Firenze – Emergenza abitativa, la decisione è stata presa: i sindacati degli inquilini scriveranno una lettera al prefetto di Firenze Valerio Valenti chiedendo un incontro. Contenuto dell’incontro, la necessità di mettere al più presto in funzione la commissione per il disagio abitativo, con un protocollo operativo di cui ad oggi, nonostante le varie promesse, non c’è traccia. “La mancata definizione del protocollo operativo per far partire la commissione del disagio abitativo crea difficoltà nella gestione degli sfratti in questa città, in un momento in cui ancora stiamo fronteggiando l’emergenza dovuta alla pandemia – dice Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia – riteniamo il protocollo operativo ormai indispensabile per mettere in attività la commissione, più che mai necessaria per governare la situazione e dare risposte, nell’ambito del principio del passaggio delle famiglie casa a casa”.
Il timore, più volte espresso dai sindacati, è che la situazione diventi presto senza controllo. A corroborare la convinzione, i numeri, fra cui quelli nuovi nuovi delle famiglie fiorentine che hanno fatto domanda per accedere al bando Erp per l’assegnazione di case popolari, poco oltre le 3200. “Se si sommano queste domande a quelle per il contributo affitto e al numero indefinibile delle famiglie che invece non fanno più niente perché sfiduciate, la situazione diventa insostenibile”.
Un altro campanello d’allarme sono le richieste di appuntamenti che vengono rivolte al Sunia per il disagio abitativo. “Se si tiene conto che ci siamo dovuti organizzare con un giorno di sportello dedicato interamente a queste richieste – continua Grandi – si capisce con quale velocità galoppa l’emergenza”.
Una velocità di cui altri territori, a differenza della Città Metropolitana di Firenze, tengono conto, organizzandosi con i prefetti proprio riguardo a questo strumento, la commissione per il disagio abitativo che consente, fra le altre cose, di avere una fotografia complessiva del problema, dal momento che ne fanno parte Corte d’Appello, Tribunale, Comune, sindacati degli Inquilini. Una fotografia che a sua volta è necessaria anche er stabilire un principio di calendarizzazione e di operatività nella ricerca di soluzioni.
“Siamo solo all’inizio della slavina – conclude Grandi – dal momento che cominciano ad arrivare le comunicazioni intermedie, ovvero quelle che precedono l’intervento con forza pubblica. L’impressione è che sempre più velocemente si stia tornando al 2018, quando gli sfratti arrivarono anche ai 130 al mese”.
Del resto, i numeri, attendibili ma quasi sicuramente sottostimati in quanto si sta assistendo al fenomeno nuovo della carsizzazione, ovvero degli sfratti “sommersi”, quelli di famiglie che non essendosi mai trovate prima in difficoltà stentano persino a capire quali sono i canali di tutela (insieme a un gran numero di sfiduciati), sono di per se’ non un campanello, ma una campana d’allarme: in disagio abitativo, secondo dati congiunti Cgil-Sunia, sono oltre 150mila famiglie in Toscana, di cui 5mila rischiano di trovarsi le forze dell’ordine alle porte nelle prossime settimane. Solo a Firenze, nel prossimo semestre, si rischiano oltre 70 esecuzioni forzate al mese, 30 a Pisa così come a Lucca, 40 a Livorno, 20 a Prato, Pistoia e Arezzo, 15 a Siena, Massa-Carrara e Grosseto.
Se poi si va a vedere a che fasce economico-sociali appartengono le famiglie in difficoltà, ci troviamo di fronte a una fotografia molto frastagliata: si va dagli anziani, presenti in numero maggiore rispetto agli anni passati, ai lavoratori che hanno perso capacità di reddito sia prima che nel corso della pandemia, a famiglie extracomunitarie, a giovani oggetto di accordi di lavoro spesso irregolari, o sottopagati, o a termine o a chiamata. In molti sottoposti anche agli ormai tristemente famosi part time involontari.