Prato – La situazione in Italia a causa del dilagare del Covid rischia di mettere nuovamente il Paese in seria difficoltà. Le Regioni indipendentemente dai Dpcm del Governo adottano misure drastiche come la chiusura delle scuole superiori e lezioni a distanza. Ma basterà per venirne fuori? Quali altri mezzi attivare per arginare il virus più contagioso e pericoloso della storia moderna?
Ne parliamo con il professore Paolo Antonio Ascierto direttore dell’Unità di Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale di Napoli. Grazie a lui e alla sua équipe l’intuizione di adottare per primi il farmaco Tucilizumab anti-artrite per salvare pazienti affetti dal Coronavirus non solo ha dato i risultati sperati ma il Tocilizumab è un serio candidato per il trattamento dei sintomi del COVID-19.
Sono stati infatti pubblicati dalla prestigiosa rivista scientifica JAMA, i risultati di uno studio condotto dai colleghi francesi degli Ospedali di Parigi secondo cui il farmaco per l’artrite reumatoide permetterebbe di ridurre del 50% il rischio che i pazienti siano ricoverati in rianimazione e del 33% le possibilità di essere intubati.
Professore Ascierto in attesa di nuovi e sempre più stringenti Dpcm da parte del Governo si assiste in Italia a una vera e propria serie di coprifuoco in diverse regioni. Le chiedo è questa la strada giusta da percorrere per contrastare il virus?
In questo momento la strada ideale sarebbe quella di chiudere tutto di nuovo come abbiamo fatto durante la prima ondata. Sarebbe l’unico modo che ha già dimostrato di poter funzionare anche se ci è costato un caro prezzo sul versante economico e della produttività. Purtroppo questo non ce lo possiamo permettere per le suddette ragioni economiche e sociali. Pertanto si applicano dei compromessi che non rappresentano la miglior soluzione ma semplicemente una procedura messa in atto per arginare, anche se di poco, l’evolversi della pandemia salvaguardando l’economia del Paese. Per questo noi cittadini dobbiamo essere i primi a dimostrare senso di responsabilità».
Oggi si registrano 10.874 nuovi casi a fronte di 144.737 tamponi effettuati. Le terapie intensive aumentano di 73 unità (ora 870), i ricoveri ordinari di 778 (ora 8.454) I decessi sfiorano quota 100. Curva in peggioramento in tutta Europa dal Belgio alla Repubblica Ceca e un record di contagi in Gran Bretagna. Questo significa che le misure adottate da marzo nei vari paesi dalla chiusura dei locali, delle scuole, smart working etc. non sono stati sufficienti?
Come ho detto in precedenza, con il lockdown eravamo riusciti a portare i livelli di contagio a numeri molto bassi con quasi azzeramento dei casi. D’altra parte la Cina, grazie alle dure regole di contenimento, è riuscita a non incappare in una nuova ondata dopo la prima crisi dell’inizio dell’anno e, al momento, hanno una situazione decisamente migliore di quella europea. A differenza dell’Italia gli altri paesi Europei non hanno mai chiuso veramente per cui il contagio non si è mai arrestato, come invece è accaduto da noi. Il problema, purtroppo, è sorto quest’estate poiché molti hanno pensato che il virus fosse scomparso e c’è stato un “rompete le righe”, grazie anche ad una errata informazione da parte di qualcuno, che ha permesso il ridiffondersi dell’infezione complice anche la stagione estiva con le annesse vacanze. Tutto ciò ha determinato la perdita di quell’enorme vantaggio che avevamo raggiunto all’inizio dell’estate, in cui la riduzione dei casi di Covid era stata una conseguenza delle importante restrizioni messe in atto con enormi sacrifici».
Secondo il premier Conte le prime dosi di vaccino potrebbero essere “disponibili all’inizio di dicembre”, ovvero si intravvede una luce in fondo al tunnel. Cosa mi sa dire in proposito?
