Momo Sissoko ha portato una ventata d’ottimismo nella Fiorentina sotto shock per la sconfitta di Torino. “Credo che sia ancora possibile conquistare il posto in Champions” ha detto in conferenza stampa il nazionale del Mali che, evidentemente non aveva visto -per gli impegni della Coppa d’Africa- l’imbarazzante prestazione dei suo nuovi compagni di squadra contro la Juventus. Bisogna ammettere che i numeri non danno torto a Sissoko. Il terzo posto dista 5 punti a 14 giornate dalla fine del campionato. Un recupero sarebbe veramente possibile, anche se di una difficoltà estrema. La Lazio è a quota 44, come il Milan (che, però, ha una partita in più), l’Inter a 43, la Fiorentina a 39. Uno degli ultimi treni (se non l’ultimissimo) passa domani sera dal Franchi, dove è in programma il confronto diretto con l’Inter. Per la Fiorentina è indispensabile vincere, per conservare le speranze d’inserirsi ancora nella lotta per l’Europa che conta. Un minimo senso di realismo obbliga i viola a porsi questo interrogativo: è un’impresa possibile per una squadra che, dopo lo splendido girone d’andata, è calata clamorosamente, fino a farsi infliggere la pesante umiliazione (nel gioco ancor più che nel risultato) dagli eterni rivali della Juventus?
E’ chiaro come il sole che per centrare l’obiettivo la Fiorentina dovrà ritrovare di colpo contro l’Inter la vena dei primi mesi della stagione. Montella e i suoi collaboratori non riescono a rendersi conto dell’improvvisa crisi di rendimento. I test cui i giocatori si sottopongono giorno dopo giorno sono positivi, non è la condizione fisica che manchi. Siamo, dunque, di fronte a una crisi psicologica che potrebbe spiegare come alcuni giocatori perdano per qualche secondo la concentrazione e commettano errori inspiegabili che la Fiorentina paga con i risultati negativi. Noi confidavamo in qualche giorno di ritiro, ma evidentemente apparteniamo al calcio del passato.Questa medicina, un tempo considerata indispensabile da qualsiasi allenatore in difficoltà (anche i più bravi e più quotati), ora non esiste più. Dagli “staff” di quasi tutte le squadre sono scomparsi gli esperti di psicologia per far posto ai cosiddetti “motivatori” che, evidentemente, non sempre riescono ad assolvere i loro compiti. Bisogna fidarsi ciecamente dei giocatori e del loro comportamento in campo e fuori dal campo.
Ora la Fiorentina si trova di fronte ai 90 minuti decisivi del campionato e deve sperare in una straordinaria inversione di tendenza. Montella ha deciso di puntare ancora sulla vecchia guardia, lasciando ancora in panchina i giocatori arrivati nel calciomercato di novembre. Rispetto alla formazione sconfitta a Torino ci saranno sicuramente due cambi: Tomovic sostituirà dall’inizio il deludente Roncaglia in difesa; a centrocampo torna Aquilani al posto di Romulo, nullo (o quasi) a Torino. Qualche progresso ci sarà certamente. L’unico dubbio della formazione riguarda l’attacco in Toni, El Hamdaoui e Ljajic si contendono il ruolo di partner di Stevan Jovetic. Eccoci al problema più delicato per Vincenzo Montella. Da troppo tempo Jovetic non riesce a dare alla Fiorentina tutto quello che potrebbe dare. E’ lui il giocatore chiave della squadra, come dimostrano i risultati ottenuti sul campo, nel bene e nel male. La rinascita della Fiorentina non può che partire da lui e dai suoi gol, senza nulla togliere agli altri giocatori più importanti della squadra come Pizarro, Borja Valero, Gonzalo, Cuadrado. Una parte importante la reciteranno anche i tifosi che si sono poco a poco allontanati dal loro idolo, accusandolo di pensare più a sé stesso e al suo futuro che alla Fiorentina. Il confronto diretto con l’Inter è troppo importante e occorre vincerlo in tutte le maniere. Per una serata vanno dimenticate le polemiche (legittime o ingiuste che siano) e remare tutti dalla stessa parte per raggiungere quel risultato che potrebbe dare la svolta al campionato della Fiorentina.
Raffaello Paloscia