Analisi Irpet, continua la crescita, ma è troppo lenta

Fra i punti di fragilità, invecchiamento demografico e lentezza della crescita

Firenze – La ripresa è stabile, continua il trend positivo della Toscana, e secondo l’Irpet, continuerà fino al 2026 almeno. Notizia non da poco, se si considera tutto ciò che si agita nel mondo e che direttamente o indirettamente influenza l’economia toscana, l’instabilità politica, le guerre, le restrizioni monetarie, e via di questo passo. In questo senso , la Toscana saluta un trend positivo, che riguarda anche il lavoro, almeno per quanto riguarda i dati resi noti dall’Irpet, il persistere di un export tutto d’oro ma che potrebbe essere anche una magnifica trappola per il nostro sistema produttivo.

Il lato oscuro della luna? Lo dice il direttore Nicola Sciclone: la ripresa è stabile, ma a velocità diverse e lenta, rispetto allo sforzo fiscale messo in campo, e in quella lentezza c’è il sintomo di una qualche debolezza strutturale, ovvero di qualche fragilità irrisolta. Ad esempio, “siamo capaci di intercettare la domanda, ma abbiamo perso la capacità di mantenere il valore aggiunto che questa domanda richiede”, dice Sciclone, aggiungendo l’export troppo invasivo che crea dipendenza del sistema economico con i rischi evidenti, ma anche un problema che verrà prima o poi a galla, vale a dire l’invecchiamento della popolazione, che comporta perdita di giovani con i fenomeni della minore propensione agli investimenti e minore entusiasmo verso gli sviluppi tecnologici. Non solo: un altro grande tema foriero di crisi è quello della competitività del nostro sistema socio-economico, in relazione fra il tema della produttività e dei salari, che mette in evidenza la tragedia economica, produttiva e sociale del lavoro povero.

Andando nel merito e sulle cifre, alla resilienza del sistema toscano nel 2023, che ha visto la crescita del Pil a +0,7 punti percentuali, nel corso del 2024, la crescita è prevista in leggera accelerazione: +0,8%. Tre decimali di punto (0,3%), si legge nella sintesi del Rapporto, proverranno dalla domanda estera netta, due decimali di punto (0,2%) ciascuno, dai consumi interni e dagli investimenti, un decimale di punto (0,1%) sarà infine attivato dalla spesa pubblica”. Il motore della domanda estera è la ripresa del commercio mondiale, mentre è l’aumento dell’occupazione a sostenere i consumi interni. Ancora piangono gli investimenti, ancorati a un generale quadro di incertezza e nonostante il PNRR.

Le previsioni comunque non sono delle peggiori: secondo Irpet, il pil regionale continuerà a crescere anche nel 2025 e salirà all’1,2% nel 2026. Crescita stabile, ma lenta.

L’analisi per settori.

Turismo e manifattura
Ovvero, l’esempio evidente delle diverse velocità della crescita. Buoni risultati per il turismo, sfavorevoli per la manifattura. non trovano un riscontro altrettanto favorevole nella manifattura.
Nonostante lo stallo della componente turistica interna (-0,3% le presenze 2023 sul 2022), nel settore turistico è l’incremento delle presenze straniere a far rilievitare la torta : +17,6%), che ha sostenuto l’aumento complessivo dei pernottamenti (+8,8%. Nel complesso il turismo, in termini di presenze, vale quanto valeva nel 2019, con una composizione più sbilanciata sulla componente straniera.

E’ l’attività industriale che invece si contrae. Nel corso del 2023 il calo è stato di 3,3 punti
percentuali su base tendenziale (-2,1 punti percentuali in Italia). Inoltre, Il deterioramento della produzione industriale nel primo trimestre del 2024 sembra essere in Toscana
(-4,9%) più negativo che in Italia (-3,5%), a causa della nostra sovraesposizione nelle produzioni del comparto moda, comparto notoriamente in crisi da mesi. Una crisi che tocca settori vitali dell’economia toscana, pelletteria, cuoio e calzature.