Non posso prevedere quando verrà reso disponibile il vaccino poiché è importante che vengano prima attraversate tutte le fasi di studio per assicurarne oltre che l’efficacia, anche la sicurezza. In poche parole, ci sono tempi tecnici per la sperimentazione e la successiva produzione su larga scala che ne rende le tempistiche non brevi. Al momento ci sono 11 studi di vaccini nella fase ultima di sperimentazione e, se tutto va come speriamo, ci sono buone speranze che per l’inizio del nuovo anno sia disponibile.
Per la lotta al coronavirus è stato affidato al dipartimento di Melanoma e Immunoterapia dell’Istituto Pascale che lei dirige uno strumento in grado di analizzare in tempi velocissimi (un’ora e quaranta) sei tamponi, dopo la sperimentazione partita ad agosto. Quali sarebbero i vantaggi di questo test per la popolazione?
Al momento il suo uso è sperimentale e ci permetterà di ottimizzare le attività del nostro Dipartimento. Il vantaggio del test è duplice: quello di avere il risultato in tempi rapidi, circa 1 ora e 40, e la sua facilità di uso. E’ uno strumento molto piccolo che permette di analizzare un tampone, di quelli che vengono fatti routinariamente, in maniera semplicissima. Basta un solo addetto del personale sanitario per eseguire il tampone ed un tecnico di laboratorio, per processare velocemente il tampone stesso, e il risultato arriva automaticamente in 100 minuti al PC o telefonino del medico abilitato nel refertare il risultato. Inoltre, è possibile avviare in contemporanea l’analisi di 6 tamponi alla volta. Si potrebbe immaginare l’applicazione addirittura nelle scuole oppure nei luoghi di lavoro permettendo un tamponamento su larga scala in maniera semplice, aumentando i livelli di sicurezza, riducendo in tal modo le file fuori dai presidi dedicati all’esecuzione dei tamponi stessi e snellendo, quindi, le procedure d’attesa per l’esecuzione del test».
Sul farmaco Tocilizumab nel trattamento dei primi pazienti in Italia con Covid-19, ci sono ottimi risultati anche in altri ospedali d’Italia, da nord a sud, ed è attualmente utilizzato anche dallo Spallanzani di Roma. L’intuizione dell’uso di questo farmaco anti-artrite usato in via sperimentale per trattare i pazienti affetti da Covid-19, funziona e dà risultati importanti già dopo 24 o 48 ore di trattamento. È questa la strada da percorrere visto anche che l’idea di usare questo farmaco è nata dopo una consultazione con i medici cinesi che lo avevano usato su 21 pazienti affetti da Covid-19 ed in 20 avevano ottenuto benefici importanti dopo poche ore?
Credo, ormai supportato dai dati di studi clinici, che quella del Tocilizumab sia una alternativa terapeutica valida nella lotta contro il Covid-19. È importante tuttavia sottolineare che non è un farmaco miracoloso, ma che è fondamentale rispettare determinate tempistiche e valutare i parametri bio umorali del paziente prima di somministrarlo. Gli studi hanno dimostrato infatti che non tutti ne traggono vantaggio, ma che se somministrato in determinate condizioni può migliorare rapidamente l’evoluzione della malattia. È di ieri una pubblicazione su JAMA Internal Medicine che conferma quando da noi visto sul campo».
In Cina la situazione post Covid è in netto miglioramento,”Covid free” ed in alcune regioni le mascherine non sono più obbligatorie. Come se lo spiega?
«Come ho detto in precedenza, i cinesi abbiano avuto un maggior rispetto delle regole, anche quando la situazione era sotto controllo. Non hanno abbassato la guardia ed hanno continuato a rispettare tutte le norme di sicurezza per ridurre il rischio di contagio. Un po’ come noi prima dell’estate».
In foto l’équipe medica del Pascale con al centro Paolo A. Ascierto