Firenze – Giorgio La Pira “molto anticonformista” con un rapporto difficile con la Chiesa e i compagni di partito, raggiungendo come sindaco “picchi di impopolarità impressionanti” al punto che, se capitasse a lui, dovrebbe dimettersi.
La presentazione della biografia in tre volumi “Giorgio La Pira: i capitoli di una vita” di Giovanni Spinoso e Claudio Turrini ha dato l’opportunità a Dario Nardella, suo successore, e a Patrizia Giusti, presidente della Fondazione che porta il suo nome, di lanciare messaggi importanti sull’attualità dei valori che La Pira rappresenta.
Per Nardella la parola chiave è proprio il coraggio di affrontare l’impopolarità per il bene dei cittadini più deboli, come nel momento in cui attuò un piano di espropriazioni a favore dei senza tetto. O per affermare il bene supremo della pace come quando nel 1958 invitò ai convegni mediterranei francesi e algerini in guerra fra loro, fatto che provocò un forte strascico polemico. Ci fu perfino una severa reprimenda da parte della Santa Sede quando fece venire a Firenze l’ambasciatore sovietico Bogomolov. “Sconsiderate iniziative ed equivoche espressioni del fin troppo noto Giorgio La Pira, ambiguo e disorientante contegno”, erano le espressioni della Segreteria Vaticana.
Bisogna dunque sapere andare contro corrente perché “Se tutti sono d’accordo, allora non stai immaginando niente di sconvolgente”, ha proseguito Nardella. La Pira era “questa figura capace di entrare in contrasto con le personalità più in vista del Paese”. Soprattutto quando si parla di pace bisogna invitare anche gli ospiti sgraditi. Se Firenze vuole avere un ruolo come produttrice di pace “deve essere aperta, senza alcun tipo di pregiudizio verso tutti coloro che la vedono diversamente”.
Senza citarle espressamente, il Sindaco si è riferito alle indiscrezioni sulla mancata visita del Papa in occasione del Forum dei sindaci e dei vescovi del Mediterraneo nel febbraio scorso. Il Pontefice non sarebbe venuto a causa della presenza dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti e di altri “implicati nell’industria delle armi”.
Qualunque sia la vera ragione della defezione di Francesco, la missione di Firenze indicata da La Pira è quella di dialogare con tutti, perché questa è l’unica strada per trovare una via al compromesso e alla pace. E in quest’ottica – ha concluso – non si capisce nemmeno perché Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea non voglia incontrare i sindaci, che oggi non sono solo amministratori, ma leader politici che hanno molto da dire e da dare per la soluzione dei conflitti internazionali.
Se Nardella ha puntato sul messaggio lapiriano del “dialogo aperto a tutti”, Patrizia Giusti ha usato una parola ormai desueta nel linguaggio della politica: servizio. Questo è il “paradigma sul quale La Pira costruisce la sua azione, l’istituzione è al servizio”: impegnarsi in una logica di servizio è il corollario del suo “umanesimo costituzionale, basato sul valore e sulla dignità dell’uomo”.
Il professore siciliano sapeva che il sui compito primario era quello di attuare “in una logica di assoluta dedizione” la Carta costituzionale nella vita della città, partendo dagli articoli che aveva contribuito a redigere da Padre costituente: rendere concreti i valori costituzionali della solidarietà e della uguaglianza. Un messaggio unico e coraggioso che non ammetteva deroghe.
Foto: Patrizia Giusti