Dietro le quinteBonaretti e la proposta indecente: mettere a dieta la giunta

Il dibattito sui gettoni dei consiglieri nasconde il vero nodo dei costi della macchina pubblica reggiana. Ecco le prove
Mauro Bonaretti

Simone Russo

Guai a chi tocca la Giunta Delrio e il suo cospicuo costo per i cittadini. Mancano i fondi e si piange miseria, si deve risparmiare su tutto, si inseriscono balzelli sconfitti dalla storia come l’imposta sui passi carrai, si pensa all’aumento dell’Irpef; ma quelle dieci poltrone sono e restano blindate. E’ tutta in questo punto la sostanza della polemica sui tagli ai costi dell’amministrazione scoppiata una settimana fa in consiglio comunale e trascinatasi a colpi di rivendicazioni corrette, populismo e risposte un po’ deludenti dell’amministrazione.

Un consiglio comunale infuocato, quello di lunedì scorso, che ha visto il Partito Democratico fare maggioranza a sé e bocciare tutte le proposte di diminuzione di spesa avanzate dal centrodestra e dagli alleati di centrosinistra: a volte a ragione per manifesta demagogia della proposta, altre volte meno.

Molto si è detto e scritto riguardo il possibile taglio del gettone dei consiglieri comunali e questa è stata la maggior fortuna per la maggioranza in Sala Tricolore. Si è scatenato un dibattito su quantità di denaro risparmiato miserevoli, totalmente insignificanti rispetto alla portata dei tagli che il Governo ha imposto alle amministrazioni locali per salvaguardare le sacche di privilegio ai vertici della macchina statale.

Ma questo non significa che in periferia non si sprechi, anzi: lo si fa e in modo significativo. A dirlo non è il solito oppositore integrato grafomane, figura diffusissima alle nostre latitudini, bensì il direttore generale del Comune Mauro Bonaretti. Un tecnico vicino a Delrio e al suo entourage di potere, ma al contempo capace di una critica lucidissima dei piccoli e grandi malfunzionamenti della macchina comunale. Intendiamoci: Bonaretti scrisse un saggio due anni fa parlando in termini generali di spreco e non riferendosi puntualmente al Comune di Reggio.

Ma il punto è che le sue riflessioni calzano perfettamente sulla conformazione della macchina pubblica reggiana. Il tutto a partire dal nodo dei nodi: il numero degli assessori. Giunte da dodici componenti sono troppo vaste, dice il supermanager: e quando lo scrisse, Delrio aveva 11 compagni di viaggio nella sua squadra.

Questo è un costo della politica vero, su cui poter agire in modo significativo per produrre risparmi immediati e concreti: a che servono due assessorati che si occupano di urbanistica? E il welfare separato dalla cura della città? E lo sport sdoppiato dalla cultura? Delrio domani mattina potrebbe presentarsi alla città con una squadra diminuita di almeno tre componenti e a Reggio non cambierebbe sostanzialmente nulla, tranne che un dettaglio: la comunità risparmierebbe 120mila euro all’anno. Qualcuno ha detto che con i tagli proposti dalle opposizioni, tra cui questo, non si riuscirebbe ad assumere nemmeno un assistente sociale: quel qualcuno dovrebbe vergognarsi.

Perchè allora, tornando a bomba, la maggioranza e Delrio si ostinano a non affrontare la possibilità di tagliare la Giunta? Il fatto è che a quel punto ci sarebbe da affrontare un tema attualmente intoccabile: quello delle alleanze, degli equilibri dei gruppetti di influenza interni, il tutto con un occhio al dopo Delrio. Una matassa che questo centrosinistra non è in grado, adesso, di riordinare: e infatti si guarda bene dal prenderla in mano.

Per questo motivo perdere tempo nel dibattito sui gettoni dei consiglieri comunali è del tutto demenziale e nasconde agli occhi dei cittadini il vero livello a cui si nascondono le magagne.

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