più date a scadenza ravvicinata: San Francisco il 1° ottobre, Londra il 30 ottobre e Singapore il 21 novembre. Sarà un caso ma nessun evento è in programma all’interno dei confini dell’Unione Europea, la prima istituzione a regolare, con l’AI Act, il travolgente avvento dell’Intelligenza Artificiale.

Nel blog aziendale, la scelta di diluire il Dev Day è stata spiegata così: “Quest’anno vogliamo avvicinare l’esperienza dell’OpenAI Dev Day alla nostra comunità globale di sviluppatori. Dopo il primo OpenAI Dev Day dello scorso anno, abbiamo avvertito due richieste importanti: volevate che il Dev Day si svolgesse nella vostra regione e volevate più tempo e spazio per imparare gli uni dagli altri. Di conseguenza, quest’anno siamo entusiasti di portare il DevDay a San Francisco, Londra e Singapore”.

La nuova formula è stata gradita. Quando Open Ai, a inizio agosto, ha aperto le iscrizioni al costo di 450 dollari cadauna, c’è stata una pioggia di adesioni. Il programma è lo stesso per tutte e tre le date del 2024: workshop per approfondire le proprie competenze ed esplorare nuove possibilità con la piattaforma OpenAI e gli strumenti API. Sessioni di approfondimento con discussioni sulle migliori pratiche relative alla personalizzazione dei modelli, alle valutazioni, alla guidabilità, alla scalabilità e a una serie di altri argomenti, condotte da esperti di IA e membri della comunità.

Particolarmente gradite dalla comunità dei creatori tecnologici, le dimostrazioni, con la possibilità di incontrare i team di prodotto e di ingegneria di OpenAI. Ma anche i momenti in cui i riflettori saranno puntati sugli sviluppatori per dare un’occhiata ai progetti più avanzati creati dai talenti della comunità di sviluppatori e dalle migliori startup. Un software che risultasse gradito a Open AI potrebbe cambiare radicalmente la vita dei creatori digitali.

Lo scorso anno il Dev Day fu l’occasione per lanciare alcune novità di Open AI, a cominciare da Chat GPT 4 Turbo. L’attesa per il 2024 era tutta indirizzata verso il lancio di Search GPT, la nuova potentissima modalità di ricerca di cui Open Ai ha descritto le potenzialità già a fine luglio: “Stiamo testando SearchGPT, un prototipo di nuove funzionalità di ricerca progettate per combinare la forza dei nostri modelli di intelligenza artificiale con le informazioni provenienti dal web per fornire risposte rapide e tempestive con fonti chiare e pertinenti. Lo stiamo lanciando a un piccolo gruppo di utenti e di editori per ottenere un feedback. Anche se questo prototipo è temporaneo, abbiamo intenzione di integrare il meglio di queste funzionalità direttamente in ChatGPT in futuro”.

Anche se non è stata ancora annunciata la presentazione in grande stile, quella di Open AI con Search GTP appare una strategia chiara, potenzialmente in grado di scalare le posizioni consolidate sul fronte dei motori di ricerca, ed esplicita anche nell’indicare l’azione in corso per delineare alleanze con editori e creatori dei contenuti, definite da Open Ai, “fonti pertinenti”: “Ci impegniamo – è stato scritto sul blog di OpenAI – a creare un ecosistema fiorente di editori e creatori. Ci auguriamo di aiutare gli utenti a scoprire i siti e le esperienze degli editori, offrendo al contempo una maggiore scelta nella ricerca. Per decenni, la ricerca è stata un modo fondamentale per gli editori e i creatori di raggiungere gli utenti. Ora stiamo usando l’intelligenza artificiale per migliorare questa esperienza, mettendo in evidenza contenuti di alta qualità in un’interfaccia conversazionale con molteplici opportunità di coinvolgimento per gli utenti”.

Il piano di Open AI ha già ottenuto autorevoli consensi. L’ultimo annuncio è la partnership con Condé Nast per visualizzare i contenuti di marchi importanti come Vogue, The New Yorker, Condé Nast Traveler, GQ, Architectural Digest, Vanity Fair, Wired, Bon Appétit. Tutti contenuti ad alto tasso di qualità per addestrare Chat GPT e la sua evoluzione come motore di ricerca. Altri accordi di prestigio sono già stati raggiunti. È il caso del colosso The Atlantic, la storica rivista americana fondata nel 1857, che ha raggiunto il livello dell’80% dei ricavi attraverso il web. The Atlantic Magazine Archive è una sorta di grotta del tesoro degli eventi e delle vicende politiche e culturali: quasi 2.000 numeri che rappresentano un’importante interfaccia del pensiero americano degli ultimi due secoli.

Nicholas Thompson Ceo di The Atlantic ha sposato in pieno il progetto di Open AI: “La ricerca con l’intelligenza artificiale diventerà un uno dei modi principali con cui le persone navigano in Internet, ed è fondamentale, in questi primi giorni, che la tecnologia sia costruita in modo da valorizzare, rispettare e proteggere il giornalismo e gli editori. Non vediamo l’ora di collaborare con OpenAI e di creare un nuovo modo per i lettori di scoprire The Atlantic”.

Opinione simile quella di Robert Thomson, amministratore delegato di News Corp, la società nata dal Gruppo Murdoch, che gestisce testate in tutto il mondo: “Sam Altman – ha detto Thomson – e il talentuoso team di OpenAI sono consapevoli del fatto che, per essere efficace, la ricerca basata sull’intelligenza artificiale deve basarsi su informazioni di altissima qualità e affidabilità fornite da fonti attendibili. Il rapporto tra tecnologia e contenuti deve essere simbiotico e la provenienza delle informazioni deve essere protetta”.

Secondo gli esperti questo accordo è stato raggiunto sulla base di 250 milioni di dollari. Open AI ha avviato trattative con editori in tutto il mondo. L’Intelligenza Artificiale potrebbe dare nuova linfa al mercato editoriale reso asfittico dalla crisi della stampa a livello globale.

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