Il rettore dell’università di Parma, Loris Borghi, si è dimesso. La decisione arriva a una settimana dall’inchiesta Pasimafi avviata dalla Procura di Parma che ha portato a 19 arresti e 75 indagati tra cui lo stesso rettore, coinvolto nell’indagine per abuso d’ufficio.
Nei giorni seguenti all’inchiesta, le pressioni nei suoi confronti, da parte della politica e dei rappresentanti degli studenti, erano costantemente aumentate perché lasciasse l’incarico.
“Voglio evitare che un attacco viscerale, scomposto e violento a me stesso danneggi l’istituzione che rappresento” scrive nella lettera inviata alle autorità e ai dipendenti in cui formalizza il passo indietro. “Io e l’Università in quanto istituzione non abbiamo avuto nulla a che fare con quanto emerso nell’inchiesta Pasimafi. Nella mia vita non ho mai rubato un euro, mi sono sempre comportato come un servitore dello Stato. Lascio da uomo semplice e libero come sono sempre stato, senza rancori né dietrologie“.
Venerdì, in un’altra missiva rivolta al personale, aveva detto di volere chiarire la propria posizione agli organi competenti dell’università. “Avrei potuto addurre motivazioni di salute – aggiunge Borghi – dato che è di dominio pubblico il mio recente infarto. Ma non lo farò perché ho sempre insegnato ai miei allievi la passione per l’università, la medicina, le professioni per l’uomo e per l’etica. Non lo farò perché nel tourbillon di infamia e violenza delle ultime settimane c’è bisogno di chiarezza e verità. La vera motivazione è che sono scese ombre su chi rappresenta l’università e l’università non può attendere se e quando le ombre si dilegueranno. Sottolineo – aggiunge – che non mi dimetto perché è accusato Loris Borghi ma presento le dimissioni perché è accusato il rettore dell’università di Parma. Spero che questo mio gesto lavi le maldicenze ed il fango che hanno colpito l’ateneo di Parma, dall’esterno e talora anche dall’interno. Atti gravi e imperdonabili di singoli individui non devono trovare la comunità impreparata a enuclearli, estinguerli, annientarli. Ovunque sono arrivato ho cercato di migliorare le cose e di aiutare, in trasparenza e legittimità, le persone meritevoli, nella ferma convinzione che le persone sono il cardine e la vera forza di successo di una struttura pubblica o privata che sia. Non sta a me giudicare il bilancio tra le cose buone fatte e gli errori“.
La procedura prevede che le dimissioni siano accettate dal Ministro del Miur, Valeria Fedeli. Una volta formalizzato questo passaggio, entrerà in carica il pro rettore vicario Giovanni Franceschini.