Starà anche per sparire l’Imu su prime e seconde case, ma far scomparire i “furbi” delle case fantasma sarà ben più difficile. A dirlo sono gli ultimi dati sulle case nascoste e sconosciute al registro del catasto e, quindi, al fisco. In Emilia-Romagna sono stati scoperti 70mila immobili di questo tipo, per un accertamento di rendite catastali da oltre 53 milioni.
L’indagine è stata realizzata di recente attraverso l’incrocio delle mappe catastali con le immagini aeree fornite dall’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), che ha consentito di avvistare i fabbricati presenti sul territorio ma assenti dalle banche dati catastali.
In seguito all’individuazione dell’immobile, il contribuente aveva la possibilità di regolarizzare la propria posizione; in caso contrario, il decreto legge 78/2010 ha previsto l’attribuzione d’ufficio di una rendita presunta. Per attribuire la rendita catastale e associarla al fabbricato l’Agenzia si è basata su precisi parametri, acquisiti anche con sopralluoghi esterni agli edifici non in regola.
Tutto questo lavoro ha portato a oltre 53 milioni le rendite catastali accertate in Emilia-Romagna: di queste, solo il 14% (pari a 6,5 milioni di euro) è rappresentato da rendite presunte, attribuite d’ufficio una volta scaduto il termine ultimo per la regolarizzazione spontanea. La grande maggioranza delle rendite catastali accertate invece, pari a quasi 47 milioni di euro (86% del totale), è stata ottenuta proprio grazie alla presentazione spontanea degli atti di aggiornamento al catasto da parte degli interessati, senza che si rendesse necessario alcun intervento ulteriore da parte dell’amministrazione.
A livello provinciale, la classifica delle rendite catastali emerse grazie all’operazione di controllo vede in testa Modena (9,1 milioni di euro), seguita da Bologna (8,6), Forlì-Cesena (7,7), Parma (7,1), Reggio Emilia (6,4), Piacenza (4,6) e Ravenna (3,8); chiudono Ferrara (3) e Rimini (2,8).