Le esportazioni

Il tema dell’export è quello più in salute dell’economia toscana, ma con un dato evidente, ovvero la concentrazione su poche specializzazioni. Il calo di produzione industriale va di pari passo col dato positivo delle vendite all’estero: la variazione tendenziale sugli ultimi 12 mesi segna +3,3 punti percentuali, a fronte di un calo dell’1,4% su base nazionale.
Nel primo trimestre di quest’anno le esportazioni regionali registrano, rispetto al medesimo periodo dello scorso anno, un aumento di 6,3 punti percentuali, mentre scendono di 1,9 punti percentuali in Italia.
Non è finita: il dato toscano, sia su base annua sia misurato sull’ultimo trimestre disponibile, è superiore a quello di quasi tutte le regioni a maggiore vocazione all’export. Ad esempio, con riferimento alla variazione del primo trimestre in corso d’anno, osserviamo: Emilia Romagna (-3,1%), Veneto (-4,8%), Lombardia (-3,3%), Piemonte (-1,9%).

Ma non è tutt’oro quel che luccica. A un’analisi minuziosa, si vede che il successo toscano è frutto di poche specializzazioni, gioielleria, +112,9% e +35,8%;farmaceutica +41,3% e +38,6%; macchinari +28,5% e +14,7%; industria agroalimentare +25,2% e +9,4%. Negative invece le dinamiche degli altri settori, in particolare l’industria della pelle (-21,0% e -13,9%), delle calzature (-19,7% e -22,6%), dei filati e tessuti (-11,9% e -11,8%). Complessivamente, anche se in modo meno accentuato, la flessione delle vendite all’estero pervade tutti gli altri comparti produttivi.

Il mercato del lavoro

Lavoro? In crescita. Ecco ciò che emerge dai dati dell’Irpet, anche se la manifattura negli ultimi mesi mostra la corda anche su questo profilo.
I numeri: nonostante la popolazione in età lavorativa “sia calata di circa 14mila unità nel corso dell’ultimo anno, è proseguita la graduale crescita del tasso di partecipazione: nel 2023 è pari al 73,3%, con le forze di lavoro che hanno complessivamente superato il valore pre-pandemico. Il tasso di attività era nel 2019 infatti pari al 71,8%”.
L’occupazione è aumentata sia fra i più giovani sia fra i meno giovani. Il tasso di disoccupazione ha invece continuato a manifestare un andamento al ribasso, tanto da attestarsi su un valore (5,4%) che, dice Irpet, è quello minimo osservato negli ultimi 15 anni.

Una tendenza espansiva che dovrebbe mantenersi nel 2024 , con i quattordici i trimestri (IV 2020 – I 2024) consecutivi in cui il numero degli addetti alle dipendenze manifesta un andamento crescente, coerentemente con la dinamica del ciclo economico.
In Toscana, nel corso del 2023, l’occupazione dipendente, impiegata nelle imprese, vede un aumento di circa 4 punti percentuali (+38mila unità) rispetto al 2022, e sopravanza di circa 10 punti percentuali (+119mila unità) il livello raggiunto nel 2019. Il rallentamento tuttavia filtra e il più vistoso è nella manifattura . Gli ammortizzatori sociali coinvolgono 2,5 lavoratori ogni 100, ma nel comparto moda sono 6 su 100 e 10 ogni 100 nello specifico della pelletteria, cuoio e calzature,

Crescita sì, ma col tallone d’Achille

Tiirando le fila, sembra, dall’analisi della congiuntura, potere ricavare una situazione di sostanziale resilienza del sistema toscano, non spezzata neppure dai numerosi eventi che si sono verificati in modo talora tragico: guerre, rincari, ricorda Irpet, flessione della domanda globale, aumento del costo del denaro . Ciò non mette la nostra Regione al sicuro, considerando che ci sono dei fattori di vulnerabilità del nostro sistema economico ad ora non sufficientemente affrontati.
Alcuni, sono già emersi nel corso dell’analisi, in primis, come dice l’Irpet, “La dipendenza esterna del sistema produttivo toscano; la elevata esposizione della Toscana sui mercati esteri ; lo sbilanciamento demnografico in atto, che sposta la presenza dei lavoratori verso le fasce più anziane della popolazione, mentre vengono a mancare le giovani leve (fenomeno tenuto sotto controllo per ora anche dall’immigrazione, ma che rischia di diventare non più gestibile); la distorsione del rapporto salari, occupazione, produttività; in fine, come avverte l’analisi dell’Irpet, “la crescita stabile ma lenta, rischia di compromettere nel lungo termine la sostenibilità finanziaria del nostro welfare, di cui uno dei principali comparti è la sanità”.

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