Firenze – Nel tardo medioevo una “Danza macabra” era la rappresentazione iconografica dell’uomo a braccetto con la morte: personaggi di ogni ceto e condizione, contadini, nobili e mercanti, ballano con gli scheletri, simboli della fine ineluttabile di una vita piena di “rumori e strepiti”, di passioni, dolori e speranze. Memento mori, ricordati che morirai e che pertanto dovrai seguire virtù e umiltà, se vorrai guadagnarti un posto nell’al di là dei buoni. All’inizio del Cinquecento Albrecht Duerer realizzò un’incisione, che è l’evoluzione in chiave più individualistica, secondo le nascenti sensibilità umanistiche, di questa tremenda realtà. Il Cavaliere procede sulla sua strada accompagnato come da ombre dalla Morte e dal Diavolo, consiglieri permanenti da cui deve guardarsi, ma che nello stesso tempo saranno i punti di riferimento per non smarrire la giusta via.
Una “Dance Macabre!” in chiave contemporanea è quella che ha proposto a Cango Jacopo Jenna , coreografo, performer e film-maker, creatore di spettacoli che mettono il corpo danzante in relazione con video ed effetti laser. Dalla tradizione iconografica Jenna estrae il concetto dell’altra dimensione, dell’ombra del nulla dalla quale non ci si può separare. Tuttavia, grazie ai materiali visivi, qui la tragicità della condizione umana viene gradualmente fatta annegare nelle figure, nelle linee coreografiche e nelle fantasie della cultura pop, sottolineata dalle grandi scritte proiettate sullo schermo: titoli di film, di canzoni etc. Anche i volti dei danzatori si trasformano in maschere di terrore e disperazione, ma con la forzatura grottesca di un film horror, uno strumento attraverso il quale l’umanità di oggi esorcizza lo spettro della morte.
L’ombra della morrte si perde nel moltiplicarsi delle immagini e delle emozioni che esse suscitano, accompagnate da elementi sonori tra l’agghiacciante e l’interstellare: qualcosa che si oggettiva nell’azione del performer e lo spettatore finisce per credere che tutto il potere che lo annienterà in realtà non esiste. E’ così che l’uomo occidentale danza oggi con la morte ed è questo il significato di quel punto esclamativo che Jenna ha aggiunto nel titolo della performance: state attenti, con tutte le barriere di fuoco che la psiche ha introdotto per rimuovere l’angoscia, si balla sempre sul ciglio del vulcano. Come quegli antenati che tenevano il loro scheletro per mano.
Il finale propone un’immagine dell’altra dimensione creata dagli effetti di raggi laser che delimitano spazi geometrici e catturano i quattro performer (Ramona Caia, Andrea Dionisi, Francesco Ferrari, Sara Sguotti), anime/ombre distaccate dai corpi, che continuano a danzare. Ma non si capisce se sono felici.
Terzo spettacolo della rassegna “La Democrazia del Corpo” creata e diretta da Virgilio Sieni, la performance si avvale della collaborazione dell’artista visivo Roberto Fassone, e per il suono di Alberto – Ricca Bienoise.